La «guerra del pane» in Tunisia è stata scongiurata, almeno per il momento.
08.08.2023, 19:12
08.08.2023, 19:26
SDA
L'Associazione dei panifici «moderni» – ovvero quelli che non godono di sussidi – ha annunciato la sospensione dei sit-in previsti davanti alla sede del ministero del Commercio contro lo stop varato dal ministero all'inizio di agosto alle forniture di farina e semola sovvenzionate ai cosiddetti panifici «non convenzionati». Destinata alla sola produzione di un pane a buon mercato, questa farina veniva invece usata da questi panificatori – mescolata ad altre – per preparare altri prodotti da forno, aumentando così i margini di guadagno.
La sospensione dei sit-in segue la ripresa del dialogo tra l'Associazione dei panifici moderni e il ministero del Commercio, si legge in un comunicato di Conect, la Confederazione delle imprese cittadine della Tunisia cui aderiscono i panificatori.
Il nodo della contesa – che si inserisce in un contesto di crisi che scuote il Paese, dalla questione migranti spediti nell'atroce limbo ai confini con la Libia alle difficoltà economiche, alle tensioni politiche che non danno segno di alleggerimento – è la farina sovvenzionata.
Il presidente Kais Saied, lo scorso 27 luglio, aveva annunciato l'interruzione dell'approvvigionamento in farine sovvenzionate dei panifici «non classificati», accusati di mescolare queste ultime ai loro impasti per poi produrre dolci e vari tipi di pane, oltre alla baguette «popolare», e avere così più margini sulle vendite.
I panifici sovvenzionati (o convenzionati) possono infatti produrre solo la baguette, che viene venduta al prezzo simbolico di 190 millesimi di dinari (circa 0,06 euro). «C'è un pane per i ricchi e un altro per i poveri», quando invece dovrebbe esserci «un solo pane per tutti i tunisini», aveva affermato Saied annunciando le nuove regole. Dettate – oltre che da una manifestata necessità di evitare speculazioni – anche dalla scarsità di forniture di grano legate alla guerra in Ucraina.
Il contraccolpo era stato immediato: dal primo agosto si erano formate lunghe code davanti ai panifici tradizionali, che offrono solo baguette «convenzionate», mentre gran parte di quelli non convenzionati erano rimasti senza rifornimenti e in parte chiusi, con i dipendenti (circa 18.000) rimandati a casa. Una ennesima, potenziale, bomba sociale per il Paese, dove si consumano 3,5 milioni di baguette al giorno.
Il 7 agosto, un gruppo di proprietari aderenti all'Associazione professionale dei panifici moderni aveva manifestato davanti alla sede del ministero del Commercio e dello Sviluppo di Tunisi, annunciando diverse forme di protesta tra cui i sit-in. Dopo il primo di questi sit-in, con 200 persone, ieri in un incontro tra la ministra del Commercio, Kalthoum Ben Rejeb, e il presidente del gruppo dei panifici moderni, Mohamed Jamali, ha portato a un compromesso: il gruppo ha annunciato la ripresa dell'attività, ma dai loro forni non uscirà più la baguette «popolare».
La «guerra», per il momento, non esploderà: ma il tema resta caldo in un paese dove le rivolte del pane – dopo i raddoppio del prezzo da un giorno all'altro – causarono oltre 150 morti tra il 1983 e il 1984.