Covid-19 Vaccini cinesi: la popolazione rimane scettica, l'efficacia è bassa

Sven Hauberg

2.5.2021

«La vaccinazione tempestiva aiuta a costruire insieme il grande muro dell'immunità», recita questo cartello fuori da un centro di vaccinazione a Pechino.
«La vaccinazione tempestiva aiuta a costruire insieme il grande muro dell'immunità», recita questo cartello fuori da un centro di vaccinazione a Pechino.
Keystone

Dapprima fonte di speranza, ora di dubbio: i vaccini cinesi hanno a quanto pare efficacia limitata e suscitano maggiore scetticismo in patria che all’estero.

La propaganda cinese può anche raccontare una storia diversa, ma a livello internazionale mondo scientifico e mondo politico sono ampiamente concordi: la pandemia da COVID-19 ha avuto origine in Cina. A fine 2019 il virus ha fatto la sua prima massiccia comparsa in un mercato di Wuhan, città della Cina meridionale, da dove si è propagato in tutto il mondo.

La colpa di tutto ciò è in parte anche del sistema politico del Paese a regime autocratico dove, a livello regionale, si è insabbiato e mentito finché è stato troppo tardi per contenere il virus.

Oggi, quasi un anno e mezzo e 3 milioni di morti dopo, un altro pericolo proveniente dall’immenso Paese minaccia il mondo. E proprio attraverso una fonte di speranza: il vaccino «made in China».

Quando in Svizzera e in molti altri Paesi la campagna vaccinale era ancora lontana dall’iniziare, in Cina già si effettuavano le prime iniezioni. Gli annunci della dirigenza statale sono stati altisonanti: l’intenzione – proclamava il capo del partito e di Stato Xi Jinping quasi un anno fa – era quella di fornire vaccini cinesi a tutto il mondo. «Un vaccino dalla Cina - aveva affermato Xi a maggio 2020 - sarà un bene pubblico».

Gli altri vaccini attaccati dai media del partito

Attualmente si utilizzano in Cina cinque vaccini, sulla cui efficacia circolano affermazioni disparate. Recentemente ha fatto drizzare le antenne una dichiarazione del direttore del Centro cinese per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) Gao Fu.

In una conferenza, Gao ha affermato che è «necessario sondare modalità per far fronte alla scarsa protezione offerta dai vaccini esistenti». In effetti Gao, poco dopo ha ritrattato, sostenendo, su un giornale vicino al partito, di essere stato frainteso. Ma ormai la frase sulla scarsa efficacia dei vaccini cinesi si era diffusa nel mondo.

Nella stessa Cina ormai da tempo lo scetticismo sui vaccini è tanto. I vaccini stranieri come quello di BioNtech/Pfizer, che viene usato anche in Svizzera, sono stati spesso attaccati dai media di partito ed etichettati come presumibilmente pericolosi.

Niente immunità di gregge in vista

Ma i cittadini non si fidano nemmeno dei vaccini prodotti in patria. «Occorre ricordare che in passato la Cina è stata scossa da molti scandali riguardanti i vaccini», spiega Jacob Mardell del think tank Mercator Institute for China Studies nel colloquio con «blue News». «Inoltre in Cina sembra serpeggiare la sensazione che vaccinarsi non sia urgentemente necessario, poiché lì la pandemia non è più un grosso problema».

In effetti in Cina la diffusione del virus è sotto controllo da mesi. Conseguentemente è limitata la preoccupazione di essere contagiati e quindi bassa la percentuale di vaccinati. A inizio aprile solo 34 milioni di persone avevano ricevuto entrambe le dosi di vaccino.

Secondo il Centro cinese per la prevenzione e il controllo delle malattie, dovrebbe però essere vaccinato circa un miliardo di persone perché in Cina si raggiunga l’immunità di gregge e si possa così bloccare l’ulteriore diffusione del coronavirus. Il Paese è ancora molto lontano da quest’obiettivo, sebbene ogni giorno si somministrino diversi milioni di dosi di vaccino.

Uova gratis per i vaccinati

Per convincere più cinesi a farsi vaccinare, lo Stato tenta la strada degli incentivi. A Pechino un centro sanitario promuove la vaccinazione offrendo uova gratis ai vaccinati ultrasessantenni, vi sono centri commerciali che offrono punti fedeltà a chi ha ricevuto la dose di vaccino.

Al momento, però, sembra proprio che gli Stati Uniti e gli Stati europei raggiungeranno l’immunità di gregge prima della Cina. E quindi? Può darsi che il Paese debba isolarsi ulteriormente per non mettere a repentaglio i successi conseguiti nella lotta contro la pandemia.

Sinopharm usato anche in Europa

Anche all’estero si utilizzano da mesi vaccini cinesi. In quei Paesi, afferma l’esperto di questioni cinesi Mardell, lo scetticismo nei confronti dei vaccini è per ora inferiore che nella Cina stessa. «I Paesi che utilizzano vaccini cinesi hanno a quanto pare abbastanza fiducia nei vaccini», sostiene Mardell. In effetti i vaccini CoronaVac e Sinopharm sono meno efficaci dei prodotti della concorrenza occidentale, «ma poiché nel mondo c’è scarsità di vaccini, sono entrambi comunque molto richiesti».

Il fatto che i vaccini cinesi abbiano un’efficacia compresa tra il 50,7 e il 79,3 per cento non sembra dare fastidio a molti, ad esempio in Serbia. Nel Paese balcanico la percentuale di vaccini somministrati è nettamente più alta che nel resto d’Europa. Ciò è dovuto, secondo Mardell, soprattutto all’utilizzo del vaccino Sinopharm.

Per la propaganda di Pechino, un successo tutto da sfruttare. «Ha certamente aiutato la Cina a riscuotere maggior credito nel mondo il fatto di essere riuscita a contenere l’andamento della pandemia in patria e di fare meglio dell’Occidente nel fornire vaccini ai Paesi a medio e basso reddito», sostiene Mardell.

Per non lasciare i Balcani nelle sole mani di Pechino, ora si attiva anche l’Unione Europea. Martedì è stato deciso che i sei Stati dei Balcani occidentali riceveranno dall’UE altre 650.000 dosi circa di vaccino. Sarà loro fornito il vaccino di Biontech e Pfizer.