Matteo Salvini conquista San Giovanni, sancisce la sua leadership ormai indiscussa della coalizione e lancia la sfida al governo, sicuro di tornare presto a Palazzo Chigi, ma stavolta dalla «porta principale».
Alla fine anche Berlusconi confessa ai suoi di essere soddisfatto: «La maggioranza del paese ci vuole uniti e noi oggi lo eravamo. Era giusto essere qui oggi. Ho fatto bene a venire». Temeva i fischi e invece incassa applausi.
Una manifestazione dai grandi numeri e composta, secondo gli organizzatori in 200mila persone provenienti da tutta Italia, con la parola d'ordine «Orgoglio italiano». E alla fine l'obiettivo è raggiunto: rilanciare la coalizione a trazione leghista, in un altro giorno segnato dal caos interno all'esecutivo.
Sul palco parlano per primi due sindacalisti della Polizia Penitenziaria, poi i governatori del centrodestra. Luca Zaia, il «doge», come viene presentato, auspica che la Polizia abbandoni «il galateo e riprenda i manganelli». Marco Marsilio, governatore abruzzese, ricorda che con l'elezione diretta «Mattarella non sarebbe mai stato eletto». Quindi i tre leader, nell'ordine Berlusconi, Meloni e infine il «Capitano». Ed è proprio lui, come un cortese 'padrone di casa' a introdurre prima il Cavaliere – «un mio amico che inventò il centrodestra» – poi Giorgia Meloni, «una vera combattente per la libertà».
«Siamo qui – attacca l'ex premier – per dire no al governo delle tasse, delle manette, della burocrazia e del giustizialismo. Per vincere siamo tutti indispensabili, voi della Lega, di FdI e noi di Forza Italia». Un modo per porre l'accento sul carattere collegiale della coalizione.
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