Guerra in Ucraina Dopo 100 giorni di conflitto, Mosca ha preso il 20% del Paese

SDA

2.6.2022 - 21:03

Una bambina su un monopattino vicino a degli edifici distrutti durante gli attacchi nella periferia di Irpin, giovedì 2 giugno 2022.
Una bambina su un monopattino vicino a degli edifici distrutti durante gli attacchi nella periferia di Irpin, giovedì 2 giugno 2022.
KEYSTONE/AP Photo/Natacha Pisarenko

Il 20% dell'Ucraina è in mani russe. Dopo cento giorni di guerra, il bilancio del presidente Volodymyr Zelensky disegna la nuova mappa di un paese smembrato dalla potenza di fuoco riversata da Mosca.

2.6.2022 - 21:03

«L'esercito russo ha già distrutto quasi l'intero Donbass ucraino ed è pronto a continuare a uccidere. Il Donbass era uno dei centri industriali più potenti d'Europa. Ora è semplicemente devastato», ha detto parlando di almeno 2'603 insediamenti controllati dal nemico: «Guardiamo Mariupol: c'era mezzo milione di persone e adesso non sappiamo esattamente quanti cittadini siano stati uccisi dagli occupanti. Almeno decine di migliaia».

La linea del fronte si estende oggi per più di mille chilometri, dal Donbass alla fascia costiera, con oltre 550 missili da crociera Iskander e Kalibr sparati contro il territorio ucraino dall'inizio del conflitto.

«Dobbiamo difenderci contro quasi tutto l'esercito russo»

«Dobbiamo difenderci contro quasi tutto l'esercito russo. Tutte le formazioni russe pronte al combattimento sono coinvolte in questa aggressione», ha spiegato ancora il leader di Kiev, sottolineando anche le sofferenze della popolazione nei territori presi da Mosca, accusata di aver «deportato» più di un milione e mezzo di persone, tra cui 200'000 bambini.

Un conflitto che, secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, durerà ancora a lungo, diventando una «guerra di usura».

Il conto delle città cadute è destinato ad aggiornarsi ancora con l'assedio sempre più feroce nella regione di Lugansk. Il primo obiettivo dell'offensiva resta la presa di Severodonetsk, che secondo il governatore Serhiy Gaidai è ormai all'80% controllata dai russi. Una presenza che si allarga ogni giorno a macchia d'olio, con tentativi di sfondamento «da tutte le direzioni».

A frenare una conquista che appare imminente potrebbero essere però ancora una volta i bunker nei sotterranei di un sito industriale, come accaduto per oltre 80 giorni con l'acciaieria Azovstal a Mariupol. Nei rifugi antiaerei della fabbrica chimica Azot, tra le più grandi d'Europa, restano nascoste 800 persone, compresi alcuni bambini. «Ci sono abitanti a cui era stato chiesto di lasciare la città, ma hanno rifiutato. Ci sono anche bambini, ma non molti», ha spiegato ancora il governatore.

La loro uscita dai tunnel appare complessa, considerato che le evacuazioni sono già bloccate da giorni per i circa 12'000 cittadini rimasti a Severodonetsk ed eventuali blitz comportano rischi per le sostanze chimiche stoccate nel sito.

I raid di Mosca continuano in tutto il Paese

I combattimenti continuano anche nei villaggi a sud e a ovest della città, mentre un nuovo assalto è stato lanciato lungo la strada principale di collegamento con Lysychansk, l'unico altro centro urbano di rilievo ancora in mani ucraine nel Lugansk.

I raid di Mosca continuano nel frattempo in tutto il paese. Una donna è morta e un uomo è rimasto ferito nei bombardamenti che hanno colpito anche una scuola a Kharkiv, la seconda città del paese nel nord-est, presa ripetutamente di mira dopo la riconquista da parte delle forze di Kiev.

Colpito anche il monastero ortodosso della Santa Dormizione a Svyatogorsk, a nord di Sloviansk. Un raid in cui, secondo il metropolita di Donetsk e Mariupol, «sono rimasti uccisi l'archimandrita Galaktion, il monaco Aristokliy, suor Varvara» e almeno altri tre monaci sono rimasti feriti.

Intanto Kiev continua a fare i conti con le tensioni politiche interne con i filorussi. La magistratura ha completato le indagini sull'oligarca Viktor Medvedchuk, catturato ad aprile dopo la fuga dagli arresti domiciliari nei primi giorni della guerra, accusato di alto tradimento a favore di Mosca. L'ex deputato ucraino d'opposizione dovrà ora affrontare un processo in cui rischia fino a 15 anni di carcere e la confisca del patrimonio, stimato lo scorso anno dall'edizione locale di «Forbes» in oltre 620 milioni di dollari.

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