Si infiamma pure Parigi A rischio le cerimonie di laurea nei campus americani per le proteste pro Gaza

SDA

26.4.2024 - 20:20

I manifestanti della University of Southern California spingono e spintonano gli ufficiali di pubblica sicurezza dell'università mentre gli animi si surriscaldano durante una protesta pro Gaza nel campus.
I manifestanti della University of Southern California spingono e spintonano gli ufficiali di pubblica sicurezza dell'università mentre gli animi si surriscaldano durante una protesta pro Gaza nel campus.
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L'ombra delle proteste pro Gaza nei campus statunitensi si allunga sulle lauree: la University of Southern California, che ieri ha clamorosamente cancellato la cerimonia del 10 maggio per «motivi di sicurezza», potrebbe essere la prima di una serie.

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In altri atenei, tra cui Columbia, da dove la scorsa settimana è partita la protesta, si teme un effetto domino che priverebbe del rito di passaggio culminante della carriera scolastica ragazzi che già hanno cominciato il college nel confinamento per il Covid-19.

Finora solo l'ateneo di Los Angeles (California), già al centro di polemiche per aver revocato l'invito a parlare alle lauree alla «prima della classe» Asna Tabassun (una studentessa apertamente pro palestinese), ha ufficializzato che il «commencement», come si chiama in inglese la cerimonia della consegna dei diplomi, quest'anno non si farà a causa delle proteste.

La tensione c'è ovunque

Ovunque però c'è tensione: ad Atlanta (Georgia), dove ieri la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere una protesta di studenti di Emory, l'invito al presidente Joe Biden a parlare alle lauree di Morehouse, storico college per afroamericani dove studiò Martin Luther King, fa discutere da giorni studenti e professori, molti dei quali minacciano di disertare l'evento del 19 maggio per non doversi sedere sullo stesso palco con l'inquilino della Casa Bianca, criticato per le posizioni sul conflitto tra Hamas e Israele.

Oggi sulle proteste nei campus americani è tornato il segretario di Stato Antony Blinken: «Sono parte della nostra democrazia e riflettono la forza del nostro paese», ha detto durante una sosta a Pechino, dove le manifestazioni di dissenso non sono particolarmente tollerate.

La protesta dilaga anche a Parigi

Da Columbia intanto la protesta dilaga anche fuori dagli Stati Uniti. A Parigi decine di studenti pro Palestina hanno occupato la storica sede dell'Istituto di studi politici (Sciences Po) a Parigi, mentre in Gran Bretagna manifestazioni si sono svolte a Londra, fuori dall'University College London, e Warwick. Tendopoli pro Gaza sono arrivate perfino in Australia, alle università di Sydney e di Melbourne.

A Columbia oggi oltre cento studenti israeliani hanno scritto alle autorità del campus chiedendo protezione da «un ambiente poco sicuro» in cui «temono per la vita».

Questo mentre il senato accademico e i leader studenteschi negoziano dichiarazioni con reciproche ammissioni di colpa, come quella di Khymani James, uno dei capi della protesta, che si è scusato sulla rete sociale X per aver detto in un video su Instagram a gennaio che «i sionisti non meritano di vivere».

Salva la poltrona della presidente dell'ateneo

Sembra peraltro salva, per il momento, la poltrona della presidente dell'ateneo Minouche Shafik, di cui il presidente della Camera dei rappresentanti (speaker), il repubblicano Mike Johnson, due giorni fa aveva chiesto le dimissioni per non aver fatto abbastanza a difesa degli studenti ebrei.

Anche il presidente dello Yad Vashem, l'ente nazionale israeliano per la memoria dell'Olocausto di Gerusalemme, le ha chiesto però di prendere posizione: «La Columbia sarà ricordata come Heidelberg? In larga misura, dipende da lei, signora», le ha scritto Dani Dayan evocando l'università tedesca simbolo della nazificazione e della persecuzione degli studenti e dei docenti ebrei alla fine degli anni '30.