Fake News Il mito di Zanzibar ed Heligoland sotto bandiera tedesca

Di Philipp Dahm

13.8.2020

130 anni fa, il 9 agosto 1890, i britannici cedettero ai tedeschi l’arcipelago di Heligoland, situato nel mare del Nord. Questo avvenimento è un’autentica lezione di imperialismo strategico, di disinformazione storica e di contrattazione coloniale.

Le fake news non sono nate con Donald Trump, anche se questo termine è stato effettivamente democratizzato dal presidente statunitense. La disinformazione è sempre stata uno strumento politico e può essere considerata particolarmente riuscita nei casi in cui persiste nel tempo.

In Germania questo è il caso, per esempio, della vecchia favola secondo la quale Hitler avrebbe fatto costruire le autostrade, anche se il lancio di questi progetti infrastrutturali fu deciso durante la Repubblica di Weimar. Proprio in quel periodo, il Paese era ossessionato dalla storia secondo cui l'esercito tedesco sarebbe rimasto «imbattuto sul terreno» durante la prima guerra mondiale.

Quest’idea è ovviamente falsa, ma si inserisce nel contesto della leggenda della «pugnalata alla schiena», con la quale l’Oberste Heeresleitung cercava di distogliere l’attenzione dalla sua sconfitta durante la guerra. I generali sbatterono la testa contro il muro e nel 1918 spiegarono all'imperatore e ai politici stupiti che la situazione era disperata - prima di scaricare su di loro la responsabilità del «Diktat» di Versailles.

La leggenda della «pugnalata alla schiena» aveva lo scopo di distogliere l’attenzione dalla sconfitta dell’Oberste Heeresleitung nel 1918. I nazisti hanno colto al balzo questa scusa e hanno insistito sulla sua componente antisemita, come dimostra questo manifesto del 1942. Quest’idea, in realtà infondata, di un esercito tedesco imbattuto durante la prima guerra mondiale è talmente solida che talvolta persiste anche ai nostri tempi.
La leggenda della «pugnalata alla schiena» aveva lo scopo di distogliere l’attenzione dalla sconfitta dell’Oberste Heeresleitung nel 1918. I nazisti hanno colto al balzo questa scusa e hanno insistito sulla sua componente antisemita, come dimostra questo manifesto del 1942. Quest’idea, in realtà infondata, di un esercito tedesco imbattuto durante la prima guerra mondiale è talmente solida che talvolta persiste anche ai nostri tempi.
Dominio pubblico

Oltre ai rappresentanti democratici del popolo, anche bolscevichi ed ebrei funsero da capri espiatori. La leggenda della «pugnalata alla schiena», che ha permesso di nascondere le vere cause della sconfitta e di incanalare la rabbia dei tedeschi di fronte alle condizioni di pace, è persistita fino all'indomani della seconda guerra mondiale.

La stampa menzognera nel 1890

La storia fantastica di due arcipelaghi che suscitavano la nostalgia dei tedeschi, Zanzibar e Heligoland, è ancora più antica. Da un lato, la perla delle spezie situata nell'Oceano Indiano. Dall'altro, una roccia nel bel mezzo del Mare del Nord, ceduta il 9 agosto 1890 dal governatore britannico al segretario imperiale tedesco Karl-Heinrich von Boetticher. L'idea di uno scambio tra i due arcipelaghi disuguali è una fake news ancora attuale.

Anche il nome abbreviato del documento sullo scambio dei territori (trattato Heligoland-Zanzibar) fu deliberatamente assegnato in modo da snaturare le cose. In effetti, l'accordo tra Londra e Berlino riguardava esplicitamente «le colonie ed Heligoland»: si trattava dunque di molto di più. Ma questo non aveva importanza per colui che diffuse voci su di un accordo da lui stesso negoziato: la fake news dello scambio tra Heligoland e Zanzibar fu diffusa, infatti, da Otto von Bismarck in persona.

Otto von Bismarck in una fotografia non datata. 
Otto von Bismarck in una fotografia non datata. 
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Il «cancelliere di ferro», destituito dall'imperatore Guglielmo II nel marzo 1890, invitò i giornalisti nella residenza in cui si era ritirato a Friedrichsruh nel Sachsenwald, vicino ad Amburgo - e criticò amaramente il trattato tedesco-inglese firmato il 1º luglio 1890. In quell’occasione Otto von Bismarck collegò dettagli scelti deliberatamente, accorciò il contenuto e lo deformò: «è stato scambiato un pantalone per un bottone», disse il 75enne ai giornalisti; parole che questi ultimi scarabocchiarono nei loro taccuini.

