Si indaga Ucciso il presidente, è caos ad Haiti in stato di assedio

SDA

7.7.2021 - 22:10

Due bossolotti trovati nella zona dell'assalto mortale al presidente di Haiti
Due bossolotti trovati nella zona dell'assalto mortale al presidente di Haiti
EPA

Assassinio del presidente Jovenel Moïse, stato d'assedio, caos istituzionale. Haiti, la nazione più povera e dimenticata d'America latina, si è svegliata con una nuova lacerante ferita che ne inasprisce la già grave crisi politica, sociale ed economica, mettendo a rischio nell'immediato anche la sua già precaria stabilità democratica.

7.7.2021 - 22:10

In un quadro da tempo caratterizzato da una violenza strisciante, la notte scorsa le cronache hanno segnato una drammatica svolta cruenta: un commando armato, ufficialmente definito dal premier Claude Joseph di «mercenari» di non chiara provenienza, ha fatto irruzione nella residenza presidenziale, uccidendo il capo dello Stato e ferendo gravemente la consorte, Lady Martine.

Quest'ultima è stata data in un primo tempo per morta, ma successivamente l'ambasciatore haitiano nella Repubblica dominicana, Smith Augustin, ha smentito il suo decesso, ipotizzando la possibilità di un trasferimento in un ospedale straniero.

Per il momento non si sa molto sugli autori dell'attacco. Si sarebbe trattato di uomini in tuta mimetica nera, alcuni di lingua spagnola e altri inglese, che hanno usato armi di grosso calibro, bombe a mano e perfino droni per sopraffare, apparentemente senza problemi, la sicurezza presidenziale.

Le varie ipotesi

Ma chi può aver finanziato un'azione che ha comportato sicuramente complicità fin nelle alte sfere del potere di Port-au-Prince, è per ora un mistero. Si ipotizzano i boss di potenti bande malavitose (la principale è una federazione, «G9 an Fanmi e Alye», che era in passato considerata vicina al governo), o anche forze straniere alleate con l'opposizione radicale interna.

Il quotidiano «The Miami Herald» ha sostenuto di essere entrato in possesso di un video dell'assalto in cui gli autori gridavano ai presenti di stare calmi perché «si tratta di un'operazione della Dea statunitense» (la diviione antidroga). Particolare però categoricamente smentito da un portavoce governativo haitiano.

Molte a livello internazionale le reazioni di condanna dell'omicidio di Moïse, fra cui quella del presidente americano Joe Biden, che si è detto «scioccato e rattristato», ribadendo che Washington «continua a lavorare per una Haiti sicura».

Intanto una riunione di emergenza a porte chiuse sulla situazione ad Haiti è stata convocata per domani, giovedì, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La richiesta è arrivata tra gli altri paesi anche dagli Stati Uniti.

Moïse aveva annunciato la destituzione del premier Joseph

Da notare che lunedì, per far fronte ad un nuovo peggioramento della crisi politica, il presidente Moïse aveva annunciato la destituzione del premier Joseph e la sua sostituzione con Ariel Henry, che si accingeva a diventare il quinto capo del governo dal 2020. Un avvicendamento che, però, non è mai avvenuto.

Ed è stato il primo ministro uscente ad annunciare in un comunicato ufficiale l'uccisione del capo dello Stato, sottolineando di aver assunto «i pieni poteri», e a convocare una riunione speciale del consiglio di sicurezza nazionale, invitando la popolazione a restare tranquilla.

Dopo aver assicurato che «la situazione nel paese è sotto il controllo della polizia nazionale e delle forze armate haitiane», Joseph ha quindi deciso di decretare lo stato d'assedio e di disporre la chiusura dell'aeroporto di Port-au-Prince, mentre la vicina Repubblica dominicana chiudeva le frontiere con Haiti.

Inutile dire che la Costituzione in vigore non permetteva a Joseph di adottare queste misure, ma dal gennaio 2020, dopo il rinvio delle elezioni legislative previste nel 2019, il presidente Moïse governava il paese per decreto, prescindendo dalla Carta costituzionale, con un governo da lui designato senza l'esistenza del necessario potere equilibratore costituito dal parlamento.

Per cercare di recuperare almeno in parte un buon funzionamento istituzionale, il governo aveva fissato per il 26 settembre elezioni presidenziali e legislative, insieme ad un referendum costituzionale per approvare un nuovo testo fortemente voluto dal defunto capo dello Stato. Nessuno sa, però, se questo appuntamento potrà essere ora rispettato.

SDA