Guerra La Polonia: «Militari NATO già a Kiev», bufera sul Papa

SDA

11.3.2024 - 21:54

A violare il tabù è la Polonia. Militari della Nato sono «già presenti» in Ucraina, ha ammesso il ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski. Ma Mosca non si è mostrata più di tanto impressionata: «Lo sapevamo già», ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, parlando tuttavia non di truppe schierate in combattimento ma di istruttori e «specialisti» vari.

Papa Francesco legge il suo messaggio durante la preghiera dell'Angelus di mezzogiorno dalla finestra del suo studio con vista su Piazza San Pietro, in Vaticano, domenica 10 marzo 2024. 
Papa Francesco legge il suo messaggio durante la preghiera dell'Angelus di mezzogiorno dalla finestra del suo studio con vista su Piazza San Pietro, in Vaticano, domenica 10 marzo 2024. 
KEYSTONE/Foto AP/Alessandra Tarantino

Intanto continua a far discutere l'appello del Papa a Kiev perché abbia «il coraggio della bandiera bianca» e negozi la pace. Già domenica l'Ucraina lo aveva seccamente respinto ed oggi ha convocato il nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas al ministero degli Esteri per esprimergli «delusione» per le parole del Pontefice.

«La resa non significa pace, dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina», ha affermato da parte sua il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, mentre a Washington un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale ha detto all'agenzia italiana ANSA che il presidente Joe Biden «ha grande rispetto per Francesco e si unisce a lui nelle preghiere per la pace».

Ma «sfortunatamente – ha aggiunto – continuiamo a non vedere alcun segno che Mosca voglia mettere fine a questa guerra e per questo siamo impegnati a sostenere Kiev nella sua difesa contro l'aggressione russa».

Scholz in disaccordo con il Papa

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz non ha fatto mistero di essere in disaccordo con Francesco ("la posizione della Germania è molto chiara, Kiev ha il diritto di difendersi e può contare sul nostro sostegno") mentre Mosca ha scelto di mantenersi cauta. La posizione del Papa è «abbastanza comprensibile», ha commentato il Cremlino, tornando ad addossare all'Ucraina la colpa dei mancati negoziati.

Il ministro polacco Sikorski invece non ha precisato quali siano i Paesi di provenienza dei militari Nato già presenti in Ucraina, né quali siano le loro funzioni. Se cioè si tratti di truppe schierate in battaglia o, come ipotizzato da diversi esperti, di consiglieri e tecnici che affiancano gli ucraini per l'utilizzo delle armi sofisticate fornite dai Paesi dell'Alleanza a Kiev. Ma per un'ipotesi di questo genere sembra propendere la portavoce russa.

«Guerra condotta sotto la guida della Nato»

«Dietro a tutto – ha affermato Zakharova in un'intervista al quotidiano Izvestia – ci sono Washington e Londra, che tra le altre cose hanno reclutato i Paesi della Nato e della Ue per una guerra ibrida contro il nostro Paese. E questa guerra è condotta direttamente sotto la guida di istruttori di forze speciali, esperti e specialisti dei rispettivi dipartimenti militari di Paesi Nato. E' impossibile nasconderlo ancora».

Niente truppe in combattimento, dunque, secondo Mosca. Che però denuncia la presenza in Ucraina di «mercenari» provenienti da una cinquantina di Paesi, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. E parla di «discussioni sempre più ampie» sul possibile invio di truppe da combattimento della Nato, tornando a stigmatizzare le parole del presidente Emmanuel Macron a tal proposito. «Questa è una linea molto pericolosa e potrebbe avere conseguenze molto indesiderabili», ha avvertito il portavoce del Cremlino Peskov, sottolineando che la Russia sta «seguendo molto da vicino» gli sviluppi.

Lo stesso Peskov ha definito «speculazioni» che non meritano alcun commento notizie uscite nei giorni scorsi negli Usa secondo le quali Washington aveva informazioni che nell'ottobre del 2022 la Russia era pronta ad utilizzare armi nucleari tattiche in Ucraina. Uno scenario evocato in un libro del corrispondente dalla Casa Bianca David Sanger, di cui il New York Times ha pubblicato un estratto.

Di guerra è tornato infine a parlare anche Viktor Orban dopo il controverso incontro con Donald Trump in Florida nel fine settimana. Il tycoon «non darà un centesimo» all'Ucraina se verrà rieletto presidente degli Stati Uniti, ha assicurato il premier ungherese, e per questo «la guerra finirà, perché è ovvio che Kiev non può reggersi sulle proprie gambe».