Ucraina Stoltenberg da Zelensky: «Il vostro posto è nella NATO»

SDA

20.4.2023 - 20:44

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, sinistra, e il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, destra.
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, sinistra, e il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, destra.
Keystone

Jens Stoltenberg mette piede in Ucraina per una visita storica, la prima del segretario generale della Nato da quando è iniziata l'invasione russa, che alla vigilia dell'incontro di Ramstein lancia un chiaro messaggio a Mosca.

20.4.2023 - 20:44

L'Alleanza atlantica dà il suo pieno sostegno all'Ucraina, mentre si attende la controffensiva a est. A Kiev, Stoltenberg ha incontrato Volodymyr Zelensky al quale ha ribadito che «il posto dell'Ucraina è nella famiglia euro-atlantica» e «nel tempo, il nostro sostegno contribuirà a renderlo possibile».

Dall'altra parte, anche il presidente ucraino ha voluto lanciare il suo messaggio: «È tempo» per il suo Paese di entrare nella Nato e di accelerare sulla fornitura di armi a lungo raggio. Parole che non piacciono al Cremlino, per il quale un ingresso di Kiev significherebbe «una minaccia seria e sostanziale per la Russia e la sua sicurezza».

Impedirlo resta quindi uno degli obiettivi della «operazione militare speciale», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. Mentre il falco del presidente Putin, Dmitri Medvedev, ironizza sull'imminente fine del mandato di Stoltenberg, che a suo dire sostiene l'ingresso dell'Ucraina nella Nato pensando che «per fortuna non ci sarà» quando accadrà.

Decisioni ambiziose ai prossimi vertici

La visita a sorpresa del segretario della Nato è «un segno che l'Alleanza è pronta a iniziare un nuovo capitolo nelle relazioni, un capitolo di decisioni ambiziose», ha sottolineato Zelensky in conferenza stampa, durante la quale ha espresso gratitudine per l'invito a partecipare al vertice Nato di Vilnius a luglio.

Ma per quella data, «è importante che anche l'Ucraina riceva un invito corrispondente» nell'Alleanza, secondo il leader ucraino che ha fatto appello a Stoltenberg affinché aiuti a superare la «reticenza» dei partner nel fornire armi a lungo raggio, caccia moderni, artiglieria e blindati.

«L'inibizione di decisioni appropriate è tempo perso per la pace e per la vita dei nostri soldati, che non hanno ancora ricevuto il numero vitale di strumenti di difesa», ha affermato Zelensky. Accanto a lui, il segretario Nato ha sottolineato di «aspettarsi che gli alleati della Nato, al vertice di Vilnius, decidano di rafforzare ulteriormente il pacchetto per l'Ucraina con un sostegno ancora maggiore». E la questione dell'adesione ucraina e delle garanzie di sicurezza «saranno tra le priorità dell'incontro e anche in vista dei preparativi per il vertice».

L'incontro a  Ramstein

Prima di Vilnius, gli occhi sono però puntati sull'incontro del gruppo di contatto a Ramstein, dove «si discuterà del sostegno militare all'Ucraina, su cui lavoriamo ogni giorno», ha assicurato il segretario della Nato. «Un Ramstein importante», ha sottolineato Zelensky spiegando che anche qui l'Ucraina farà pressing sulla fornitura di armi e munizioni, punto nevralgico dell'agenda di Kiev mentre prepara la controffensiva.

Tanto che, secondo il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, «l'incapacità dell'Unione europea di attuare la sua decisione sull'approvvigionamento congiunto di munizioni per l'Ucraina è frustrante». Per Kiev infatti, «il costo dell'inazione si misura in vite umane». Ma intanto, arriva l'annuncio della Danimarca che insieme ai Paesi Bassi doneranno 14 carri armati Leopard 2 a Kiev. Potrebbero arrivare in Ucraina all'inizio del 2024.

Un ampliamento delle sanzioni

Mentre sul terreno continua la battaglia, la partita della guerra si gioca quindi ancora una volta sulle armi, anche dall'altra parte del fronte. Secondo quanto rivelato dai leak dei documenti del Pentagono citati dal Financial Times, all'inizio dell'anno il gruppo dei mercenari russi Wagner aveva chiesto alla Cina «munizioni ed apparecchiature» da utilizzare nella guerra, senza però avere successo. Pechino infatti «non ha inviato» a Wagner «nessuna arma, neanche per effettuare test».

E insieme a quelle convenzionali, si ragiona anche sulle armi economiche: gli Stati Uniti e alcuni degli alleati chiave dell'Ucraina starebbero infatti valutando un divieto quasi totale delle esportazioni alla Russia, secondo indiscrezioni di Bloomberg. Un'idea che sarebbe discussa in vista del G7 in Giappone a maggio, e che piace a Kiev, secondo cui il blocco completo delle esportazioni russe «è l'unico modo per punire Mosca per questi crimini qui e ora», ha detto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak.

Intanto, dopo la vicenda della condanna di Vladimir Kara-Murza, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per esortare i Paesi Ue a fornire visti umanitari ai dissidenti russi a rischio. L'Eurocamera chiede il rilascio immediato dell'oppositore e di Alexei Navalny, denunciano «l'escalation delle violazioni dei diritti umani da parte del regime russo» e «condannando la repressione».

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