Kim Jong-un è nato l'8 gennaio 1984 a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord. Dal 17 dicembre 2011 è Capo supremo della sua nazione: è succeduto al padre Kim Jong-il, che a sua volta ereditò la carica dal nonno Kim Il-sung.
In questa immagine Kim è ritratto mentre lascia un aereo in occasione di una visita in Cina l'8 e 9 maggio 2018. Il leader coreano ha incontrato nell'occasione il suo omologo Xi Jingping.
Considerato al contempo un dittatore spietato da numerose diplomazie occidentali e un alleato per Paesi come la Cina, Kim Jong-un ha scelto nei primi anni al potere la via di un'escalation militare, lanciando programmi di sviluppo di testate nucleari ed effettuando numerosi test missilistici.
Una decisione che ha suscitato la reazione di numerosi governi, in primis quello della Corea del Sud, con la quale per decenni i rapporti sono stati tesissimi. Ma anche il Giappone ha protestato (alcuni missili hanno sorvolato l'isola nipponica). E il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato a più riprese, in quegli anni, di essere pronto a rispondere militarmente alle politiche di Kim.
Tuttavia, una volta fatta esplodere con successo una testata atomica nel corso di un test, il leader nordcoreano ha modificato radicalmente i propri toni. Ha affermato infatti che gli esperimenti hanno dato il risultato sperato, ovvero quello di dimostrare al mondo che la sua nazione è una potenza nucleare. In questo modo - ha aggiunto - è ora possibile parlare da pari a pari con le altre nazioni.
Ne è nato l'avvio di una spettacolare accelerazione nel processo di pacificazione con Seul. Dapprima, le diplomazie dei due Paesi hanno accettato di partecipare sotto la stessa bandiera, simbolicamente, alle Olimpiadi invernali che si sono tenute nello scorso mese di febbraio in Corea del Sud. Per l'occasione, una nutrita delegazione è stata inviata da Pyongyang, della quale faceva parte la sorella di Kim, tra le sue consigliere più influenti.
Nel corso dei Giochi sono stati effettuati alcuni incontri tra i dirigenti dei due Paesi, che hanno permesso di puntare ad un obiettivo storico: la prima visita di un leader del Nord nel territorio del Sud.
L'evento, di portata planetaria, è stato seguito dal mondo intero. Le immagini dei presidenti delle due Coree mano nella mano, sorridenti, hanno convinto anche i più scettici.
I leader si sono incontrati il 26 aprile nella zona demilitarizzata situata al confine tra le due nazioni: una fascia «cuscinetto» che le separa dal 1953, quando si concluse la guerra.
«Oggi comincia una nuova storia - ha affermato Kim -. Sono arrivato qui con la determinazione di lanciare un segnale. Siamo all'inizio di una nuova era». Moon ha accolto Kim, simbolicamente, sulla striscia di cemento che segna la frontiera. Si sono scambiati alcune parole, quindi il Capo supremo nordcoreano ha varcato il confine e ha calpestato il suolo sudcoreano.
Al termine del summit bilaterale, Kim Jong-un e Moon Jae-in hanno firmato una dichiarazione comune nella quale si impegnano ad effettuare «una denuclearizzazione completa della penisola coreana», a cessare tutte le ostilità di terra, aria e mare e a trasformare la zona demilitarizzata in un'area di pace.
Kim Jong-un, il Capo supremo della Corea del Nord dai missili alla pace
Kim Jong-un è nato l'8 gennaio 1984 a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord. Dal 17 dicembre 2011 è Capo supremo della sua nazione: è succeduto al padre Kim Jong-il, che a sua volta ereditò la carica dal nonno Kim Il-sung.
In questa immagine Kim è ritratto mentre lascia un aereo in occasione di una visita in Cina l'8 e 9 maggio 2018. Il leader coreano ha incontrato nell'occasione il suo omologo Xi Jingping.
Considerato al contempo un dittatore spietato da numerose diplomazie occidentali e un alleato per Paesi come la Cina, Kim Jong-un ha scelto nei primi anni al potere la via di un'escalation militare, lanciando programmi di sviluppo di testate nucleari ed effettuando numerosi test missilistici.
Una decisione che ha suscitato la reazione di numerosi governi, in primis quello della Corea del Sud, con la quale per decenni i rapporti sono stati tesissimi. Ma anche il Giappone ha protestato (alcuni missili hanno sorvolato l'isola nipponica). E il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato a più riprese, in quegli anni, di essere pronto a rispondere militarmente alle politiche di Kim.
Tuttavia, una volta fatta esplodere con successo una testata atomica nel corso di un test, il leader nordcoreano ha modificato radicalmente i propri toni. Ha affermato infatti che gli esperimenti hanno dato il risultato sperato, ovvero quello di dimostrare al mondo che la sua nazione è una potenza nucleare. In questo modo - ha aggiunto - è ora possibile parlare da pari a pari con le altre nazioni.
Ne è nato l'avvio di una spettacolare accelerazione nel processo di pacificazione con Seul. Dapprima, le diplomazie dei due Paesi hanno accettato di partecipare sotto la stessa bandiera, simbolicamente, alle Olimpiadi invernali che si sono tenute nello scorso mese di febbraio in Corea del Sud. Per l'occasione, una nutrita delegazione è stata inviata da Pyongyang, della quale faceva parte la sorella di Kim, tra le sue consigliere più influenti.
