Guerra in Medio OrienteSì al carburante a Gaza, Israele colpisce nel sud della Striscia
SDA
17.11.2023 - 21:55
Israele allarga le operazioni militari anche al sud di Gaza mentre in serata sono entrati nella Striscia i primi 17'000 litri di gasolio dopo settimane di pressing della comunità internazionale, Stati Uniti in testa, per le forniture di carburante all'enclave al collasso.
Keystone-SDA
17.11.2023, 21:55
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L'operazione condotta «in terra, in cielo e dal mare» proseguirà ovunque si trovino i miliziani e «poiché Hamas si trova anche nel sud della Striscia, si estenderà lì. Ciò avverrà nel tempo, nel luogo e nelle condizioni che stimeremo più favorevoli. Ma avverrà», ha avvertito il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.
Una nuova fase avvalorata dai volantini lanciati dall'esercito per esortare la popolazione di alcuni villaggi della parte meridionale dell'enclave palestinese a spostarsi altrove. Nella notte scorsa un raid israeliano su Khan Younis, nel sud appunto, avrebbe già provocato «numerosi morti», secondo quanto hanno denunciato le autorità di Hamas.
Dissensi nel governo israeliano
Mentre l'inversione a U del premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha autorizzato l'ingresso di carburante nella Striscia dopo averlo finora negato, ha provocato non pochi malumori e anche aperta opposizione tra i ministri di ultradestra del governo.
Bezalel Smotrich, capo delle finanze e leader del partito nazionalista Sionismo religioso, ha parlato di «errore grave» e «segnale di debolezza» lanciato al nemico: «Consentirà solo a Yahya Sinwar (capo di Hamas) di restare in un bunker climatizzato quando invece dovremmo continuare a colpire i leader di Hamas senza sosta», ha tuonato.
«La decisione di far entrare carburante dentro Gaza – gli ha replicato il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi – non danneggia gli obiettivi della nostra operazione. Se si scatenano epidemie – ha aggiunto – si ferma la guerra e noi vogliamo portarla avanti».
Ad ogni modo, secondo quanto stabilito dal gabinetto di guerra israeliano, ogni giorno entreranno dal valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto, due autocisterne di gasolio destinato alle necessità dell'Onu, in particolare ai soccorsi, al sostegno della rete idrica e a rimettere su la rete telefonica sull'intero territorio. Proprio alla mancanza di energia tra l'altro Hamas ha imputato «la morte di 24 persone in due giorni all'ospedale Shifa», nel centro di Gaza City.
L'esercito israeliano avanza
L'esercito israeliano (IDF) intanto conquista sempre più spazio all'interno della Striscia. La morsa maggiore è ancora al nord e al centro. I soldati hanno annunciato di aver preso una roccaforte della Jihad islamica, uccidendo molti miliziani. E continuano a trovare armi in strutture civili, compresi asili e scuole.
Il tutto senza mollare la presa sull'ospedale Shifa sotto cui, ha annunciato ancora l'esercito, «è stata trovata un'altra struttura sotterranea». Visitando proprio lo Shifa il comandante del fronte sud d'Israele Yaron Finkelman ha detto che «la presenza di Hamas in tutti gli ospedali è definitiva e chiara» dopo aver mostrato l'imbocco di un tunnel.
Proprio accanto all'ospedale, inoltre, sono già stati trovati due corpi di ostaggi uccisi: oggi è stata la volta della soldatessa Nora Marciano, 19 anni, di cui la fazione islamica aveva fatto circolare un video. Hamas ha poi fatto sapere che i soldati hanno portato via dallo Shifa «130 salme» e distrutto quasi tutti i macchinari medici.
Un nuovo allarme dell'ONU
A Gaza, secondo il ministero della sanità locale, i morti sono arrivati a più di 12'000, tra cui 5000 minorenni. «Il bilancio umano dell'assedio – ha attaccato l'Onu – è indescrivibile».
«Per quanto terribile sia la situazione a Gaza – ha ammonito il capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths a nome del segretario generale Antonio Guterres – potrebbe peggiorare molto. Temo seriamente che, se non agiamo adesso, il conflitto potrebbe allargarsi ulteriormente ad altre parti dei Territori palestinesi occupati».
La battaglia di Gaza sta infatti infiammando sempre più la Cisgiordania, dove Hamas ha dichiarato di voler esportare la guerra mentre Israele continua con i suoi blitz. Oggi i morti in scontri con l'esercito ebraico sono stati cinque a Jenin e due a Hebron, e decine di arresti sono stati compiuti in tutti i Territori.
Il ministro degli esteri statunitense Antony Blinken ha tuttavia chiesto allo Stato ebraico di adottare misure «urgenti» per porre fine alla violenza dei coloni contro i palestinesi.
Anche al confine con il Libano la tensione resta altissima, con lanci da parte degli Hezbollah e fuoco israeliano di risposta.