Dopo l'attacco in Crimea La Russia bombarda il porto di Odessa per rappresaglia

SDA

18.7.2023 - 21:58

Ferita nell'orgoglio, la Russia risponde all'attacco ucraino al ponte di Kerch con un massiccio bombardamento su Odessa e Mykolaiv. Una rappresaglia in piena regola contro la seconda incursione di Kiev ai danni della maxi struttura inaugurata nel 2018 per collegare la Crimea alla Russia.

Il porto di Odessa in un'immagine d'archivio.
Il porto di Odessa in un'immagine d'archivio.
KEYSTONE/EPA/MANUEL DE ALMEIDA

Keystone-SDA

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  • Ferita nell'orgoglio, la Russia risponde all'attacco ucraino al ponte di Kerch con un massiccio bombardamento su Odessa e Mykolaiv. 
  • Il ministero degli Esteri di Mosca ha parlato di atto di «ritorsione» contro «strutture in cui si stavano preparando atti terroristici contro la Russia».
  • Da Odessa, infatti, partono le navi che viaggiano sul Mar Nero per esportare il grano ucraino: l'accordo tra Kiev e Mosca garantiva un corridoio sicuro per commerciare i cereali, ma il presidente russo Vladimir Putin ha deciso lunedì di non rinnovarlo.

A togliere ogni dubbio sulla motivazione dell'attacco a Odessa e Mykolaiv ci ha pensato lo stesso ministero degli Esteri di Mosca, che ha parlato di atto di «ritorsione» contro «strutture in cui si stavano preparando atti terroristici contro la Russia». Il riferimento è ai droni marini che hanno colpito il ponte di Putin.

La difesa ucraina ha annunciato di aver abbattuto 6 missili Kalibr e 21 droni iraniani che si stavano avvicinando alla regione, ma la violenza dei russi è riuscita comunque ad abbattersi sulla città con «i detriti dei missili» che «hanno danneggiato le infrastrutture portuali».

Per il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, si tratta di «missili alimentari» letali che colpiscono direttamente la sicurezza globale.

Da Odessa salpano le navi col grano

Da Odessa, infatti, partono le navi che viaggiano sul Mar Nero per esportare il grano ucraino: l'accordo tra Kiev e Mosca garantiva un corridoio sicuro per commerciare i cereali, ma il presidente russo Vladimir Putin ha deciso lunedì di non rinnovarlo.

Per questo si tratterebbe di un obiettivo non casuale secondo il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Andry Yermak, che accusa «lo Stato terrorista russo» di voler «mettere in pericolo la vita di 400 milioni di persone in vari Paesi che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine».

La Russia però non sembra preoccupata e promette di garantire la fornitura di grano ai propri clienti e di essere anzi «pronta a sostituire» il cereale ucraino offrendolo «gratuitamente ai Paesi che ne hanno bisogno», in particolare quelli africani.

Un impegno difficile da mantenere considerando che la regione di Odessa ospita i terminal marittimi che hanno permesso l'invio di oltre 33 milioni di tonnellate di grano in un anno. Tutto grazie al fragile accordo che Russia e Ucraina avevano trovato sotto l'egida del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Mosca accusa i Paesi europei

Mosca martedì ha informato la Turchia dello scioglimento del centro di coordinamento del grano di Istanbul istituito in seguito al patto e ha accusato i Paesi europei che, a suo dire, non avrebbero rimosso «gli ostacoli» alle esportazioni russe di cereali e fertilizzanti.

«Apprezziamo molto gli sforzi del signor Guterres nel cercare di convincere i Paesi europei ad adempiere agli obblighi che si sono assunti», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov nominando il segretario generale dell'Onu, ma «sfortunatamente ciò non è avvenuto».

Parole che si aggiungono alla minaccia nemmeno troppo velata che lo stesso Peskov ha rivolto a Kiev e ai suoi alleati quando ha sostenuto che esportare i cereali ucraini sul Mar Nero senza le «adeguate garanzie di sicurezza» derivanti dalla partecipazione della Russia all'accordo può far sorgere dei «rischi», perché si tratta di «una zona che è direttamente vicina all'area di combattimento». Rischi che, hanno avvertito dal Cremlino, «dovrebbero essere presi in considerazione».

Molti soldati russi nell'est dell'Ucraina

È una fase delicata per l'Ucraina non solo per l'accordo del grano che è saltato e per gli attacchi sul Mar Nero. Da giorni i vertici militari di Kiev denunciano una forte presenza di soldati russi nell'est, in particolare nella direzione di Lyman e Kupiansk.

In quest'area Mosca starebbe ammassando più di 100mila uomini e martedì ha dichiarato che le unità del Gruppo di forze occidentale sono avanzate per un totale «di due chilometri lungo il fronte e fino a 1,5 chilometri in profondità».

Nonostante le difficoltà, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky promette battaglia: «La bandiera ucraina, anche se crivellata di proiettili, è viva, orgogliosa e libera. E questo significa che ogni bandiera in Europa sarà viva, orgogliosa e libera».