Unità nazionale e dialogo con la Catalogna: sono questi i due assi portanti su cui Pedro Sánchez intende basare il suo governo, come lui stesso ha riaffermato questa mattina in Parlamento, dove è iniziato il dibattito sulla fiducia, al voto finale martedì 7 gennaio.
Lo riferisce la stampa spagnola.
Pedro Sánchez, parlando all'indomani dell'espulsione dal parlamento del presidente della Generalitat catalana Quim Torra, condannato all'interdizione dai pubblici uffici per 'disobbedienza', ha ribadito che la sovranità nazionale non sarà negoziabile ma che l'accordo con la sinistra catalana di Erc, che con la sua astensione dovrebbe dare il via libera al governo, prevede la consultazione dei «cittadini della Catalogna» sui possibili accordi nell'ambito della tabella bilaterale tra il governo e la Generalitat. Intese che non porteranno mai e in alcun modo – ha ribadito – un referendum per l'autodeterminazione.
Sanchez ha attribuito al governo Rajoy la responsabilità delle attuali tensioni indipendentiste, e ha rimproverato le opposizioni, in particolare PP e Ciudadanos di «aver rifiutato di dare il minimo contributo alla governance», «ventilando i peggiori presagi sul futuro della Spagna rifiutando allo stesso di evitarli». Il leader del Pp Pablo Casado, da parte sua, ha accusato il premier incaricato di voler «svendere la Spagna». «Pronta la risposta di Sanchez: «voi e l'ultradestra avete usato ogni tipo di artificio giuridico ed extragiuridico per boicottare la formazione del governo, facendo cose improprie verso un candidato alla presidenza del governo e prevedete da 15 mesi una fine del mondo e della Spagna che non esiste».
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