Speculazione La fame nel mondo non potrà essere sradicata: il fattore umano

Di Philipp Dahm

25.12.2020

L’agricoltura in Arabia Saudita, nel gennaio 2020: considerato che l’irrigazione fa abbassare il livello della falda freatica, Riyad affitta terreni agricoli in Africa.
L’agricoltura in Arabia Saudita, nel gennaio 2020: considerato che l’irrigazione fa abbassare il livello della falda freatica, Riyad affitta terreni agricoli in Africa.
Keystone

In teoria, il nostro pianeta sarebbe capace di soddisfare i bisogni dei suoi abitanti; tuttavia, l’uomo per garantire le coltivazioni si avvale di metodi tossici, come l’impiego di pesticidi e la monocoltura. La speculazione sulle derrate alimentari – ora anche sull’acqua – è una pratica particolarmente discutibile.

«Se il nostro Padre celeste ha inventato l’uomo, è perché la scimmia l’aveva deluso. […] L’uomo è però un’altra delusione e non costituisce un miglioramento significativo rispetto alla scimmia »

Mark Twain

La demografia e il clima sono temi complessi, di cui solo ora si comincia a comprendere la storia, gli effetti e le connessioni. I pionieri dell’industrializzazione non avrebbero probabilmente mai immaginato i danni che possono causare i gas di scarico.

Sfide mondiali

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite si è aggiudicato quest'anno il premio Nobel per la pace. Ma per quale ragione? Nel 2019, circa 690 milioni di persone soffrivano di sottoalimentazione – e questo numero potrebbe persino raggiungere gli 840 milioni tra dieci anni. L’ONU non riuscirà probabilmente nel suo obiettivo di sradicare la fame entro il 2030. E questo, malgrado i progressi estremi profusi nella lotta contro la povertà ai quattro angoli del globo. La nostra serie in quattro parti intitolata «Sfide mondiali» mette in luce i fattori decisivi. La prima parte trattava il fattore demografico, questa seconda parte il fattore umano, mentre la terza parte affronterà il fattore climatico, prima dell’ultima sezione, che sarà un bilancio conclusivo.

Se sui fenomeni a lungo termine si possono rilevare delle attenuanti, non ci sono invece scuse per altre tendenze attuali, come nel caso del sovrasfruttamento, la massimizzazione dei profitti e la speculazione, che minacciano le fondamenta stesse dell’alimentazione.

Monocolture artificiali

Se l’uomo non perturba l’atmosfera, avvelena l’ambiente in altre maniere: i pesticidi - probabili responsabili tra le altre cose anche della morte massiccia delle nostre api, che assicurano l’impollinazione - finiscono per essere dannosi per le piante che in teoria dovrebbero proteggere.

In ogni caso, la popolazione mondiale non assicura la diversità della fauna: il 72% delle calorie che riceviamo proviene da quattro sole piante. E tra le piante che coltiviamo, non tutte sono utilizzate per l’alimentazione, anzi: il mais costituisce per esempio un flex crop – coltura polivalente –, perché può anche essere utilizzato per nutrire gli animali o per la produzione di biocarburante.

Una monocoltura: la cultura cerealicola nell’Illinois.
Una monocoltura: la cultura cerealicola nell’Illinois.
Keystone

Anche la canna da zucchero, la soia o l’olio di palma possono essere utilizzati in questa maniera, il che generalmente dà luogo ad importanti monocolture. Il 70% delle terre arabili in tutto il mondo sono coltivate dall’uno per cento degli agricoltori. Marita Wiggerthale, dell’organizzazione umanitaria Oxfam Germania, lascia intendere che il grado di necessità dei flex crop per l’alimentazione «non gioca il ruolo maggiore».

Flex crop e cash crop

Se i terreni arabili non sono utilizzati per flex crop o cash crop come il cacao o il caffè, essi possono cedere il posto ad altre industrie: secondo Marita Wiggerthale, la maggior parte delle terre vengono destinate allo sfruttamento minerario in America Latina, al legno in Europa dell’Est, alle dighe in Asia, e per finire al legno, allo sfruttamento minerario e ai biocarburanti in Africa.

L’esperta fa anche riferimento alla piattaforma Land Matrix, che recensisce i principali investitori in settori come l’agricoltura o lo sfruttamento minerario e i loro paesi target. La Svizzera si classifica all’ottavo posto mondiale degli acquirenti. Cosa crea problemi quando dei paesi investono nell’agricoltura di altri stati?

