Medio Oriente Israele rinvia l'invasione, Hamas libera altri ostaggi

SDA

23.10.2023 - 22:01

Israele sembra intenzionato a rinviare di qualche giorno la più volte annunciata invasione di terra della Striscia, anche se l'esercito è ormai pronto ad entrare in azione. Mentre l'ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, ha annunciato in serata la liberazione di altri due ostaggi, due donne, grazie alla mediazione del Qatar e dell'Egitto.

Alcuni soldati israeliani al confine con Gaza il 15 ottobre.
Alcuni soldati israeliani al confine con Gaza il 15 ottobre.
KEYSTONE/EPA/ABIR SULTAN

Keystone-SDA

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Israele sembra intenzionato a rinviare di qualche giorno la più volte annunciata invasione di terra della Striscia di Gaza.
  • L'ala militare di Hamas ha annunciato la liberazione di altri due ostaggi. Presto ne potrebbero essere rilasciati molti di più.
  • Lo slittamento dell'operazione di terra appare dunque legato anche alla necessità di favorire l'uscita degli ostaggi stranieri da Gaza.
  • Come causa primaria del rinvio dell'invasione, la radio militare ha citato la necessità di attendere l'arrivo di rinforzi Usa nella regione.

Potrebbero presto essere molti di più a ritrovare la libertà: secondo varie fonti, sarebbe infatti imminente il rilascio da parte dei miliziani di almeno 50 prigionieri con doppia cittadinanza, che verrebbero liberati sul versante egiziano di Rafah per essere riconsegnati alle rispettive ambasciate.

Lo slittamento dell'operazione di terra – riportata anche dalla radio militare israeliana – appare dunque legato anche alla necessità di favorire l'uscita degli ostaggi stranieri da Gaza (su richiesta Usa e mediazione di Qatar ed Egitto), così come di consentire l'ingresso degli aiuti umanitari – lunedì è entrato un terzo convoglio – desinati alla popolazione della Striscia.

Tutto questo nonostante continui dall'enclave palestinese il lancio di razzi insieme a quello degli Hezbollah nel nord di Israele e, in parallelo, si registri un deciso aumento dei raid dell'aviazione ebraica.

L'Iran minaccia un attacco diretto a Israele

Anche l'Iran non accenna a far scendere la tensione: dopo le intimidazioni di domenica, lunedì il comandante in seconda dei Pasdaran Ali Fadavi ha minacciato un attacco diretto di Teheran contro Israele, indicando come obiettivo la città di Haifa.

Mentre gli Usa hanno a loro volta accusato il regime degli ayatollah di «facilitare» gli attacchi contro le basi americane in Medio Oriente da parte delle varie milizie sciite.

Rinforzi in arrivo dagli USA?

Come causa primaria del rinvio dell'invasione, la radio militare ha citato la necessità di attendere l'arrivo di rinforzi Usa nella regione. Gli Stati Uniti in sostanza avrebbero comunicato ad Israele l'intenzione di schierare altre forze a seguito delle minacce iraniane di agire «su vari fronti».

L'amministrazione Biden – contraria ad un cessate il fuoco adesso perché «beneficerebbe solo Hamas» – ha intanto inviato in Israele un generale dei Marine e altri ufficiali in veste di consiglieri per le prossime operazioni, anche sulla base dell'esperienza maturata nella battaglia contro l'Isis a Mosul.

L'esercito israeliano si prepara all'invasione

L'esercito israeliano comunque continua a prepararsi: i soldati, sia quelli in servizio sia quelli richiamati, stanno conducendo una «serie di esercizi in modo da aumentare le capacità per l'operazione di terra a Gaza», ha spiegato il portavoce militare, aggiungendo che si stanno addestrando «squadre di combattimento che uniscono forze di fanteria, corpi corazzati e altre unità» da impiegare «in una serie di diversi scenari».

I militari sono convinti che per raggiungere gli obiettivi della guerra contro Hamas occorra iniziare l'offensiva di terra «il prima possibile». Dopo 16 giorni di attacchi devastanti dall'aria, l'esercito ha informato il governo di essere pienamente pronto all'offensiva di terra, convinto di poter raggiungere gli obiettivi stabiliti anche a costo di pesanti perdite e nonostante i ripetuti attacchi degli Hezbollah al nord.

Per smentire frizioni tra governo e esercito rispetto ai tempi dell'invasione, il premier Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di Stato maggiore Herzi Halevi sono intervenuti lunedì in serata con una dichiarazione congiunta in cui hanno sottolineato di essere «in stretta e piena collaborazione», chiedendo ai media «di evitare notizie false».

Ma le voci su dissidi interni anche al governo sono stati alimentate da indiscrezioni secondo cui «almeno tre ministri» starebbero considerando la possibilità di rassegnare le dimissioni per obbligare il premier ad assumersi le proprie responsabilità per l'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Stabile la situazione sul campo

Sul campo la situazione non è cambiata di molto: Israele continua a martellare la Striscia prendendo di mira le basi e i comandanti di Hamas e della Jihad islamica con 436 morti – secondo la Sanità locale – nelle ultime 24 ore.

Le vittime nella Striscia – ma anche in Cisgiordania in scontri con l'esercito – hanno superato la soglia di 5000, di cui 2055 minori. In Israele gli ostaggi identificati sono oramai 222.