TurchiaGulen è morto senza mai andare in tribunale per il tentato golpe del 2016 contro Erdogan
SDA
21.10.2024 - 20:27
Fethullah Gulen è morto anziano e malato senza mai presentarsi in tribunale nella Turchia dove era nato e dove era accusato di avere architettato il tentato, e fallito, golpe del 2016 contro il presidente Recep Tayyip Erdogan.
21.10.2024, 20:27
SDA
Il predicatore islamico a capo del potentissimo movimento ‹Hizmet› (servizio, in turco) si è spento all'età di 83 anni dopo essere stato ricoverato per insufficienza renale, demenza e diabete in un ospedale della Pennsylvania, dove risiedeva dal 1999.
Gulen decise di stabilirsi negli Stati Uniti dopo il golpe militare del 1997 che aveva spodestato il primo governo turco guidato da un politico islamista, Necmettin Erbakan.
Scelse l'esilio volontario negli Stati Uniti ufficialmente per motivi di salute ma forse, in quanto predicatore a capo di una setta islamica profondamente infiltrata nello Stato turco, temendo soprattutto di essere travolto dalle 'purghe' dei militari, che dopo l'intervento tentarono di arginare l'islam politico, mettendo al bando il principale partito di ispirazione religiosa.
Iniziò da giovanissimo a predicare l'islam
Nato nella provincia orientale di Erzurum, Gulen iniziò da giovanissimo a predicare l'islam per poi diventare imam e insegnante nella scuola coranica di Smirne, sulla costa bagnata dal Mare Egeo, mentre la sua popolarità cresceva in modo esponenziale nella parte più religiosa della società.
Tra gli anni '80 e '90 il suo movimento riuscì a raccogliere un seguito di milioni di persone, diventando noto e ramificandosi a livello internazionale, predicando anche il dialogo tra religioni, al punto che nel 1998 Gulen ebbe un incontro con papa Giovanni Paolo II.
Negli anni, molti dei suoi seguaci iniziarono ad occupare posizioni di peso nella magistratura e nelle forze di polizia, mentre i membri del movimento fondarono una vasta rete di scuole private.
Usò il movimento per sostenere i primi Governi del partito Akp
Dopo l'esilio, Gulen utilizzò il potere del suo movimento per dare sostegno ai primi governi del partito Akp di Erdogan, anche attraverso una serie di quotidiani e canali televisivi controllati dal predicatore.
I rapporti tra Gulen e l'attuale presidente turco iniziarono ad incrinarsi a partire dal 2012 tra conflitti di potere, scandali di corruzione e visioni divergenti sulla questione curda. Lo scontro si inasprì al punto che Erdogan fece chiudere i media affiliati al predicatore, mentre il Paese era colpito da attentati rivendicati da Isis e Pkk e regolarmente proteste anti governative venivano represse.
E così si arriva al golpe del 2016...
È in questo clima che si arriva al tentato golpe del 15 luglio 2016, una delle pagine più drammatiche della storia turca recente, con i caccia che volavano a bassa quota a Istanbul e ad Ankara e una notte di scontri tra i militari golpisti e la folla, scesa in strada per affrontare i soldati dopo l'appello lanciato in tv da Erdogan a colpo di Stato in corso. Tra militari e civili, le vittime furono almeno 250.
Gulen negò subito coinvolgimenti nel golpe ma Erdogan lo accusò esplicitamente di esserne l'architetto. Il movimento del predicatore in Turchia venne messo al bando, circa tremila seguaci furono condannati all'ergastolo e sono state intraprese azioni legali contro centinaia di migliaia di persone per presunti legami con la sua confraternita, ma le purghe hanno colpito anche moltissimi dissidenti, critici di Erdogan tanto quanto di Gulen.
La questione divenne anche un punto di scontro tra Ankara e Washington perché gli Usa hanno respinto le sette richieste di estradizione del predicatore, incriminato in Turchia con 27 capi d'accusa tra cui tentativo di rovesciare il governo e terrorismo.
«Avremmo voluto che venisse ritenuto responsabile per quello che ha fatto e che marcisse in prigione tutta la vita», ha detto il presidente del Parlamento turco, Numan Kurtulmus, commentando la morte di Gulen, mentre Ankara ha promesso che non cesserà la lotta, anche oltre confine, contro i seguaci del suo movimento, di cui oggi è difficile comprenderne la dimensione, decimato da arresti e fughe all'estero.