In Irlanda lo Sinn Fein è in testa nel voto popolare al termine del conteggio delle prime preferenze delle elezioni di sabato.
Il partito della sinistra nazionalista di Mary Lou McDonald, paladino della riunificazione con l'Ulster in tempi di Brexit, ma soprattutto d'un programma economico e sociale radicale, sale al 24,5% (e prova a riaprire i giochi sul governo), davanti a entrambi i partiti moderati storicamente dominanti: il Fianna Fail di Micheal Martin (liberali) al 22,2% e il Fine Gael del premier Leo Varadkar (Ppe) al 20,9. L'affluenza è stata del 62,9%.
Lo Sinn Fein ha fatto ancora meglio rispetto agli exit poll che lo davano alla pari con i due rivali maggiori. Lo scrutinio non è tuttavia finito, visto che il sistema proporzionale irlandese prevede anche il calcolo delle preferenze successive e all'appello manca circa metà dei 160 seggi in palio.
Fra quelli assegnati, lo Sinn Fein ne ha per ora 30, con Fianna Fail a 17, Fine Gael a 14, 10 indipendenti, 5 Verdi e 6 suddivisi fra tre forze minori di centro-sinistra.
Le preferenze successive sono destinate a penalizzare il partito di McDonald a vantaggio di quelli di Martin e Varadkar.
Ma la leader dello Sinn Fein, dopo aver definito «rivoluzionario» l'esito del voto, ha fatto sapere di voler cercare di rompere l'ostracismo contro la sua formazione: si è candidata alla guida di un esecutivo di minoranza con tutta la sinistra in caso di stallo, senza tuttavia escludere neppure come subordinata un ipotetico accordo col Fianna Fail.
In campagna elettorale sia Varadkar sia Martin hanno scartato qualunque idea di dialogo con lo Sinn Fein: posizione che dopo la storica avanzata nelle urne dell'ex braccio politico dell'IRA il premier uscente ha confermato ancora ieri; ma rispetto alla quale il leader del Fianna Fail ha invece fatto balenare un possibile ripensamento laddove non gli riuscisse di formare una grande coalizione di centro-destra con il Fine Gael guidata da lui stesso.
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