ItaliaVia libera al Recovery Plan in Italia, ma la crisi di Governo è vicina
SDA
13.1.2021 - 07:54
Il Recovery Plan italiano c'è, ma il secondo governo di Giuseppe Conte, fra una manciata d'ore, potrebbe non esserci più. Il Consiglio dei ministri notturno sul Piano di ripresa e resilienza certifica lo scontro totale tra il premier e Matteo Renzi (Italia Viva, Iv).
«Se non ci sarà il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) le ministre di Iv si asterranno», annuncia l'ex premier in televisione. E il piano passa infatti con l'astensione delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti.
La conferenza stampa convocata da Renzi nel pomeriggio alla Camera potrebbe certificare l'addio di Iv al governo. «Decidiamo in mattinata e poi lo comunicheremo alla stampa», annuncia il senatore.
Pochi margini di manovra
I margini di trattativa, dopo il Consiglio dei ministri (Cdm), si assottigliano ulteriormente.
Se ieri nel pomeriggio fonti di maggioranza evocavano ancora la possibilità di un vertice tra i leader per una ricucitura e, prima di entrare a Palazzo Chigi (residenza del presidente del Consiglio dei ministri), il ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora vedeva ancora le «condizioni per gesti di responsabilità», alla fine della riunione l'impressione è che non restino molti margini per ricompattare la maggioranza.
Tanto che continuano a circolare voci e conteggi sui possibili «responsabili» pronti a prendere il posto di Iv al Senato: si accredita l'uscita di quattro senatori dal gruppo di Renzi e ben otto da Forza Italia.
Il Mes al centro della disputa
È sul Mes intanto che si consuma l'ultimo scontro tra Iv, Conte e gli altri partiti alleati. Le ministre «renziane» definiscono «incomprensibile» la rinuncia al fondo salva-Stati, lamentano ritardi sulle urgenze del Paese e sui nuovi ristori.
«Il Mes non è compreso nel Next Generation (fondo di recupero di 813 miliardi di franchi del Consiglio europeo), non è questa la sede per discutere il punto», è la replica di Conte, che invita a «non speculare sul numero dei decessi in Italia per invocare l'attivazione del Mes», con «un accostamento che offende la ragione e anche l'etica».
Subito dopo è il ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri a intervenire. «Il Mes non ha «nulla a che vedere con il programma Next Generation» dell'Ue e anche se si decidesse di attivarlo, «non avremmo a disposizione risorse per investimenti aggiuntivi», spiega il ministro.
«Il Mes non c'entra, non c'è ragione per astenersi», è il concetto che sottolineano a loro volta il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia e quello per gli affari europei Enzo Amendola. Mentre il ministro della salute, Roberto Speranza, ricorda quanto fatto per contrastare la pandemia, anche in termini di risorse.
Il confronto viene descritto assai teso, lo strappo di Iv non rientra e le ministre si astengono. Ma a Cdm terminato, Gualtieri esulta: «È stato un gran lavoro, più importante d'ogni polemica. Ora via al confronto in parlamento e nella società».
Romano Prodi sostiene Giuseppe Conte
Fra poche ore, però, potrebbe essere la crisi di governo a dominare nella politica italiana. Non a caso Conte decide di correre e convoca un doppio Cdm, uno in serata sul nuovo dl anti-Covid-19 (con lo stato di emergenza che potrebbe essere prorogato al 30 aprile), l'altro giovedì sul nuovo scostamento per i ristori di gennaio. Tentando così di mettere in cassaforte i provvedimenti più cruciali per il Paese in questo momento.
Poi, se le ministre di Iv si dimetteranno, per il premier si potrebbe davvero aprire la strada della conta e del sostegno dei responsabili. «Sarà un governo Conte-Mastella e noi saremo all'opposizione o un esecutivo diverso», attacca Renzi. Clemente Mastella, ex esponente della Democrazia cristiana, è stato fondatore di diversi partiti di ispirazione centrista.
«Ci sono delle forze che vogliono contribuire nel segno di un rapporto con l'Europa e penso che al momento opportuno queste forze possano palesarsi», è la previsione ribadita da Goffredo Bettini (Partito democratico), gran tessitore di questi giorni di pre crisi.
Mentre al premier, e al suo argine a un Conte-ter se Iv si sfilasse nelle prossime ore, una sponda arriva da Romano Prodi (già premier, del Partito democratico). «Conte ha fatto bene. A me sembra che Renzi abbia assolutamente lo stesso obiettivo di (Fausto) Bertinotti (nel primo governo di Prodi), cioè rompere», spiega Prodi. E il dado della crisi, ormai, sembra davvero tratto.