Giustizia Spagna: bloccata la riforma dell'elezione dei giudici della Corte Costituzionale

SDA

20.12.2022 - 13:33

La Corte Costituzionale spagnola ha bloccato ieri in tarda serata, come misura cautelare, l'iter parlamentare di una discussa riforma del governo, già approvata dalla Camera e che doveva essere discussa nel Senato a partire da oggi.
La Corte Costituzionale spagnola ha bloccato ieri in tarda serata, come misura cautelare, l'iter parlamentare di una discussa riforma del governo, già approvata dalla Camera e che doveva essere discussa nel Senato a partire da oggi.
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La Corte Costituzionale spagnola ha bloccato ieri in tarda serata, come misura cautelare, l'iter parlamentare di una discussa riforma del governo, già approvata dalla Camera e che doveva essere discussa nel Senato a partire da oggi.

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Diversi media spagnoli sottolineano che la decisione – una misura cautelare nei confronti del Parlamento nazionale, massimo organo di espressione della sovranità popolare – non ha precedenti nella storia democratica della Spagna.

Secondo quanto riportano l'agenzia di stampa EFE ed altri media iberici, al termine di una sessione iniziata alle 10 del mattino, il tribunale di garanzia costituzionale ieri ha accolto una richiesta di intervento cautelare da parte della principale formazione dell'opposizione, il Partito Popolare. La proposta di riforma prevede, nello specifico, la modifica parziale del sistema di elezione dei giudici della Corte Costituzionale stessa, il cui rinnovo è in parte bloccato da tempo come conseguenza di una diatriba che coinvolge giudici di tendenza conservatrice e progressista e, sullo sfondo i principali partiti.

Tra i primi pronunciarsi dopo la decisione della Corte Costituzionale, a nome dell'esecutivo di centro-sinistra (Partito Socialista-Unidas Podemos), è stato il ministro della Presidenza Félix Bolaños. «Quanto avvenuto è di massima gravità», ha detto, sottolineando che la deliberazione è stata adottata «in tempi inusualmente rapidi» e con «la maggioranza più esigua possibile», ovvero con i voti dei sei magistrati conservatori contro i cinque dei progressisti.

«In 44 anni di democrazia, il Parlamento non è mai stato privato della facoltà di legiferare, la sua inviolabilità è seriamente compromessa», ha affermato invece il presidente del Senato, Ander Gil.

«Quanto accaduto non ha precedenti e desta profonda preoccupazione dal punto di vista del corretto funzionamento del potere legislativo», ha dichiarato, da parte sua, la presidente del Congresso dei deputati Meritxell Batet. Sia il governo sia le due Camere hanno comunque garantito che rispetteranno la decisione dei giudici.

Ben di altro tono la reazione del Partito Popolare, formazione leader dell'opposizione e firmatario del ricorso che ha portato all'intervento della Consulta spagnola. «Oggi la nostra democrazia è rafforzata. In uno Stato di Diritto, tutti i poteri sono soggetti alla legge», ha twittato il leader di questa forza politica, Alberto Núñez Feijóo.

La riforma in questione è stata concepita per sbloccare il rinnovo della Corte costituzionale, da tempo in stallo. Socialisti e popolari si accusano vicendevolmente della situazione, sostenendo entrambi che l'intento dell'avversario è di ottenere il controllo politico del potere giudiziario.

Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha sostenuto in una dichiarazione istituzionale che la decisione della Corte Costituzionale nazionale porta il Paese a «uno scontro istituzionale senza precedenti» in Europa.

Nel corso di un discorso durato circa 5 minuti, il primo ministro ha puntato il dito per la situazione contro il Partito Popolare, principale formazione dell'opposizione, accusandolo di voler «trattenere attraverso mezzi illegittimi un potere che i cittadini non hanno convalidato nelle urne», cercando di condizionare l'operato dei tribunali.

«Voglio trasmettere a tutti i cittadini un messaggio di serenità», ha poi detto Sánchez, «il nostro sistema democratico ha a disposizione i meccanismi per superare una situazione di questa natura». Una situazione in cui, ha aggiunto, è stato «violato un principio basilare della sovranità popolare, quello della rappresentatività, del dibattito e della possibilità di legiferare».

Il premier ha sostenuto che il governo rispetterà la decisione dei giudici della Corte Costituzionale, che ha ricordato essere in maggioranza «conservatori», e che farà rispettare anche «la volontà popolare espressa nelle urne nel 2019». Verranno adottate, ha assicurato, «tutte le misure necessarie» consentite dalla legge per sbloccare la situazione di stallo in cui si trovano, da tempo, il rinnovo della Corte Costituzionale stessa e quello del Consiglio superiore della magistratura. Questioni su cui, a più riprese, ha espresso preoccupazione anche Bruxelles.