Semplici slogan: un pantalone per un bottone

Il paragone evocato da Bismark circolò rapidamente. I colonialisti e i nazionalisti prestarono ascolto alle sue critiche. A che serviva questa propaganda? Con queste calunnie, l'ex cancelliere desiderava screditare il suo successore, che rappresentava il «nuovo corso» del giovane imperatore tedesco.

In fatto di politica interna, Leo von Caprivi era sinonimo di un ritorno all'equilibrio - una provocazione per un seguace della linea dura come Otto von Bismarck. In fatto di politica estera, l'accordo si basava sui propri colloqui preliminari ed era conforme alla consuetudine dei tempi del colonialismo.

In effetti, il «trattato tra l'Impero tedesco e il Regno Unito sulle colonie e Heligoland» toccava un gran numero di questioni frontaliere, il cui chiarimento era essenziale per la stabilità della politica estera. Ma il fattore più importante è probabilmente il fatto che Zanzibar non apparteneva affatto all'impero.

Heligoland si trovava invece all'ingresso della baia tedesca e nel prolungamento del Kaiser-Wilhelm-Kanal, completato nel 1895 e conosciuto oggi come il canale di Kiel. I lavori di trasformazione di Heligoland in una fortezza iniziarono, non senza ragione, subito dopo la sua cessione.

Gli abitanti di Heligoland formano essi stessi un popolo a parte che non si è lasciato impressionare da questa storia. Sebbene fossero tedeschi, si opponevano allo scambio di territori, come constatavano i servizi segreti inglesi e tedeschi. Ma non avevano voce in capitolo - per una volta dei tedeschi venivano posti sullo stesso piano degli africani, per esempio, per i quali le soluzioni territoriali si basano comunque sul motto «marcia o muori».

Mentre Heligoland porta ancora il suo nome inglese, l'arcipelago è diventato un luogo di nostalgia per i tedeschi che dovevano «essere veramente tedeschi». L'inno nazionale è stato scritto su questa roccia. La manovra di propaganda strategica operata da Otto von Bismarck invertì le percezioni: Zanzibar divenne improvvisamente la perla esotica dell'Oceano Indiano, le cui spezie e ricchezze orientali cadevano ormai nelle mani dei britannici.

La politica mediatica provocatoria di Otto von Bismarck

La politica mediatica di Otto von Bismarck ebbe successo: dopo due anni, Leo von Caprivi non resse più e gettò la spugna. Da un punto di vista attuale, non si può che attestare che Otto von Bismarck, tanto reazionario nella sua politica interna quanto brillante nella sua politica estera, abbia indossato i colori della disinformazione prima dell'avvento al potere di Donald Trump.

Fu lui stesso a trasmettere ad un giornale tedesco un messaggio diplomatico della Prussia, destinato alla Francia e relativamente insignificante, in una versione così condensata che suonava come un insulto all'Impero francese. Il «dispaccio di Ems» non fallì l’obiettivo: nel 1870, la Francia dichiara una guerra che la Prussia non poteva dichiarare. Risultato: quest’ultima ne uscì vittoriosa e fondò l'Impero tedesco.

Anche la fake news dello scambio tra Heligoland e Zanzibar ebbe il suo effetto, sottolineando al contempo l'efficacia della manipolazione della stampa, all’epoca ancora agli albori. Ironia della sorte, Otto von Bismarck diventerà in seguito la probabile prima vittima dei paparazzi nel mondo: alla sua morte, due fotografi entrarono nei suoi appartamenti a Friedrichsruh e fotografarono l'icona tedesca sul suo letto di morte.

Forse oggi Otto von Bismarck in persona parlerebbe di un «qui pro quo».

Otto von Bismarck morì il 30 luglio 1898 intorno alle 23. Una guardia forestale corrotta informò i due fotografi amburghesi Willy Wilcke e Max Priester, che entrarono nella proprietà da una finestra il 31 luglio, verso le quattro del mattino, per fotografare Otto von Bismarck sul suo letto di morte. I due si presero la briga di coprirgli la testa e cambiare l'ora.
Otto von Bismarck morì il 30 luglio 1898 intorno alle 23. Una guardia forestale corrotta informò i due fotografi amburghesi Willy Wilcke e Max Priester, che entrarono nella proprietà da una finestra il 31 luglio, verso le quattro del mattino, per fotografare Otto von Bismarck sul suo letto di morte. I due si presero la briga di coprirgli la testa e cambiare l'ora.
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