Guerra in Ucraina UE, verso un'intesa sull'embargo al petrolio

SDA

30.5.2022 - 21:15

Se Godot arriverà, sarà a rate. I 27 leader sul tavolo del Consiglio Europeo straordinario devono infatti decidere se apporre la firma ad un accordo politico che spiani la via al sesto pacchetto di sanzioni, che si trascina ormai da quasi un mese. Nella foto un impianto di petrolio e gas a Novy Urengoy, Russia siberiana nordoccidentale.
Se Godot arriverà, sarà a rate. I 27 leader sul tavolo del Consiglio Europeo straordinario devono infatti decidere se apporre la firma ad un accordo politico che spiani la via al sesto pacchetto di sanzioni, che si trascina ormai da quasi un mese. Nella foto un impianto di petrolio e gas a Novy Urengoy, Russia siberiana nordoccidentale.
Keystone/EPA/STR

Se Godot arriverà, sarà a rate. I 27 leader sul tavolo del Consiglio Europeo straordinario devono infatti decidere se apporre la firma ad un accordo politico che spiani la via al sesto pacchetto di sanzioni, che si trascina ormai da quasi un mese.

30.5.2022 - 21:15

«Oggi è il momento di chiudere», ha commentato in apertura di vertice il padrone di casa, Charles Michel. La quadra sarebbe quella di escludere dall'embargo l'import via tubo di petrolio russo, accogliendo sostanzialmente la linea Orban.

Il presidente ungherese a Bruxelles, non a caso, ha attaccato frontalmente la Commissione: «Se ci troviamo in questa situazione difficile è perché si è mossa in modo irresponsabile». Nel mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegato in videoconferenza, ha spronato i colleghi europei a «non dividersi» e ad approvare «in fretta» le sanzioni.

Certo, il Consiglio (straordinario) non è stato convocato appositamente per risolvere l'impasse sul greggio, anzi. L'agenda prevede un confronto serrato su temi chiave come il RePowerEu, il piano Ue per svincolarsi dagli idrocarburi russi e al contempo impostare la rotta verso l'autonomia energetica grazie alle rinnovabili.

A corollario, i prezzi stellari delle bollette e i modi per calmierarle. L'architrave, ovviamente, è il sostegno incondizionato all'Ucraina, sia dal punto di vista finanziario (ora e dopo, per la ricostruzione) che da quello politico-militare.

«La guerra è guerra»

«La guerra è guerra, Vladimir Putin sta distruggendo il Donbass e l'Ucraina ha ancora bisogno di armi», ha detto senza mezzi termini l'Alto rappresentante Josep Borrell. Tant'è vero che nelle conclusioni del vertice non si dovrebbe fare alcuna menzione ad una tregua.

Eppure a catalizzare l'attenzione è proprio il braccio di ferro sull'embargo al petrolio. Gli animi si stanno infiammando. Emmanuel Macron ha visto a pranzo Orban e si conta sull'ennesima mediazione.

L'uomo forte di Budapest ha assicurato che l'esenzione alle importazioni via oleodotto – che interessano anche Slovacchia e Repubblica Ceca – sono «una buona idea» ma che servono «garanzie aggiuntive» sulla possibilità di acquistare greggio russo in caso di «incidenti» al condotto Druzhba (cioè "Amicizia"). Un ramo dell'infrastruttura, peraltro, passa da Polonia e Germania e sia Varsavia che Berlino si sono dette disposte a fare a meno della loro quota quando scatterà la tagliola, a fine anno.

Se si somma tutto, si tratterebbe comunque di oltre il 90% del greggio importato dalla Russia. «Il Consiglio – si legge nelle bozze di conclusione – tornerà a discutere di queste eccezioni il prima possibile». Ecco dunque la seconda rata.

«L'energia è troppo importante»

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che più di ogni altro leader ha spinto sul pacchetto, presentandolo urbi et orbi all'Eurocamera, in apertura del summit si è detta insolitamente scettica sulla chiusura dell'accordo nelle «prossime 48 ore», lasciando ricoprire il ruolo degli ottimisti ai leader, come Macron e l'olandese Rutte. Un'anomalia. Ma è innegabile che sia proprio lei a uscire sconfitta da questa prova di forza.

«L'energia è troppo importante, prima si trovano le soluzioni con i Paesi membri e poi si applicano le sanzioni, non il contrario come fatto sinora», ha chiosato Orban. E siccome ogni giorno che si aspetta Godot l'Ue perde credibilità, la premier estone Kaja Kallas va al sodo: «Anche se qualcuno è fuori, è meglio di niente».

«Il sesto pacchetto include anche altre tipologie di sanzioni: senza un accordo salterebbero», spiega un alto funzionario europeo. Ad esempio l'esclusione da SWIFT della più grande banca russa, la Sberbank, le limitazioni a tre emittenti di Mosca e l'inclusione nella lista nera dell'Ue di enti e personalità varie.

Il menù dei leader comprende poi altro. Il piano per rafforzare la difesa comune, partendo dalla base industriale europea, e le opzioni possibili per sbloccare il grano ucraino.

Eppure il rischio è che l'Ue, mentre si azzuffa sul petrolio, si ritrovi scoperta sul gas. Perché Gazprom ha annunciato che taglierà da domani le forniture all'olandese GasTerra, dato che non paga in rubli. E la Danimarca potrebbe, sempre domani, trovarsi nella stessa situazione.

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