DroniLa «cultura dell'omicidio mirato», ovvero il mito dell'assassinio pulito
Philipp Dahm
27.1.2020
Gli attacchi omicidi effettuati con l'aiuto di droni, come nel caso di Qassem Soleimani, sono al giorno d'oggi diventati qualcosa di normale, secondo uno studio che analizza il segreto di Stato, la propaganda, e anche i media.
I cosiddetti «omicidi mirati» effettuati per mezzo di droni, come nel caso del generale iraniano Qassem Soleimani, sono diventati la norma. È ciò che dimostra uno studio realizzato dall'organizzazione Drone Wars, che ha analizzato gli attacchi di questo tipo, e le reazioni ad essi, tra il 2015 e il 2018.
«È incontestabile il fatto che i droni abbiano favorito e normalizzato una cultura dell'omicidio mirato», riassume Chris Cole, direttore di Drone Wars, in un'intervista concessa al quotidiano britannico «The Guardian». Tale cultura «erode le norme del diritto internazionale e rende il mondo più pericoloso», aggiunge l'esperto.
Secondo lo studio, sono tre le ragioni che permettono di spiegare perché notizie come quella trapelata nel febbraio del 2017, quando fu pubblicata una lista britannica di obiettivi di operazioni effettuate tramite droni, non suscitino più particolari reazioni. Innanzitutto, grazie al segreto di Stato, alcune operazioni possono anche non essere mai rivelate al pubblico.
La protezione civile punta sui droni e forma piloti al loro utilizzo
La protezione civile punta sui droni e forma piloti al loro utilizzo
Formazione della squadra «droni» della protezione civile del Canton Appenzello Esterno. Foto scattata mercoledì 19 settembre 2018 a Teufen.
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La protezione civile del Canton Appenzello Esterno è uno dei primi enti svizzeri per la protezione civile a disporre di una squadra di questo tipo.
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Attualmente otto membri della protezione civile stanno frequentando un corso di addestramento professionale al pilotaggio dei droni.
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«Matrice 200», un drone di quasi quattro chili, sorvola come un grosso insetto l'area della protezione civile del Canton Appenzello Esterno, a Teufen.
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Un efficiente trio: il pilota, il cameraman e l'operatore radio si preparano per l'esercitazione. Una volta ultimati tutti i controlli, il drone è «ready to fly».
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Sotto gli occhi dell'istruttore Ueli Sager, il drone a quattro rotori si alza in volo e si dirige verso il luogo dell'«incidente», rappresentato per l'occasione da una casa parzialmente distrutta e da macerie.
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Il sole splende e la telecamera orientabile fissata sul drone restituisce al cameraman immagini molto nitide.
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I droni possono volare anche di notte e con la pioggia. Soltanto nebbia fitta, grandine e vento forte rendono impossibile qualsiasi tipo di intervento.
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Il Canton Appenzello Esterno è uno dei primi cantoni a disporre di una sezione della protezione civile interamente dedicata ai droni, che dovrebbe diventare operativa entro l'inizio del 2019.
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La «flotta» è composta dal grande drone nero Matrice, da un altro apparecchio bianco dalle dimensioni più piccole, da diversi accessori e da una custodia per riporli. Prezzo: circa 15'000 franchi.
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Inoltre, quando una di esse viene svelata o deliberatamente resa pubblica, i responsabili normalmente reagiscono contrapponendo elementi di propaganda al fine di giustificare un assassinio.
Ed è qui che entra in gioco il terzo fattore, precisa lo studio: se i media riportano tali posizioni senza apportarvi alcuna critica, incoraggeranno di fatto un sentimento di indifferenza generale nei confronti della questione.
Questi attacchi, le cui basi appaiono fragili dal punto di vista giuridico, sono tuttavia oggetto di discussioni, secondo lo studio. In termini semplici, gli omicidi mirati sono considerabili legali soltanto nel caso in cui siano effettuati per difendersi da un pericolo imminente. Il problema è che, nella pratica, la valutazione della pericolosità o dell'urgenza di una situazione è soggetta ad inevitabili interpretazioni.
