Codogno Parla il «paziente 1»: «Questa etichetta non mi pesa, le bugie sì»

ATS

22.5.2020

Immagine d'illustrazione
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Keystone

«L'etichetta di «paziente 1» non mi è mai pesata, le bugie sì. La cena con un cinese, le due maratone in una settimana: tutto falso. Mi è pesata la popolarità che ne è conseguita, devo continuamente respingere le richieste di interviste o di ospitate televisive».

Mattia Maestri si racconta in un'intervista a Sportweek, in edicola sabato con la Gazzetta dello Sport, a tre mesi dalla notte in cui a Codogno il 37enne è diventato il primo italiano a cui è stato diagnosticato il coronavirus, prima del ricovero all'ospedale San Matteo di Pavia.

Maestri parla delle due settimane in terapia intensiva, della figlia nata pochi giorni dopo le sue dimissioni, e della sua voglia di tornare a correre, passione condivisa con la moglie e con un gruppo di fedelissimi, i compagni del Gruppo Podistico Codogno '82 che ha voluto coinvolgere nell'intervista.

«Nel periodo del mio ricovero - ha spiegato, come si legge in un'anticipazione del servizio - hanno sostenuto la mia famiglia. Si sono anche iscritti ai social per difendermi».

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