TensioniUn anno dall'uccisione di Mahsa Amini, un morto nelle proteste in Iran
SDA
14.9.2023 - 20:40
Le manifestazioni per commemorare Mahsa Amini a un anno dalla morte devono ancora iniziare ma tra gli attivisti c'è già una vittima. Hamed Bagheri aveva intonato slogan anti governativi per le strade di Karaj mercoledì sera, invitando la popolazione a tornare a protestare per la 22enne morta il 16 settembre di un anno fa a Teheran dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava correttamente l'hijab.
14.09.2023, 20:40
14.09.2023, 22:23
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La 22enne Mahsa Amini è morta il 16 settembre di un anno fa a Teheran dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava correttamente l'hijab.
Hamed Bagheri aveva intonato slogan anti governativi per le strade di Karaj mercoledì sera, invitando la popolazione a tornare a protestare, ma è stato colpito da quattro colpi sparati dalle forze di sicurezza ed è morto.
La tensione è già alta a Saqqez, la città di Mahsa, dove è stata segnalata una grande presenza di forze dell'ordine.
Il giovane, di origine curda come Mahsa, è stato colpito da quattro colpi di arma da fuoco sparati dalle forze di sicurezza.
Secondo Teheran, Bagheri non si era limitato a scandire slogan per la strada ma aveva minacciato le persone che stavano accanto a lui con un machete e ferito due agenti di polizia mentre tentavano di arrestarlo e per questo motivo le forze dell'ordine hanno aperto il fuoco.
Più di 500 uccisioni e 20'000 arresti
Dopo avere appreso la notizia della morte, la famiglia del ragazzo si è recata a Karaj ma le autorità si sono rifiutate di fargli vedere il corpo.
Un copione simile a quanto accaduto a molte famiglie che hanno perso figli negli scontri durante le proteste per Mahsa, dove morirono più di 500 persone e oltre 20mila dimostranti furono arrestati. Per sette di loro è già stata eseguita la pena capitale, condannati per aver partecipato alla rivolte.
Un altro degli arrestati durante le manifestazioni, il trentenne Javad Rouhi, è morto nelle scorse settimane dopo avere passato mesi in carcere a causa, secondo Amnesty International, degli abusi e le torture subite dietro le sbarre.
Nuove proteste contro la Repubblica islamica
Mercoledì notte, in alcuni quartieri di Teheran si sono sentiti slogan contro la Repubblica islamica gridati dalle finestre delle abitazioni e pare che gli attivisti siano sul punto di tornare in piazza sabato per commemorare Masha e contestare il regime degli ayatollah.
Ne è certa Asal Abasian, giornalista dissidente fuggita dal Paese negli scorsi anni dopo avere subito pressioni che ora vive in Francia. «Ci saranno proteste sicuramente, la maggior parte dei cittadini iraniani e della diaspora all'estero si oppongono alla Repubblica islamica e aspettano un'occasione per esprimere la loro opinione contro il regime», ha detto all'ANSA.
Sciopero della fame dalla prigione
Alla protesta parteciperanno anche alcuni attivisti arrestati in Iran, come Mustafa Tajzadeh, Hossein Razzaq, Saeed Madani, Mehdi Mahmoudian e Mohammad Najafi che oggi hanno annunciato uno sciopero della fame in occasione dell'anniversario della morte di Mahsa per protestare contro «le politiche repressive e contro le donne del governo» e per dare solidarietà «alle richieste dei manifestanti, tra cui l'abolizione del velo obbligatorio».
Se ci saranno manifestazioni, gli attivisti troveranno nuovamente la dura opposizione delle forze di sicurezza la cui presenza è notevolmente aumentata recentemente in alcune città mentre ci si avvicina all'anniversario.
Tensione alle stelle
La tensione è già alta a Saqqez, la città di Mahsa, dove è stata segnalata una grande presenza di forze dell'ordine e la famiglia della giovane ha subito pressioni per cancellare una commemorazione «religiosa e tradizionale» che i parenti vorrebbero tenere sabato sulla tomba della ragazza.
Il padre Amjad è stato convocato da funzionari dell'Intelligence che gli hanno intimato di non rilasciare dichiarazioni mentre un'auto nei giorni scorsi ha iniziato a seguire i suoi movimenti.