ItaliaCrisi dopo le dimissioni di Draghi, legislatura in bilico
SDA
15.7.2022 - 20:22
Un governo Draghi bis si allontana, con o senza il Movimento Cinque stelle (M5s), e la legislatura in Italia appare sempre più in bilico.
Keystone-SDA
15.07.2022, 20:22
15.07.2022, 21:35
SDA / Red
I partiti hanno ancora quattro giorni per trattare e rimettere insieme i pezzi della crisi che si è aperta con il non voto di fiducia del M5s al Senato, ma si tratta di un'impresa in salita.
Le divisioni diventano più marcate e il movimento guidato da Giuseppe Conte continua ad essere attraversato da profonde tensioni avvicinando le urne.
Ritirare o meno la delegazione al governo è la domanda che manda in tilt i pentastellati nelle stesse ore in cui Matteo Salvini e Silvio Berlusconi chiudono a qualsiasi ipotesi di poter continuare a sedere insieme ai 5S nell'esecutivo.
Il Partito democratico (Pd), che continua a sperare in un ripensamento di Draghi, resta convinto che «formato e perimetro» della maggioranza debbano rimanere inalterati.
Ma se queste sono le «premesse», osserva il sottosegretario a Palazzo Chigi Bruno Tabacci, «la legislatura è finita». E anche il leghista Giancarlo Giorgetti ammette che «le squadre sono ormai stanche» e che la «partita sia difficile da sbloccare».
Ridotta la missione in Algeria
La missione in Algeria del premier Mario Draghi prevista per la prossima settimana è stata ridotta a un solo giorno: martedì sarà un giorno di pausa per ulteriori riflessioni e contatti e poi mercoledì il presidente del Consiglio si presenterà alle Camere così come richiesto dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
La scelta di Draghi appare ai più definitiva, come hanno mostrato le parole scelte per annunciare le dimissioni ai suoi ministri e poi congelate da Mattarella.
Ma chi lavora a un ripensamento non si stanca di rinnovare gli appelli ad andare avanti e tesse sottotraccia una rete di contatti per sondare l'esistenza di un ultima possibilità per garantire continuità all'azione del governo.
Le posizioni in Italia
In cima alla lista dei partiti che puntano a non chiudere la legislatura anzitempo c'è il Pd con il sostegno di Liberi e Uguali (Leu). Lo esplicitano Andrea Orlando e Roberto Speranza. «Noi lavoriamo per la prosecuzione di un governo di unità nazionale – dice il primo – e ci auguriamo che la discussione che si sta svolgendo all'interno dei Cinque Stelle aiuti questa prospettiva ed eviti di dare spazi, peraltro immeritati, alla destra».
I Pd guardano tra l'altro inevitabilmente alle alleanze, consapevoli che senza il campo largo battere il centrodestra diventi una missione disperata come dimostrano i dati di un sondaggio Youtrend-Cattaneo. E una mancata ricomposizione della frattura che si è creata in questi giorni renderebbe molto più difficile unire le forze.
Il passaggio parlamentare, voluto da Mattarella, «è giustissimo» sostiene anche il ministro Speranza escludendo però un Draghi bis. Che invece è la ricetta indicata sia da Più Europa ed Azione sia da Italia Viva. Matteo Renzi ha lanciato una petizione online: «Faremo di tutto per avere un Draghi Bis libero dai condizionamenti che affronti le scelte necessarie al Paese», ha detto l'ex premier.
In casa cinquestelle regna intanto sovrano il caos: riunioni su riunioni non portano a trovare un punto di caduta. Avanza l'ipotesi di ritirare la delegazione dal governo senza però che il consenso sia unanime: il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha messo agli atti il proprio dissenso spiegando che in questo modo si chiuderebbe in modo definitivo a qualsiasi mediazione.
Chi si è detta convinta che la legislatura sia arrivata al capolinea è la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, mentre Salvini e Berlusconi hanno bollato come irresponsabili i 5S e si dichiarano pronti alle urne.
L'Occidente è preoccupato
In molte cancellerie occidentali cresce l'allarme che con un governo italiano dimissionario, debole o comunque senza la sponda solida di Draghi al timone, l'Italia possa essere più ‹friabile› di fronte alle ingerenze russe.
E, forse non a caso, dopo le dichiarazioni di esultanza di giovedì da parte di Dmitri Medvedev, ad intervenire da Mosca è la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. Con un obiettivo: smorzare i toni.
«Gli sviluppi politici a Roma sono un affare interno italiano. Noi auguriamo all'Italia tutto il bene possibile, e di riuscire a superare i problemi creati dai precedenti governi. Noi vogliamo avere buoni rapporti con l'Italia», ha sottolineato la portavoce di Lavrov.
Sulla sponda opposta, invece, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo un colloquio telefonico col ministro degli esteri Luigi Di Maio, ha usato parole di tutt'altro tenore.
«Ho ringraziato lui e l'intera grande squadra del Primo Ministro Draghi per aver sostenuto con fermezza l'Ucraina e aver dimostrato il ruolo guida dell'Italia nel proteggere l'Europa», ha spiegato in un tweet. Molto più che in occasione delle dimissioni a Londra di Boris Johnson, la crisi del governo italiano ha acceso i fari del mondo su Roma.
Stati Uniti e Bruxelles restano vigili
Un'Italia che, con Draghi, ha più volte mostrato di essere strettissima alleata degli Usa. Joe Biden ha «grande rispetto e considerazione» nei confronti di Draghi e sta naturalmente «seguendo con attenzione tutti gli sviluppi politici a Roma: dobbiamo aspettare e vedere cosa accadrà», ha confermato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan.
Mentre dalla Casa Bianca un portavoce sottolinea all'ANSA che: «Gli Usa e l'Italia sono stretti alleati e la relazione tra i nostri popoli è forte. Continueremo a lavorare insieme strettamente su una serie di importanti priorità, compreso il sostegno all'Ucraina contro l'aggressione russa».
Cosa potrebbe accadere se Draghi confermasse le dimissioni? La domanda riecheggia non solo Oltreoceano ma anche a Bruxelles.
E non solo per le possibili conseguenze sulla tenuta economica dell'Italia. Roma, dall'inizio della guerra in Ucraina, si è schierata con la Commissione Ue nel sostegno, anche militare, a Kiev.
In un momento in cui le istituzioni europee temono che, tra la popolazione del Vecchio continente, possa serpeggiare una certa stanchezza nel supporto all'Ucraina e una certa riottosità al sacrificio economico, la perdita di una pedina come Draghi assume ancora più rilevanza.