Conflitti Oltre mille arresti in Turchia dopo l'attacco del PKK

SDA

3.10.2023 - 21:11

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (foto d'archivio).
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (foto d'archivio).
KEYSTONE

Dura risposta della Turchia all'attacco kamikaze del PKK di domenica scorsa contro il ministero dell'Interno di Ankara dove sono stati feriti due agenti.

All'alba i servizi segreti e le forze di polizia di Erdogan hanno lanciato una maxi operazione che ha portato a oltre mille arresti, con oltre 13'400 agenti schierati contro il partito curdo armato che dai primi anni '80 è coinvolto in un conflitto con l'esercito turco.

Circa 90 persone sono arrestate in 466 operazioni in tutto il Paese e anche nelle province del sud est, dove la maggior parte della popolazione è curda, mentre le forze di Ankara lanciavano un'altra operazione, sempre in chiave «anti terrorismo», fermando 928 persone accusate di contrabbando e possesso illecito di armi da fuoco.

In tutto sono state sequestrate 842 tra pistole automatiche e fucili durante le operazioni che hanno interessato la capitale Ankara ma anche Istanbul, Smirne, Adana, Edirne, Diyarbakir, Sanliurfa e Mersin.

Il primo attacco rivendicato dal 2016

Già alla vigilia, a meno di 24 ore dall'attentato, 20 persone erano state arrestate ad Istanbul e Kirklareli, nel nord ovest della Turchia. Tra loro vari funzionari dell'Hdp, la formazione di orientamento filo curdo e terza forza politica più rappresentata nel parlamento turco.

Oltre al ferimento di due agenti di polizia, l'attentato di Ankara ha causato la morte anche di un veterinario che i due attentatori hanno ucciso a Kayseri, nella Turchia centrale, per rubargli l'auto con la quale hanno raggiunto la capitale turca per compiere l'attacco contro l'ingresso del ministero dell'Interno.

Il PKK non rivendicava attentati in Turchia dal 2016 e l'attacco di domenica ha riportato il tema del terrorismo al centro del dibattito sui media turchi.

La questione del PKK in Turchia spesso provoca un'alta tensione anche quando viene affrontata sui media e oggi la giornalista Aysenur Arslan è stata messa sotto inchiesta per «propaganda terroristica» a causa di un commento durante un programma televisivo dove aveva posto alcuni dubbi sulla dinamica dell'attacco.

Erdogan chiede maggiore sostegno da parte degli alleati

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato a parlare dell'attentato di domenica e ha criticato i Paesi occidentali, accusandoli di limitarsi a condannare il terrorismo senza aiutare davvero Ankara.

«Vogliamo vedere passi concreti da parte dei nostri amici oltre alla condanna, le dichiarazioni rassicuranti e che condannano il terrorismo non saranno un balsamo per le nostre ferite», ha detto Erdogan.

«Non possiamo spiegare alla nostra nazione la mancanza di azioni contro i leader terroristi nonostante ci siano fascicoli pieni di prove», ha aggiunto con un implicito riferimento agli Stati Uniti, rilanciando le critiche di Ankara nei confronti di Washington per il sostegno nell'ambito della lotta all'Isis ai gruppi armati curdi in Siria che la Turchia considera una diretta minaccia terrorista, anche a causa dei loro legami con il PKK.

Le dichiarazioni del presidente turco, per quanto implicite, si riferiscono anche alla Svezia, la cui adesione alla Nato è ancora bloccata da Ankara che chiede al governo svedese l'estradizione di decine di sospetti militanti terroristi e contesta Stoccolma perché permette ai simpatizzanti del Pkk di manifestare.

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