Regno UnitoStallo post Brexit, l'Irlanda del Nord torna al voto
SDA
28.10.2022 - 19:12
L'Irlanda del Nord torna al voto dopo solo sei mesi in un clima di tensione e instabilità.
28.10.2022, 19:12
28.10.2022, 20:02
SDA
Lo stallo politico a Belfast tra i repubblicani dello Sinn Fein e gli unionisti del Dup non si è sbloccato, nonostante l'ultimatum del governo centrale di Londra per trovare un accordo scaduto a mezzanotte.
Oggi quindi è arrivato l'atteso annuncio del ministro per il Nord Irlanda, Chris Heaton-Harris: ha convocato le elezioni anticipate precisando che la data sarà definita la settimana prossima dopo consultazioni ad hoc con i partiti locali, ma i media prevedono comunque il ritorno alle urne prima di Natale. Il ministro ha espresso una certa frustrazione – sono «estremamente contrariato», ha detto in un tweet – visti gli inutili sforzi di mediazione per superare l'impasse.
Giovedì l'ultimo tentativo: l'assemblea legislativa di Belfast si era riunita per trovare il modo di riavvicinare i due principali partiti e formare quindi il tanto atteso governo di unità nazionale ma in aula sono state ribadite le stesse posizioni che da mesi li dividono.
Il Dup, col leader Sir Jeffrey Donaldson, ha opposto ancora il suo 'no' ad entrare nell'esecutivo se prima non viene modificato il Protocollo per l'Irlanda del Nord, l'intesa post Brexit tra Londra e Bruxelles osteggiata nella forma attuale dagli unionisti perché «danneggia la nostra economia, danneggia la nostra gente e ci impedisce di accedere a medicinali e altre forniture vitali dal resto del Regno Unito».
Mentre la vicepresidente dello Sinn Fein, Michelle O'Neill, che sarebbe dovuta diventare la nuova First Minister dopo la storica vittoria del suo partito nelle elezioni di maggio, ha puntato il dito contro l'altra compagine, colpevole dello «stallo politico perpetuo».
Il muro contro muro impedisce la ricostituzione della condivisione di potere, alla base degli accordi di pace del Venerdì Santo che nel 1998 posero fine al conflitto nordirlandese. Da tempo i rapporti tra Sinn Fein e Dup sono tesi e lo scontro politico è stato aggravato dal post Brexit. Ma ci sono ragioni più profonde e che vanno oltre una possibile modifica del Protocollo. Stanno cambiando certi equilibri nell'Irlanda del Nord sia dal punto di vista politico, con i repubblicani che ora possono vincere le elezioni, sia da quello demografico, con i cattolici che hanno superato i protestanti. Lo Sinn Fein sta prendendo quindi sempre più forza, arriva a rilanciare il tema di una riunificazione dell'isola sotto Dublino, certamente un'ipotesi lontana ma non più così improbabile, e propone sin da ora una controversa cogestione locale tra i governi britannico e irlandese al posto della «direct rule» prevista dal Regno Unito nel caso in cui la sua nazione non riesca ad amministrarsi in modo autonomo. Lo scenario non può che preoccupare gli unionisti, sebbene i loro toni non siano così duri come nei mesi scorsi.
Di sicuro la situazione rappresenta un ulteriore grattacapo da gestire per il premier britannico Rishi Sunak, che da pochi giorni ha formato il suo governo e deve affrontare una crisi economica interna e tensioni internazionali su più fronti. Il primo ministro conservatore sembra deciso a insistere sulla richiesta di modifica del Protocollo come fatto dai suoi predecessori, ma puntando per ora sulla ricerca di una soluzione negoziata con l'Ue e accantonando la minaccia di un ritiro unilaterale dall'accordo. Si tenta quindi una via del compromesso, con la speranza che venga intrapresa prima o poi anche a Belfast.