Migranti Le ONG accusano Malta, «500 deportati in Libia»

SDA

29.5.2023 - 13:59

Migranti recuperati dalle acque di malta dalla Sea Watch-3.
Migranti recuperati dalle acque di malta dalla Sea Watch-3.
Keystone

«Malta ha coordinato per procura un criminale respingimento collettivo di 500 migranti verso le prigioni libiche». L'accusa arriva da Alarm Phone, Sea-Watch, Mediterranea Saving Humans ed Emergency.

29.5.2023 - 13:59

Nel pomeriggio del 23 maggio scorso, è la ricostruzione delle ong, «la rete Alarm Phone è stata contattata da un gruppo di persone in pericolo, fuggite da Tobruk in Libia. Tra le circa 500 persone c'erano persone provenienti da Siria, Egitto, Bangladesh e Pakistan, oltre a 55 bambini e 45 donne. Il motore del peschereccio a doppio ponte aveva smesso di funzionare e l'imbarcazione era alla deriva». L'imbarcazione era all'interno della zona di ricerca e soccorso maltese.

Meno di un'ora dopo la prima chiamata delle persone in pericolo, Alarm Phone ha allertato i centri coordinamento del soccorso marittimo di Malta ed Italia, nonché diverse navi della flotta civile, che erano operative al largo delle coste della Libia occidentale.

Le organizzazioni hanno quindi perso i contatti con il peschereccio. Il 26 maggio la scoperta: «le 500 persone non erano state soccorse! Al contrario, erano state trainate a rimorchio – per oltre 160 miglia nautiche, ovvero più 300 chilometri – fino al porto libico di Bengasi. Un respingimento illegale, una vera e propria deportazione, coordinata da Malta. Secondo i parenti, le 500 persone sono state condotte in una prigione di Bengasi».

Un respingimento collettivo in mare.

«Invece di soccorrere, e sbarcare in un luogo sicuro, le persone che hanno cercato di fuggire dalle violenze estreme che subiscono i migranti in Libia – proseguono le NG – l'autorità di uno Stato membro dell'Unione Europea ha deciso di organizzare per procura un respingimento collettivo in mare, costringendo 500 persone ad attraversare oltre 300 km per arrivare in una prigione libica».

«Inoltre – aggiungono – essendo la sistematica omissione di assistenza in mare da parte di Malta, all'interno della zona Sar di propria competenza, nota da tempo, le autorità italiane avrebbero dovuto mobilitare i soccorsi per proteggere 500 vite e garantire il loro sbarco in un luogo sicuro».

SDA