USASi infiamma la battaglia sul diritto all'aborto
SDA
3.5.2022 - 21:44
Si infiamma nuovamente negli Stati Uniti la battaglia sul diritto all'aborto, con effetti politici e sociali dirompenti destinati a segnare la campagna elettorale non solo di Midterm ma anche delle prossime presidenziali nel 2024: i democratici, con il presidente Joe Biden in testa, e i repubblicani sono già sulle barricate mentre montano le prime proteste di piazza.
Keystone-SDA
03.05.2022, 21:44
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A scatenare tutto è stato uno scoop del quotidiano statunitense Politico, che ha pubblicato una prima bozza delle motivazioni con cui cinque dei nove giudici della Corte suprema si apprestano a cancellare la Roe vs Wade, la storica sentenza della stessa corte che nel 1973 sancì il diritto all'interruzione di gravidanza per tutte le donne americane, senza tuttavia che sia mai diventata una legge.
Una fuga di notizie senza precedenti che ha causato un terremoto politico e sulla quale il presidente del massimo organismo giudiziario degli Usa, John Roberts, ha ordinato un'inchiesta, definendola una «violazione di fiducia unica ed eclatante» e «un affronto alla corte».
Pur confermando l'autenticità del documento, Roberts ha voluto precisare che esso «non rappresenta una decisione della Corte o la sua posizione finale e quella definitiva dei suoi membri sul caso».
Ma l'orientamento della maggioranza dei saggi sembra chiaro e c'è già stato anche un primo voto dopo l'udienza di dicembre sul ricorso contro la legge del Mississippi che vieta l'aborto a partire dalla quindicesima settimana di gravidanza.
A favore anche i prescelti da Trump
A favore della cancellazione della Roe vs Wade ci sono Clarence Thomas, nominato da George Bush padre, Samuel Alito, scelto da George Bush figlio, e i tre scelti da Donald Trump, cioè Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett.
I tre giudici insediati da presidenti democratici – Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan – stanno lavorando invece ad una nota di dissenso, mentre non si sa come si schiererà Roberts (indicato da Bush figlio), ma a questo punto sarebbe ininfluente.
È l'effetto delle tre nomine fatte dal tycoon, ma anche dell'errore fatale della venerata icona liberal Ruth Ginsburg, che non dimettendosi quando Barack Obama era presidente ha consentito al suo successore di mutare radicalmente gli equilibri della Corte.
Quali sono le motivazioni?
Nella bozza di 98 pagine, Alito stronca la Roe vs Wade scrivendo che è «incredibilmente sbagliata sin dall'inizio: la sua argomentazione è eccezionalmente debole e la decisione ha avuto conseguenze dannose».
«È tempo di ascoltare la Costituzione e restituire la questione dell'aborto ai rappresentanti eletti dal popolo», aggiunge, sostenendo che nella carta non c'è questo diritto e che il 14esimo emendamento sulla libertà personale è stato invocato in modo infondato.
Quali sarebbero le conseguenze?
Se passasse questa opinione, l'aborto diventerebbe illegale in tutto il paese e spetterebbe ai singoli Stati decidere se consentirlo o limitarlo fortemente, come stanno facendo 26 Stati repubblicani, dal Texas all'Oklahoma.
Con una situazione che sta diventando a macchia di leopardo, come per la pena di morte o l'uso delle armi, e inevitabili viaggi da uno Stato all'altro.
Alito ha scritto anche che si tratta di un problema razziale, perché la maggioranza delle interruzioni di gravidanza avviene tra i neri, e quindi chi le favorisce aveva in realtà fin dal principio l'obiettivo di limitare la popolazione afroamericana.
L'intervento di Joe Biden
Joe Biden ha sollecitato il Congresso ad approvare una legge che codifichi il diritto all'aborto stabilito dalla Roe vs Wade appellandosi agli elettori affinché votino parlamentari pro scelta a Midterm, nella speranza che questa battaglia mobiliti l'elettorato democratico e indipendente.
Il presidente ha ricordato anche gli sforzi della sua amministrazione per difendere la storica sentenza chiedendo che non sia ribaltata dopo quasi 50 anni e ammonendo che una decisione così radicale «metterebbe in discussione ogni decisione nella nostra vita privata» e «tutta una serie di diritti fondamentali».
Sulla stessa linea i vertici del suo partito, che accusano i saggi di fare carta straccia della Costituzione e di aver mentito al Senato quando dissero che avrebbero rispettato la sentenza come precedente ormai consolidato. Posizione condivisa anche da alcuni repubblicani moderati.
I leader del Grand Old Party invece criticano l'attacco democratico all'indipendenza della Corte suprema ed evocano una campagna coordinata per intimidire e ostacolare i giudici.
In ogni caso l'impatto della sentenza, in un senso o nell'altro, sarà epocale e rafforzerà le divisioni di un Paese da tempo fortemente polarizzato, dove sono già cominciate le prime proteste. A partire da quelle davanti alla stessa Corte suprema.