Conflitto Offensiva turca in Siria: Putin frena Erdogan

ATS

15.10.2019 - 20:45

Truppe turche stazionate vicino a Manbij, in Siria.
Truppe turche stazionate vicino a Manbij, in Siria.
Source: KEYSTONE/AP DHA/UGUR CAN

Putin scende in campo e frena l'offensiva turca in Siria. Da martedì pomeriggio l'esercito del presidente Bashar al Assad ha il «totale controllo» di Manbij, località strategica a ovest del fiume Eufrate, alle cui porte scalpitavano le milizie arabe filo-Ankara.

La loro avanzata è stata bloccata sul nascere dall'arrivo delle truppe di Damasco, dopo che la Coalizione internazionale anti-Isis a guida statunitense aveva ufficializzato il suo ritiro, e dallo schieramento della 'polizia militare' russa come forza d'interposizione sul perimetro della città, «lungo la linea di contatto tra gli eserciti siriano e turco».

Un intervento che segna il primo vero stop all'incursione turca, nel settimo giorno dell'operazione militare 'Fonte di pace'.

Il presidente turco non molla

Anche Kobane sembra ormai fuori portata, con i soldati di Assad scortati dai russi pronti a occupare anche lì il posto lasciato vacante dagli americani. Entro 24 ore arriverà poi in Turchia il vicepresidente americano Mike Pence, inviato da Donald Trump dopo le sanzioni per chiedere a Erdogan un cessate il fuoco.

Ma il presidente turco non molla. «Presto metteremo in sicurezza» l'intero confine turco-siriano «da Manbij al confine con l'Iraq», ha promesso. Obiettivo: conquistare più terreno possibile per mettere al sicuro le frontiere e rimandare a casa i rifugiati. «Un milione in una prima fase, due milioni in una seconda tappa», ha spiegato il Sultano.

Ankara, ha detto, ha «salvato dall'occupazione dei terroristi mille chilometri quadrati di territorio». E dalle colonne del Wall Street Journal è tornato a minacciare l'Europa: «La comunità internazionale deve sostenere gli sforzi del nostro Paese o cominciare ad accettare i rifugiati».

Ma continuano a piovere condanne

Ma sull'offensiva turca continuano a piovere condanne. Oggi anche Gran Bretagna e Spagna si sono aggiunte alla lista di Paesi europei – dopo Italia, Germania, Francia, Olanda e Paesi scandinavi – che hanno sospeso la concessione di nuove licenze ad Ankara per forniture di equipaggiamenti militari.

Sul campo, dopo il ritiro da Manbij e Kobane, i marines americani stanno abbandonando tutte le altre postazioni. A parte una piccola guarnigione che resterà nella base di Al Tanf, nel deserto siriano, i circa mille soldati a stelle e strisce finora in Siria verranno dislocati in Iraq e Giordania.

Un vuoto subito riempito dai militari siriani e russi, in una staffetta di fatto che ha tagliato fuori le truppe di Ankara.

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