Nel corso dei Giochi sono stati effettuati alcuni incontri tra i dirigenti dei due Paesi, che hanno permesso di puntare ad un obiettivo storico: la prima visita di un leader del Nord nel territorio del Sud.
L'evento, di portata planetaria, è stato seguito dal mondo intero. Le immagini dei presidenti delle due Coree mano nella mano, sorridenti, hanno convinto anche i più scettici.
I leader si sono incontrati il 26 aprile nella zona demilitarizzata situata al confine tra le due nazioni: una fascia «cuscinetto» che le separa dal 1953, quando si concluse la guerra.
«Oggi comincia una nuova storia - ha affermato Kim -. Sono arrivato qui con la determinazione di lanciare un segnale. Siamo all'inizio di una nuova era». Moon ha accolto Kim, simbolicamente, sulla striscia di cemento che segna la frontiera. Si sono scambiati alcune parole, quindi il Capo supremo nordcoreano ha varcato il confine e ha calpestato il suolo sudcoreano.
Al termine del summit bilaterale, Kim Jong-un e Moon Jae-in hanno firmato una dichiarazione comune nella quale si impegnano ad effettuare «una denuclearizzazione completa della penisola coreana», a cessare tutte le ostilità di terra, aria e mare e a trasformare la zona demilitarizzata in un'area di pace.
Alla vigilia del nuovo vertice tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano Kim Jong-un, in programma a Pyongyang fino a giovedì, arriva l'allarmedell'Onu: il regime della Corea del Nord va avanti col suo programma nucleare e missilistico.
A fare il punto della situazione è la responsabile degli affari politici delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo, che durante una riunione del Consiglio di Sicurezza ha parlato di "progressi sulla riduzione delle tensioni militari", ma anche di "segnali che la Corea del Nord sta mantenendo e sviluppando i suoi programmi di armi nucleari e missili balistici".
Accuse gravi, che rischiano di mandare a monte i piani della Casa Bianca, col presidente Donald Trump che già pensa ad un secondo incontro al vertice con Kim, dopo quello storico di Singapore. Ma, stando a quanto riferito in Consiglio di sicurezza, tra le buone intenzioni espresse nella oramai fitta corrispondenza tra Trump e Kim e la realtà dei fatti ci sarebbero discrepanze non di poco conto. Anche perché, accusano gli Usa, Russia e Cina continuano a violare le sanzioni e ad aiutare il regime di Pyongyang.
Durante l'incontro dei Quindici al Palazzo di Vetro, chiesto d'urgenza dagli Usa che sono presidenti di turno del Consiglio di sicurezza, è stato esplicitamente posto l'accento sugli sforzi di alcuni Paesi per "minare e ostacolare" l'applicazione delle sanzioni contro Pyongyang, ed è andato in scena l'ennesimo duro braccio di ferro tra Washington e Mosca.
"La Russia ha imbrogliato sulle sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza alla Nord Corea", ha detto l'ambasciatrice americana Nikki Haley, parlando di "sistematiche violazioni, di cui gli Stati Uniti hanno le prove". Quindi ha accusato Mosca di "lavorare per indebolire le misure restrittive" e di portare avanti una "campagna per coprire le violazioni delle sanzioni". Haley ha poi definito "la corruzione della Russia come un virus", sottolineando che "non è il momento per allentare le sanzioni", mentre sono in corso "colloqui difficili e delicati" con Pyongyang.
Intanto però si continua a parlare del possibile secondo summit tra il presidente americano e il giovane leader nordcoreano. "Il vertice Trump-Kim ci ha portato sulla strada della completa denuclearizzazione, ma non siamo ancora a quel punto - ha detto Haley - E fin quando non ci arriveremo, non dobbiamo allentare le potenti sanzioni internazionali in vigore".
L'ambasciatore russo, Vassily Nebenzia, ha ribattuto che "le sanzioni non possono sostituire la diplomazia. È impossibile arrivare ad un accordo se non si offre nulla in cambio". "Un accordo politico e diplomatico è il solo modo per risolvere la situazione", ha affermato, ribadendo che se ci basa solo sulle misure restrittive è un risultato impossibile.
Russia e Cina hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza di discutere misure di allentamento delle sanzioni sin dal vertice tra Trump e Kim a Singapore. Il rappresentante di Pechino, Ma Zhaoxu, ha detto che il suo paese sta attuando le sanzioni, e avvertito che "ricorrere alla forza porterebbe solo conseguenze disastrose".
Da un rapporto ancora riservato di un panel delle Nazioni Unite che monitora il rispetto delle sanzioni, tuttavia, è emerso che la Corea del Nord sta eludendo le sanzioni dell'Onu attraverso vendite illecite di armi, accordi finanziari vietati. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno scoperto anche un consistente aumento di carburante importato attraverso trasferimenti che coinvolgono navi russe e cinesi, oltre a citare numerosi episodi di forniture di carbone verso la Cina strutturate in modo da evitare i controlli.
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