QatargateUn milione e mezzo di euro a casa di Kaili e Panzeri
SDA
13.12.2022 - 22:19
Un milione e mezzo di euro in contanti trovati tra la casa dell'ex deputato italiano Antonio Panzeri, quella di Eva Kaili e la valigia che portava il padre dell'eurodeputata ellenica.
Keystone-SDA
13.12.2022, 22:19
14.12.2022, 09:03
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Più il sequestro di ventimila euro effettuato nell'abitazione del compagno dell'ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo Francesco Giorgi ad Abbiategrasso, nel Milanese. Il Qatargate continua a fornire dettagli allarmanti sulle sospette tangenti arrivate da Doha. E rischia di allargarsi.
Giorgi, uno dei quattro imputati che mercoledì avranno l'udienza preliminare, ha parlato a lungo con gli inquirenti. E secondo fonti ben informate avrebbe fatto dei nomi, come quello dell'eurodeputato belga Marc Tarabella.
Parallelamente, c'è un fronte politico che si è aperto con il Qatargate: il tenore dei rapporti con Doha. E non è un caso che della vicenda si parlerà anche al vertice dei leader dell'UE di giovedì.
Nuove perquisizioni
L'inchiesta belga ha prodotto nuove perquisizioni. Ad esempio nell'ufficio di Michelle Rieu, capo unità dell'Eurocamera la cui attività è legata alla sottocommissione dei diritti umani. Sigilli sono stati posti anche all'ufficio di Davide Zoggia, ex parlamentare italiano ed assistente dell'eurodeputato Pietro Bartolo.
La lunga chiacchierata tra Giorgi e gli inquirenti lascia in sospeso una domanda: quanto può allargarsi l'inchiesta? Il rischio c'è. Fight Impunity, l'organizzazione non governativa fondata da Panzeri, per alcuni avrebbe agito da volano delle attività illecite ma attorno alle relazioni con il Qatar e al tema dei diritti giravano diversi attori della comunità europea brussellese.
Nomi di nuovi indagati al momento non sono stati diffusi. Anche perché c'è il tema dell'immunità parlamentare, che nell'Ue decade solo in flagranza di reato. Un'immunità che, finora, potrebbe aver evitato a Tarabella di finire tra gli indagati. L'eurodeputato è stato comunque sospeso dal Partito socialista belga.
Kaili, Giorgi, Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca – segretario dell'organizazione non governativa No Peace Without Justice – comunque si presenteranno mercoledì in tarda mattinata in tribunale per l'udienza preliminare.
Destituita Kaili
La polizia federale ha diffuso la prima foto dei contanti trovati all'ellenica, a suo padre e a casa di Panzeri: molte le banconote di piccolo taglio, anche da dieci e venti euro.
A parlare in via ufficiale con la stampa, finora, è stato solo il legale dell'eurodeputata di Salonicco. «La sua posizione è di innocenza. Non ha nulla a che fare con le tangenti del Qatar», ha dichiarato l'avvocato Michalis Dimitrakopoulos.
A Strasburgo non sembrano pensarla così. La votazione sulla destituzione di Kaili da vicepresidente è stata rapida e sorretta da una maggioranza bulgara. Hanno votato a favore in 625 (superando il quorum richiesto dei due terzi).
Un unico contrario, il croato Mislav Kolakusic, che milita nel Misto, mentre Dorien Rookmaker (olandese del Partito dei conservatori e dei riformisti europei) e Joachim Kuhs (tedesco del gruppo Identità e Democrazia) hanno deciso di astenersi.
Chiesta una stretta contro le lobby
In Aula il dibattito sul Qatargate non ha risparmiato toni duri. In tanti hanno chiesto una stretta contro le lobby mentre da destra non sono mancati gli strali contro i socialisti.
Nel frattempo il Qatargate allunga la sua ombra sui rapporti con Doha. Il gruppo di Amicizia Ue-Qatar è stato sospeso. La delegazione europarlamentare che si occupa della Penisola araba e del Golfo ha rinviato il suo viaggio previsto a febbraio.
«Mi aspetto che il tema sarà sollevato» al Consiglio europeo, ha spiegato un alto funzionario dell'UE ricordando come, di prassi, la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola interviene all'inizio della riunione. «Mi aspetto un supporto dei leader, e una linea netta sul tema della corruzione», ha aggiunto la fonte.
Viaggio di Schinas nel mirino
Certo, nel pieno della tempesta energetica il rapporto con il Qatar è cruciale. La Commissione e Doha, negli ultimi mesi, si erano avvicinati nettamente. E il recente viaggio – e le affermazioni sui progressi sul tema dei diritti – del vicepresidente Margaritis Schinas sono finite nel mirino.
«Le mie parole sono in linea con la posizione della Commissione», si è difeso con nettezza Schinas respingendo con sarcasmo i sospetti che sia coinvolto: «Mi hanno regalato un pallone e una scatola di cioccolatini...».