Gli investimenti agricoli svizzeri nel mondo
Gli investimenti agricoli svizzeri nel mondo
Land-Matrix

Per Marita Wiggerthale, il problema principale è quello della mercificazione. «In pratica, ciò significa che gli alimenti diventano delle merci. Sono considerati come delle materie prime agricole e non più come ciò che sono all’origine, ovvero prodotti destinati al consumo da parte degli uomini. In numerosi casi, vengono prodotti su grande scala in monocolture che utilizzano massicciamente pesticidi pericolosi per la salute e l’ambiente.»

Una speculazione sulle terre e gli alimenti

Ciò presenta delle conseguenze, come afferma l'esperta: «Spesso, i diritti esistenti sulle terre sono ignorati e le persone vengono cacciate dai luoghi in cui lavorano abitualmente. Coloro che vogliono veramente coltivare degli alimenti hanno sempre meno terre a disposizione.» La crisi finanziaria del 2008 in particolare ha provocato una «fuga verso beni sicuri», precisa: «La speculazione sulle terre è diventata a fini di lucro.»

Ma in questo periodo anche gli alimenti sono oggetto di speculazione: «Nelle borse europee, il grano è il prodotto più scambiato. Constatiamo la stessa tendenza tanto sul mercato europeo dei contratti a termine europei, quanto sulla borsa di Chicago. Il mercato dei contratti a termine supera sempre più la produzione», spiega Marita Wiggerthale.

In realtà, l’obiettivo principale del mercato dei contratti a termine è di proteggere gli acquirenti e i venditori di cereali contro le fluttuazioni dei prezzi e di permettere loro una pianificazione più sicura. L’unico problema è che fino a 3,7 volte più grano rispetto a quello raccolto viene oggi scambiato in borsa in Europa, constata Wiggerthale. «La logica del mercato finanziario fa in modo che si tratti sempre meno di coprire i rischi e sempre più di una pura speculazione finanziaria. La regolamentazione non è fatta in maniera da proteggere questi settori di conseguenza.»

Il mercato dei contratti a termine spiegato (in inglese).

Dal 7 dicembre, negli Stati Uniti vengono addirittura firmati dei contratti a termine sulle risorse idriche: ormai, gli speculatori possono anche puntare sugli episodi di siccità, come riporta «Bloomberg».

L’acqua, il petrolio di domani

In materia di sicurezza alimentare, le dighe possono diventare un fattore vitale. La Cina ha per esempio dotato i suoi fiumi nazionali di 87’000 dighe, che producono 352 gigawatt di elettricità. Ma oggi, la Repubblica popolare si appresta anche ad arginare i flussi d’acqua provenienti dall’altopiano del Tibet.

L’altopiano del Tibet è una pedina strategica per la Cina: dodici fiumi transnazionali hanno la loro sorgente qui.
L’altopiano del Tibet è una pedina strategica per la Cina: dodici fiumi transnazionali hanno la loro sorgente qui.
YouTube/Caspian Report

Dodici fiumi transnazionali da cui dipendono 3 miliardi di persone hanno la loro sorgente nel «castello d’acqua dell’Asia», in particolare il Gange e il Brahmapoutra, le arterie vitali dell’India. Ma il volume d’acqua diminuirà in futuro a causa dello scioglimento dei ghiacciai: costruendo delle dighe, Pechino potrà controllare la diminuzione della quantità d’acqua e servirsene per esercitare pressioni politiche.

I fiumi, strumenti di potere: la Turchia potrebbe facilmente chiudere il rubinetto per l’Iraq.
I fiumi, strumenti di potere: la Turchia potrebbe facilmente chiudere il rubinetto per l’Iraq.
YouTube/Caspian Report

Il quadro è simile in Turchia: 600 dighe producono già elettricità lungo l’Eufrate e il Tigri – e altrettanti dovrebbero aggiungersene. Tuttavia, l’Eufrate trae il 90% della sua acqua dall’altopiano dell’Anatolia, contro il 45% che viene immessa nel Tigri. In teoria, ciò rende la produzione alimentare irachena molto dipendente da Ankara, che sfrutta i flussi d’acqua anche come un’arma contro i curdi.

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