Late Night USA «Sono solo i vincitori a dettare le regole»

Di Philipp Dahm

1.10.2020

Bill Maher paragona la politica del potere a dei Terminator che continuano a costruire sempre più robot.
Bill Maher paragona la politica del potere a dei Terminator che continuano a costruire sempre più robot.
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Bill Maher dice ancora una volta la sua al fronte democratico: per il presentatore del late-night show, devono smetterla di lamentarsi delle contraddizioni dell’amministrazione Trump. Poiché in questo momento è tutta una questione di potere, afferma.

«Il potere, è come allevare dei conigli: più ne avete, più è facile averne molti di più», spiega Bill Maher nel suo late-night show «Real Time» sull’emittente HBO. «È una regola vecchia come il mondo e ne avevo parlato già due anni fa quando un'altra successione alla Corte suprema era al centro dell'attualità.»

Il presentatore allude alla controversa nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema degli Stati Uniti. «E questa questione del potere che genera potere, dovrebbero tenerla tutti a mente in questo momento. L’idea è che quando si perde potere, non solo di perde la battaglia, ma diventa anche più difficile vincere lo scontro successivo. È così che funziona il potere.»

Bill Maher, che nel 2016 aveva sostenuto Hillary Clinton, l’avversaria di Donald Trump, riassume la situazione: «Se i democratici perdono le elezioni, perderanno anche la possibilità di nominare i giudici. [Donald] Trump ha nominato un quarto dei giudici [della Corte suprema] e, a differenza delle sue mogli, è a vita.»

Un esempio in Florida

Un episodio accaduto in Florida dimostra come i repubblicani esercitino in pratica il loro potere: «[Laggiù], la gente ha votato a favore della restituzione del diritto di voto agli ex detenuti», spiega il presentatore di 64 anni. Effettivamente, anche se i condannati hanno scontato la pena, si vedono sempre rifiutare il diritto di voto politico. Un’iniziativa lanciata dai democratici puntava a cambiare le cose.

Donald Trump presenta Amy Coney Barrett, nominata alla successione di Ruth Bader Ginsburg, il 26 settembre davanti alla Casa Bianca.
Donald Trump presenta Amy Coney Barrett, nominata alla successione di Ruth Bader Ginsburg, il 26 settembre davanti alla Casa Bianca.
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«Ma ciò non accadrà, poiché [Donald] Trump ha nominato cinque dei sei giudici della Corte d’appello che hanno trovato il modo di ostacolare l’iniziativa e, dato che ciò accade molto spesso, di fare in modo che sia più difficile per i democratici votare. Ciò significa che ci sono più senatori repubblicani che, a loro volta, nominano giudici più conservatori. Il potere è un cerchio perpetuo – è come dei Terminator che continuano a costruire sempre più robot.»

Soltanto in Florida, l’iniziativa avrebbe permesso di recuperare 1,4 milioni di nuovi elettori di cui la maggior parte non avrebbe probabilmente votato repubblicano.  E malgrado l’iniziativa in Florida fosse sostenuta da entrambi i partiti, la Corte d’appello federale degli Stati Uniti l’ha respinta, precisando che gli ex detenuti avrebbero prima dovuto pagare tutti i loro debiti. La Corte d’appello ha inoltre dichiarato che i voti potevano essere considerati comprati nella misura in cui il miliardario democratico Michael Bloomberg aveva sostenuto l’iniziativa con un contributo di diversi milioni di dollari.

«Power talks, loser walks»

Ciò ci riporta alla lezione di politica del potere di Bill Maher: «Certo, al momento i democratici denunciano a gran voce l’ipocrisia di [Donald] Trump che provvede al seggio lasciato vacante da Ruth Bader Ginsburg in pieno anno elettorale. Dicevano una cosa quando si trattava di Obama e adesso dicono l’esatto contrario – come possono dormire la notte?», rilancia il presentatore, imitando l'opposizione con un tono lamentoso.

Late-night USA - Capire gli Stati Uniti

50 Stati, 330 milioni di abitanti e ancor più opinioni: come «capire gli USA»? Per avere una visione complessiva senza sbagliarsi serve un faro. Le star dei late show offrono probabilmente l'aiuto migliore nella navigazione. Sono dei perfetti piloti che esplorano implacabilmente i fondali del Paese e della gente e servono al nostro autore, Philipp Dahm, come bussole che indicano il tono dell'umore e lo stato d'animo degli statunitensi.

Poi inasprisce il tono: «Vi dirò come: come neonati, poiché così come i neonati non hanno morale. E nel caso non lo aveste ancora capito, questa ipocrisia spudorata e premeditata dovrebbe mostrare chiaramente a tutti che non si può cogliere in fallo [i repubblicani] con le loro contraddizioni. A loro non importa poiché tutto ruota esclusivamente attorno al potere. L’unica regola che seguono, è che solo i vincitori dettano le regole. Il potere parla, i perdenti camminano.»

Bill Maher si lascia andare ad un triste pronostico: «Loro hanno il potere e lo useranno per mettere sei conservatori alla Corte [suprema], e se le elezioni 2020 dovessero finire davanti a questa corte, come in pratica stanno già promettendo, indovinate chi vincerà. Non possiamo impedirgli di ottenere la [maggioranza alla corte] e ciò significa che non possiamo impedirgli di scegliere il vincitore delle elezioni.»

La scappatoia

Nel mondo di Bill Maher, anche i democratici hanno una possibilità di vincere le elezioni presidenziali? Soltanto se Joe Biden vincesse con un tale scarto che i repubblicani non potranno ignorare il risultato, stima.

Per Bill Maher, Joe Biden ha bisogno di riportare una netta vittoria.
Per Bill Maher, Joe Biden ha bisogno di riportare una netta vittoria.
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La sua analisi presenta una buona parte di verità. L’opposizione dovrebbe recepire soprattutto il suo messaggio centrale, secondo cui è inutile lamentarsi. C'è solo un punto su cui il newyorkese va fuori strada: anche se sei conservatori sedessero alla Corta suprema, una contestazione dello scrutinio dovrebbe comunque fondarsi su argomenti giuridici.

E anche se i giudici sono conservatori, anche loro valutano tali argomenti: perfino Brett Kavanaugh ha votato contro la linea dei repubblicani nell’ambito di alcune decisioni. Tuttavia, una vittoria netta di Biden faciliterebbe probabilmente un passaggio di potere. Forse il 4 novembre il mondo sarà un po' più intelligente.

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