ItaliaItalia: lavoro e vaccini al cuore del programma di Draghi
SDA
9.2.2021 - 10:23
L'unità nazionale di Mario Draghi prenderà forma nel secondo giro di consultazioni. Il premier incaricato definirà perimetro e linee programmatiche della sua maggioranza.
Solo dopo, non in una trattativa con i partiti ma facendosi carico di fare sintesi tra i desiderata di ciascuno, comporrà la sua squadra di ministri, da portare al Quirinale per proporla al capo dello Stato.
In un mix che dovrebbe essere tecnico-politico, per dare «gambe» forti nei partiti e in Parlamento al governo. Con una significativa presenza di donne e il possibile ingresso a Palazzo Chigi di sottosegretari alla presidenza politici.
Ma senza i leader di partito, perché far sedere in Consiglio dei ministri Matteo Salvini (Lega) con Nicola Zingaretti (Partito democratico, Pd) o Roberto Speranza (Articolo Uno) sarebbe arduo.
Draghi continua a lavorare nel più assoluto riserbo, trascorre la domenica nella campagna umbra di Città della Pieve, impegnato in diversi colloqui telefonici. Il premier incaricato sarebbe tornato a sentire anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal quale dovrebbe tornare a sciogliere la riserva entro la settimana (c'è chi ipotizza tra mercoledì e giovedì).
Agli atti resta il breve discorso tenuto mercoledì da Draghi al Quirinale e che reca impresse le grandi priorità per portare il paese fuori da quella che ha definito una crisi economica, sanitaria, sociale ma anche culturale ed educativa.
L'emergenza sanitaria sarà la priorità
In cima all'agenda l'ex presidente della Banca centrale europea (Bce) porrà la gestione dell'emergenza sanitaria e un'accelerazione del piano vaccinale, unica via per poter costruire il rilancio. Subito il governo dovrà affrontare il nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) anti-contagio e varare il decreto con i ristori per i quali il Parlamento aveva approvato uno scostamento di bilancio da 32 miliardi.
Poi il grande progetto cui mettere mano è il Recovery Plan e i partiti si aspettano di capire meglio, nel secondo giro di consultazioni, se il nuovo premier intende riscriverlo o ripartire dalla bozza del governo Conte, nel segno di maggiori investimenti e meno bonus.
Tra i primi dossier spinosi che Draghi avrà sul tavolo c'è poi la fine del blocco dei licenziamenti, prevista a fine marzo. Ne dovrebbe discutere – secondo fonti parlamentari – in un tavolo di concertazione con aziende e sindacati con i quali, come detto al Quirinale, intende interloquire. Ma non è escluso che prima di sciogliere la riserva senta i segretari confederali e i vertici delle associazioni datoriali per un primo, più generale, confronto.
Tasse e lavoro, ma non solo
Lavoro e tasse sono i temi su cui è più alta l'attenzione dei partiti, anche considerato che in una maggioranza da Liberi e Uguali (LeU) alla Lega le distanze sarebbero su alcuni punti notevoli: dalla flat tax alla progressività fiscale, da quota 100 leghista allo stop ai condoni fiscali dei democratici.
Altro tema spinoso, con una maggioranza così vasta, è quello della gestione di sicurezza e immigrazione. Ma dopo il primo giro di consultazioni la convinzione è che il premier incaricato si concentri su altre priorità per iniziare, come la scuola.
Quanto alle riforme, Draghi potrebbe puntare sulla pubblica amministrazione, mentre quelle istituzionali come la legge elettorale dovrebbero essere lasciate al confronto parlamentare.
Con Berlusconi ma senza Salvini?
Fin qui il programma. La spinta di Pd, Movimento 5 stelle (M5s) e LeU resta quello per una maggioranza omogenea e quindi – è il ragionamento – più forte, con l'europeista Silvio Berlusconi ma senza l'euroscettico Matteo Salvini.
Non sembra però questa la strada imboccata da Draghi. Anzi, alcune fonti accreditano già un possibile ingresso nel governo del vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti. E l'ipotesi che si affaccia è che torni a Palazzo Chigi da sottosegretario alla presidenza, magari insieme a due sottosegretari per Pd e M5s (circolano i nomi di Andrea Orlando e Stefano Patuanelli), che facciano da camera di compensazione politica per il governo.
I più escludono che Draghi faccia della lista dei ministri un oggetto di contrattazione con i partiti. Come sempre, i nomi da lui proposti saranno vagliati dal presidente della Repubblica, ma sarà il governo di Draghi.
Certo, se anche il secondo giro di consultazioni confermasse che per il M5s e per la Lega avere ministri politici è una condizione, difficile che il premier si sottragga. Di qui le ipotesi di Luigi Di Maio (M5s), magari ancora agli esteri, di Giuseppe Conte, nonostante le smentite, di Giorgetti ma anche di Antonio Tajani (Forza Italia) agli affari europei, e Roberto Speranza – se LeU deciderà l'appoggio – alla salute.
Una parte del Pd spinge perché i ministri siano tecnici d'area e non politici. Ma anche in questo caso, deciderà Draghi, anche sul mix dei nomi (si ipotizzava 12 politici e 8 tecnici).
Iniziano a circolare i primi nomi
Per l'economia non si esclude che Draghi possa tenere l'interim o incaricare Daniele Franco (Bankitalia). Per ministeri economici si fanno anche i nomi di Francesca Bria, presidente di Cdp Venture Capital, Marcella Panucci, ex Confindustria, Dario Scannapieco, della Banca europea degli investimenti (Bei) e dell'economista Lucrezia Reichlin.
Agli esteri potrebbe andare la diplomatica Elisabetta Belloni, all'interno restare Luciana Lamorgese e alla giustizia, se non Conte, la giurista Marta Cartabia o l'avvocata Paola Severino, a segnare una forte presenza di donne.
Circolano poi nomi come Vittorio Colao – che guida la task force della cosiddetta «Fase 2» per la ricostruzione economica del paese dopo la pandemia – e l'economista Carlo Cottarelli. Ma per ora sono ancora solo indiscrezioni.
Come anche quelle sulle deleghe: da un ministero per i giovani, a una delega ad hoc per il Recovery a un tecnico come Marco Buti, già direttore generale per gli affari economici e finanziari della Commissione UE e ora capo dello staff del commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni.