Russia-Italia Fiumicino, «Niente acqua perché è russa». Lei: «Nessun casus belli. Voglio solo le scuse della cassiera»

SDA

20.2.2024 - 19:10

Non le vendono una bottiglia d'acqua perché in possesso di un passaporto russo. È quanto denunciato da una passeggera che ieri si è imbarcata dall'aeroporto di Fiumicino per rientrare in Russia, quando si è vista negare l'acquisto da un duty-free dello scalo romano. 

Fiumicino Leonardo da Vinci Airport in una foto dell'estate 2023.
Fiumicino Leonardo da Vinci Airport in una foto dell'estate 2023.
IMAGO/Pond5 Images

Keystone-SDA

Aeroporti di Roma e Aelia – la società che gestisce il negozio – hanno inviato le proprie scuse alla ragazza dicendosi «rammaricati e costernati». Entrambi, poi, hanno avviato le verifiche necessarie per risalire alle commesse che sono state protagoniste dell'episodio e che ora rischiano una sanzione.

«Io vorrei solo avere le scuse di quella signora – le parole della passeggera -, non di Adr né del negozio, né degli italiani che non hanno alcuna colpa».

A raccontare sui propri social la disavventura è stata la stessa protagonista, un'insegnante di italiano e traduttrice da più di dieci anni in Italia «con regolare permesso di soggiorno», come racconta lei stessa nei video-denuncia che in breve tempo è diventato virale.

Il suo racconto

Dopo aver sbrigato tutte le pratiche e il controllo bagagli al terminal 1 di Fiumicino, spiega, decide di fermarsi in uno dei tanti duty-free dello scalo per comprare una bottiglietta d'acqua.

Arrivata davanti alla cassiera, fornisce la sua carta di imbarco e chiede di pagare. «In questo momento – racconta in un video pubblicato poi su Youtube – subentra la sua collega che ha detto alla 'mia cassiera' di chiedermi se avevo il passaporto russo».

L'insegnante risponde di averlo, e – senza neanche doverlo mostrare – si vede negata la possibilità di acquistare la bottiglia. «Mi dicono che per il fatto che ho il passaporto russo, non possono vendermi né l'acqua né altra merce».

Non ha potuto presentare un esposto

Alle rimostranze della passeggera, le due commesse la invitano a «consultare tutte le informazioni sul sito del ministero degli Esteri», senza fornire ulteriori informazioni sulle presunte norme che vietano la vendita di merce a cittadini russi.

Dopo aver raccontato sui social la disavventura proprio dall'aeroporto, la donna si convince, grazie all'aiuto dei suoi follower e studenti, a presentare un esposto, ma una volta arrivata all'ufficio di polizia del terminal – racconta lei stessa – le viene negata la possibilità «perché lì ricevevano solo esposti prestampati».

Al suo arrivo in Russia, l'insegnante resta a bocca aperta dopo aver appreso che il suo video era diventato virale e aveva ricevuto oltre mezzo milione di visualizzazioni. «Sono ancora scioccata», dice ringraziando tutti i suoi follower e mostrando i messaggi di «solidarietà» ricevuti da Adr e Aelia.

«Non voglio farne un casus belli – chiosa -, vorrei soltanto le scuse di quella ragazza, niente di più».