Votazioni In Turchia batosta per Erdogan, sconfitto a Istanbul e Ankara

SDA

1.4.2024 - 21:14

Batosta per il leader turco Recep Tayyip Erdogan ed il suo partito, che incassa uno dei peggiori risultati dalla fondazione, rischiando di minare il futuro politico del sultano.
Batosta per il leader turco Recep Tayyip Erdogan ed il suo partito, che incassa uno dei peggiori risultati dalla fondazione, rischiando di minare il futuro politico del sultano.
Keystone

Mai così in basso. Recep Tayyip Erdogan ha fallito clamorosamente nella sfida per riconquistare Ankara e Istanbul.

Le principali città della Turchia, già strappate cinque anni fa dall'opposizione del Chp al partito Akp del presidente turco, hanno scelto di confermare i sindaci in carica.

Le amministrative di Pasqua in Turchia si chiudono così con una batosta per il leader turco ed il suo partito che incassa uno dei peggiori risultati dalla fondazione, rischiando di minare il futuro politico del sultano: «È finito il declino della democrazia. Mentre celebriamo la nostra vittoria, mandiamo al mondo un messaggio», ha detto, celebrando il successo nella città sul Bosforo dove si è aggiudicato oltre il 51% dei consensi, Ekrem Imamoglu, il sindaco ormai considerato come il più forte avversario di Erdogan. E, secondo molti, in grado di batterlo alle prossime presidenziali nel 2028.

Imamoglu ha definito il risultato di Istanbul come «un faro di speranza e una testimonianza della resilienza dei valori democratici contro il crescente autoritarismo», mentre la folla lo acclamava con musica e bandiere turche sotto la sede del comune della città sul Bosforo.

Erdogan, che subito dopo aver votato ieri si era detto certo dell'inizio di «una nuova era», è stato costretto a riconoscere la sconfitta: durante la notte, quando i risultati erano ormai chiari, è volato ad Ankara e ha parlato davanti a pochi sostenitori, promettendo che rifletterà su quanto accaduto, mentre a pochi chilometri di distanza l'opposizione festeggiava Mansur Yavas. Il sindaco riconfermato, anche lui del Chp, ha vinto nella capitale con un plebiscito: oltre il 60% dei consensi, lasciando il candidato sostenuto dal presidente turco al 31%.

L'opposizione si allarga

Ma la vittoria dell'opposizione si allarga oltre i due principali centri del Paese, di pari passo ad un arretramento storico dell'Akp di Erdogan. Il partito del presidente turco ha ottenuto alle elezioni uno dei risultati più bassi da quando è stato fondato (35,4%) e per la prima volta è stato superato dal Chp che ha raggiunto il 37,7%, il più alto consenso per il partito dal 1977. Il maggior partito di opposizione ha vinto nelle prime cinque città della Turchia, ha dominato sulla costa del mare Egeo e Mediterraneo ed è riuscito a strappare all'Akp alcune province nell'Anatolia centrale, storicamente una roccaforte per Erdogan. Qui, l'Akp ha perso anche alcune città a favore dell'islamista Yeniden Refah Partisi e del partito di estrema destra nazionalista Mhp, formazioni che alle presidenziali dello scorso anno sostenevano Erdogan e sono entrate in parlamento ma alle amministrative hanno deciso di correre da soli.

Il partito filocurdo e di sinistra Dem si è confermato la principale forza nel sud est del Paese, al confine con la Siria e con l'Iraq. Il Dem ha aumentato il proprio bacino elettorale nella regione a maggioranza curda e conquistato più province rispetto alle consultazioni di cinque fa, quando nonostante la vittoria, il governo decise di rimuovere molti dei sindaci eletti, accusati di vicinanza con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), ritenuto terrorista da Ankara. Con un affluenza del 78,7%, in calo rispetto rispetto alle amministrative di 5 anni fa e anche rispetto alle presidenziali dello scorso anno, quando la partecipazione aveva sfiorato il 90%, secondo gli analisti, molti elettori di Erdogan avrebbero scelto di non recarsi alle urne.

Da più parti viene sottolineato come la crisi economica in corso da anni, con un'inflazione al 67% e una valuta nazionale debole, possa avere esasperato parti dell'elettorato del Sultano portandoli a non votare. Mentre nel contesto dell'amministrazione locale, pare che la scelta di Erdogan di personalizzare la campagna elettorale, dominando i comizi e lasciando pochi minuti di spazio ai candidati che sosteneva, non abbia pagato come in passato. Erdogan resterà presidente fino alle elezioni del 2028 ma dopo il voto amministrativo l'opposizione è rinvigorita e oggi dispone di maggiori risorse. Un punto fondamentale soprattutto in campagna elettorale, in un contesto dove, da oltre vent'anni, Erdogan e il suo partito dominano lo spettro mediatico.

SDA