Ucraina Kiev, il generale Zaluzhny: «La guerra è in stallo, Mosca è avvantaggiata»

SDA

2.11.2023 - 21:18

Quella in Ucraina è ormai una guerra di «posizione» e di «logoramento» che favorirà la Russia, permettendole di riorganizzarsi e di minacciare non solo le forze ucraine ma «lo Stato stesso». 

Il generale Valeriy Zaluzhny inn una foto del febbraio 2023.
Il generale Valeriy Zaluzhny inn una foto del febbraio 2023.
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Quella del comandante delle forze armate di Kiev, Valeriy Zaluzhny, in un'intervista all'Economist, suona come la prima ammissione che la controffensiva cominciata all'inizio di giugno non ha raggiunto i risultati sperati.

Dichiarazioni che seguono di pochi giorni un lungo articolo di Time in cui alcuni collaboratori di Volodymyr Zelensky riconoscono le difficoltà nel continuare le ostilità, facendo capire che il presidente rimane il solo a credere in una vittoria militare sul campo.

La maggioranza dei russi vuole la fine della guerra

Mosca esulta. «No, il conflitto non è in stallo», afferma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, assicurando che «la Russia continua incessantemente la sua operazione militare speciale e tutti gli obiettivi fissati devono essere raggiunti».

Ma i risultati dell'ultimo sondaggio del centro statistico indipendente Levada mostrano come oramai la maggioranza dei russi vorrebbe una fine negoziata del conflitto.

Per l'esattezza il 55% in ottobre (in crescita rispetto al 51% di settembre), con picchi del 69% tra i giovani della fascia 18-24 anni e del 62% fra le donne.

La «stanchezza» di cui ha parlato la premier italiana Giorgia Meloni nella telefonata con il duo di comici russi Vovan-Lexus non riguarda dunque solo l'Europa, ma anche in una certa misura le parti in guerra.

«Capacità limitata» di addestrare nuovi soldati in Ucraina

Il generale Zaluzhny è tornato a ribadire le necessità delle forze armate ucraine per continuare il conflitto, in particolare per quanto riguarda le forze aeree e la guerra elettronica.

Ma ha ammesso che «è limitata» anche la capacità di addestrare riserve sul territorio ucraino e che ci sono cittadini che si sottraggono al dovere di andare a combattere. Una lista di doglianze che sembra confermare la situazione non certo rosea descritta da Time.

Zelensky troppo testardo?

La rivista americana dipinge uno Zelensky deluso da quello che vede come un appoggio occidentale che va scemando, ma anche criticato da alti ufficiali e collaboratori anonimi per la «testardaggine» nel rifiutare trattative di pace nonostante le gravi difficoltà sul terreno e le pesanti perdite nelle forze armate.

Uno degli stretti collaboratori di Zelensky parla addirittura di comandanti al fronte che ormai «rifiutano gli ordini di avanzare».

Ucraina nella NATO senza i territori conquistati dai russi?

Di un possibile compromesso parla invece l'ex consigliere dell'ufficio di presidenza ucraino Oleksi Arestovich, che oggi ha annunciato la sua candidatura a presidente sebbene le elezioni, in teoria in programma nel marzo prossimo, difficilmente si potranno tenere a causa della legge marziale.

Arestovich propone l'ingresso dell'Ucraina nella Nato in cambio della rinuncia alla riconquista militare dei territori occupati dai russi, preferendo le trattative.

Sul campo di battaglia arrivano armi nordcoreane?

Per il momento, tuttavia, continuano a parlare le armi. Una donna di 81 anni e un uomo sono stati uccisi nei bombardamenti russi sulla regione di Kherson, nel sud dell'Ucraina, secondo l'amministrazione militare regionale.

Nuove indiscrezioni arrivano intanto dal comando dello Stato maggiore congiunto sudcoreano, secondo il quale la Corea del Nord potrebbe aver fornito a Mosca anche missili balistici a corto raggio e antiaerei leggeri, oltre a proiettili di artiglieria.

I militari di Seul hanno valutato che un totale di circa 2000 container di equipaggiamenti vari e munizioni sarebbero stati spediti dal porto di Rajin a Vladivostok, un numero doppio rispetto ai 1000 container rivelati dalla Casa Bianca il 13 ottobre citando le immagini satellitari.

Mosca esce dal trattato sui test delle armi nucleari

Il presidente russo Vladimir Putin ha intanto firmato la legge che revoca la ratifica della Russia del Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari.

Una decisione dal valore solo simbolico, visto che il trattato, del 1996, non è mai entrato in vigore perché alcuni Paesi chiave – tra cui Stati Uniti e Cina – non lo hanno ratificato. Mosca non esegue comunque questo tipo di test dal 1990 e gli Usa dal 1992.

La ripresa dei test nucleari russi, ha sottolineato recentemente il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, è possibile solo come risposta a eventuali test americani.