Stati Uniti Trump shock: «Putin sveli i misfatti dei Biden»

SDA

30.3.2022 - 07:27

L'ex presidente statunitense Donald Trump
L'ex presidente statunitense Donald Trump
Keystone

Con una controversa richiesta di aiuto in politica interna rivolta al principale nemico degli Stati Uniti nel bel mezzo della guerra in Ucraina, Donald Trump ha chiesto a Vladimir Putin di rendere pubblica qualsiasi informazione dannosa a sua conoscenza sulla famiglia Biden.

«Putin sveli i misfatti di Hunter Biden»: con un appello shock che mette in imbarazzo anche il partito repubblicano, Donald Trump torna a chiedere aiuto a fini politici personali interni al principale nemico degli Usa e dell'Occidente nel bel mezzo della sua invasione dell'Ucraina, dopo averlo definito un «genio».

E questo dopo che nei giorni scorsi Mosca ha accusato il figlio del presidente americano di finanziare laboratori del Pentagono per lo sviluppo di armi biologiche in Ucraina, insieme al miliardario democratico George Soros. I

l tycoon ha rispolverato le accuse di una vecchia indagine altamente politicizzata dei senatori repubblicani sui Biden, compresi gli affari di Hunter in Ucraina, Cina e Russia quando il padre era vicepresidente. Trump ha puntato il dito in particolare sui suoi legami d'affari con Elena Baturina, la moglie dell'ex potente sindaco di Mosca Yury Luzhkov.

«Lei gli diede 3,5 milioni di dollari, quindi ora direi che Putin conosce la risposta a questo fatto e penso che dovrebbe renderla nota», ha detto in una nuova intervista con il discreditato giornalista di estrema destra John Solomon nello show ‹Just The News› sul network Real America's Voice. Peccato si sia dimenticato di ricordare che anche lui tentò di fare affari con l'amministrazione Luzhkov a fine anni '90 e poi negli anni di Putin, quando inseguì il progetto di una Trump Tower a Mosca.

Non è la prima volta

Non è la prima volta che «the Donald» sollecita l'aiuto di una potenza straniera per far fuori gli avversari politici interni. Nel 2016, nel pieno di una campagna elettorale risultata poi contrassegnata dalle interferenza di Mosca, chiese pubblicamente aiuto al Cremlino («Russia, se stai ascoltando...») per rivelare le «30 mila email sparite» della sua rivale Hillary Clinton: appello cui seguirono puntualmente gli hackeraggi russi dei messaggi della ex segretaria di stato e del partito democratico.

Nel 2019 invece finì sotto impeachment per aver bloccato cruciali aiuti militari all'Ucraina contro l'aggressione di Mosca nel Donbass subordinandoli all'annuncio da parte del presidente Volodymyr Zelensky di una indagine contro i Biden.

Ora rilancia le accuse contro Hunter chiedendo aiuto ad un leader che per l'Occidente sta diventando un paria e che per Biden è un «criminale di guerra», un «dittatore assassino» e un «macellaio». Ma per lui Putin resta «un genio», anche se ha ammesso che invadere l'Ucraina è stato un errore.

Un tentativo disperato e goffo di riguadagnare visibilità

Quello del tycoon sembra un tentativo disperato e goffo di riguadagnare quella visibilità che il conflitto gli ha tolto, anche in vista delle elezioni di Midterm. Tanto da arrivare a proporre di minacciare l'uso dei sottomarini nucleari o di far bombardare la Russia dagli F-22 con bandiera cinese per far credere a Mosca di essere stata colpita da Pechino scatenando una guerra tra i due Paesi.

Del resto l'ex presidente appare in crescente difficoltà: l'inchiesta parlamentare sull'assalto al Capitol sta stringendo il cerchio sempre di più intorno a lui, mentre il suo nuovo social Truth non solo non decolla ma perde utenti (-93% dopo il primo mese).

Hunter Biden, tallone d'Achille e nervo scoperto del presidente americano, resta comunque nel mirino della magistratura Usa, con un paio di inchieste tra New York e il Delaware che secondo il Wall Street Journal stanno facendo passi avanti. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori ci sono i suoi affari in vari Paesi stranieri mentre il padre era il numero due di Barack Obama, con ipotesi di reato - tutte da lui respinte - che vanno dal riciclaggio alla violazione delle leggi fiscali e sull'attività di lobbying.