Più droni, più operazioni
Secondo uno studio realizzato lo scorso anno, 95 dei 101 Stati analizzati hanno a disposizione dei droni nei loro arsenali, rispetto ai 60 che si contavano nel 2010. Gli apparecchi provengono da Stati Uniti, Israele e Cina, e in questo momento sono impiegati in particolare in Medio Oriente: ultimamente, un attacco con i droni effettuato dai ribelli houti contro una moschea dello Yemen avrebbe provocato più di 80 morti.
Il Pentagono sta impiegando in combattimento un numero crescente di droni: tra il 2001 e il 2009, durante la presidenza di George W. Bush, sono stati effettuati 51 attacchi con tali apparecchi, secondo le stime del Bureau of Investigative Journalism.
Durante l'epoca di Barack Obama, fino al 2016, il dato è cresciuto esponenzialmente, arrivando a 1878 attacchi, mentre Donald Trump ne avrebbe ordinati da solo 2243 nel corso dei primi due anni del suo mandato.
Inoltre, anche se dovrebbe essere avviata un'ampia discussione su questi apparecchi della morte, c'è un problema, secondo lo studio: quasi nessuno conosce il numero di vittime delle operazioni effettuate con i droni. E non parliamo soltanto di obiettivi militari, ma anche e soprattutto dei cosiddetti danni collaterali. Termine con il quale vengono indicate le vittime involontarie e gli effetti indesiderati degli attacchi, e che è stato impiegato per la prima volta a partire dal 1999, in occasione della guerra in Kosovo.
Statistiche confidenziali
Negli Stati Uniti, di fronte a questa politica del silenzio si sta organizzando una resistenza: «Il governo non fa altro che nascondere l'identità dei propri obiettivi e le ragioni per le quali essi vengono uccisi», accusa Daphne Eviatar, di Amnesty International, attraverso il sito «The Hill». «Non sappiamo neppure se vengano o meno effettuate inchieste serie di fronte alle accuse di vittime civili. E di conseguenza, non sappiamo se il governo stia capendo in che modo si possa migliorare la salvaguardia dei civili negli attacchi successivi».
I vantaggi che presentano i droni sono evidenti: non viene esposta una vita umana alla contraerea. E di conseguenza non è necessario investire finanziariamente nella formazione di un nuovo pilota. In generale, si può dunque limitare fortemente il quantitativo di personale impiegato e la durata in servizio può essere garantita a tempo indeterminato.
Un drone «Predator» in servizio.
Ma soprattutto, al termine di una missione, i piloti dei droni possono rientrare a casa dalle loro famiglie, spesso a migliaia di chilometri, anziché raggiungere i soldati nelle zone di conflitto. Tuttavia, la guerra a distanza presenta anche degli inconvenienti.
A partire dal 2013, infatti, uno studio ha dimostrato che la sindrome da stress post-traumatico colpiva altrettanto spesso sia i soldati dell'esercito o della marina che i piloti di droni. Questi ultimi sviluppano una forma specifica di questo disturbo, chiamata «sindrome del cecchino» o «sindrome della guerra del Golfo».
Danni psicologici: la sindrome del cecchino
La sindrome del cecchino rinvia alla «ferita emotiva» causata dall'assassinio di un individuo che, a causa della distanza, non rappresenta un pericolo immediato per chi spara. Un fatto che vale a maggior ragione per chi pilota i droni. Tanto più che questi ultimi osservano l'obiettivo per parecchi giorni prima di agire, arrivando a stabilire con esso una relazione, immergendosi nella sua quotidianità, come constatato dall'emittente statunitense ABC.
Allo stesso modo, un «jackpot», nome assegnato nel mondo dei piloti all’assassinio riuscito di un obiettivo, non procura gioia.
Spesso, avviene anche un «touchdown». Ciò significa che il telefono cellulare dell’obiettivo, che era stato puntato al momento del tiro, è stato neutralizzato. Se le munizioni mancano il loro obiettivo ma ne uccidono altri, i piloti di droni parlano di EKIA – «enemy killed in action».
Quest’ultimo caso specifico non è per nulla raro: «The Intercept» stima che nove vittime di droni su 10 non siano neppure state puntate dall’attacco. In questo caso non si può tuttavia parlare di danni collaterali.
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Un occhio inquisitore... In Nepal, il governo ha deciso di applicare, a partire dal 29 aprile 2021, restrizioni nella valle di Kathmandu poiché il numero di casi di Covid-19 continua ad aumentare.
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Impressionanti lavori: alcuni operai a lavoro, dopo una frana, per rendere nuovamente percorribile la ferrovia sulla riva destra del Reno, a Kestert, in Germania.
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Orgogliosa del suo paese... Una donna sventola la bandiera cinese durante un raduno per osservare il lancio del modulo centrale Tianhe («Armonia celeste»), azionato da un razzo Lunga Marcia 5B, dal centro di lancio di Wenchang. La Cina ha lanciato il primo dei tre elementi della sua stazione spaziale, la «CSS», la cui costruzione richiederà fino alla fine del 2022 una decina di missioni. (29 aprile 2021)
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Chi vuole portarsi a casa un po' di Federer? I calzini che il campione di tennis ha indossato per il Qatar Open 2021 sono esposti alla casa d'aste Christie’s di Zurigo. I vecchi abiti dello sportivo sono stati messi in vendita. Il ricavato sarà interamente versato alla Fondazione Roger Federer, per l'educazione dei bambini. (27 aprile 2021)
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Bel colpo! Poliziotti indonesiani dispongono per terra il prodotto di un grosso sequestro in occasione di in una conferenza stampa presso la sede della polizia nazionale a Giacarta. La polizia indonesiana ha confiscato 2,5 tonnellate di metanfetamina in cristalli provenienti da una rete internazionale di narcotraffico operante in Medio Oriente, Malaysia e Indonesia. (28 aprile 2021)
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Totalmente autonomo! Un robot prepara una paella in occasione della sua presentazione a Malaga, in Spagna. Questo robot, creato congiuntamente dalle aziende Mimkook e Be robot 5, è in grado di cucinare una paella da solo, senza la supervisione di uno chef. (28 aprile 2021)
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I lavori di rimozione della neve sono ancora in corso in vista dell'apertura del passo dell'Oberalp tra Andermatt e Sedrun. (27 aprile 2021)
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Alcuni ciclisti si sono goduti il bel tempo primaverile lungo la strada del passo dell'Oberalp... ma anche la vista del paesaggio ancora innevato. (27 aprile 2021)
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Ben protetta... Una donna con una mascherina sul volto circola con il suo nutrito seguiti di cagnolini per le strade di Hanoi, in Vietnam. Il ministro della Sanità, Nguyen Thanh Long, ha recentemente messo in guardia contro un'eventuale quarta ondata di Covid-19, poiché la pandemia nei paesi vicini, Cambogia e Laos, si sta aggravando. (27 aprile 2021)
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La mostra riunirà 83 artisti di 16 paesi che presenteranno le loro opere a partire dall'8 maggio.
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Si torna a scuola! Questi bambini tornano in classe a Parigi dopo la chiusura prolungata della scuola a causa della pandemia di coronavirus. (26 aprile 2021)
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In Sassonia (Germania), sono stati accesi dei piccoli fuochi in questo vigneto nella speranza di proteggerlo dalle gelate tardive. (26 aprile 2021)
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L'quipaggio di SpaceX, da sinistra a destra, l'astronauta della NASA Megan McArthur, l'astronauta dell'Agenzia spaziale europea Thomas Pesquet, l'astronauta della NASA Shane Kimbrough e l'astronauta della Japan Aerospace Exploration Agency Akihiko Hoshide, lasciano l'Operations and Checkout Building per dirigersi verso la piattaforma di lancio, venerdì 23 aprile 2021, al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, Florida. I quattro astronauti della SpaceX Crew dovrebbero partire questo venerdì alle 11:49, diretti alla Stazione Spaziale Internazionale per un soggiorno di sei mesi nell'orbita terrestre.
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Strana creatura: Kong Ning, artista e attivista ambientalista cinese, mostra per le strade della città la sua ultima collezione di abiti ispirati al tema «Abbraccia la terra» in occasione della Giornata della Terra a Pechino. (22 aprile 2021)
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