Guerra in Ucraina Zelensky attacca Orban: «Vuoi la pace sulla nostra pelle»

SDA

18.7.2024 - 21:24

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy arriva a partecipare al vertice della Comunità politica europea al Blenheim Palace a Woodstock, Oxfordshire, in Inghilterra.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy arriva a partecipare al vertice della Comunità politica europea al Blenheim Palace a Woodstock, Oxfordshire, in Inghilterra.
KEYSTONE

Un vertice paneuropeo improntato al rilancio dei legami fra Paesi Ue ed extra Ue di fronte alle sfide e alle «minacce» del presente. Ma anche un vertice segnato dallo scontro aperto fra due dei partecipanti più in vista: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il premier ungherese Viktor Orban, ospiti con altri 45 leader del vecchio continente del nuovo premier laburista britannico Keir Starmer: deciso nelle intenzioni a «resettare» i rapporti post Brexit con gli altri Paesi dell'Europa a cominciare dai dossier della difesa e del sostegno a Kiev, come pure sul fronte «dell'immigrazione illegale».

Appuntamento celebrato fra le atmosfere aristocratiche di Blenheim Palace, nel verde dell'Oxfordshire, dimora di proprietà della famiglia Churchill fin dall'inizio del '700 e in cui nel 1874 nacque lo stesso Winston: come a voler proiettare simbolicamente il ricordo del primo ministro della Vittoria sul nazismo sullo sfondo dell'attuale scenario di conflitto con la Russia di Vladimir Putin.

E che tuttavia non ha potuto evitare qualche elemento di frizione. Non tanto sulla rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, consumatasi nelle stesse ore sull'altro lato della Manica col voto contrario del partito della presidente del Consiglio, che dall'Inghilterra ha escluso conseguenze sul ruolo del futuro commissario italiano. Quanto piuttosto fra Zelensky e Orban.

Il leader di Kiev non le ha mandate a dire

Introdotto da Starmer al suono di «Slava Ukraini» nella sessione d'apertura del summit, dedicata proprio alla guerra ucraina e alla «difesa della democrazia e della libertà», il leader di Kiev non le ha mandate a dire.

«Se qualcuno in Europa – ha tuonato Zelensky riferendosi evidentemente al recente viaggio a Mosca di Orban, pur senza citarlo in modo esplicito – cerca di risolvere i problemi alle spalle di qualcun altro, se qualcuno vuole compiere una visita nella capitale della guerra e magari promettere qualcosa contro il nostro comune interesse o a spese dell'Ucraina o di altri Paesi, perché mai dovremmo prendere in considerazione una tale persona?».

Parole a cui il premier magiaro – sostenuto dal collega serbo Aleksandar Vucic, deluso dal fatto che troppi colleghi «parlino solo di guerra» – aveva in qualche modo già replicato qualche minuto prima, ribadendo secco al suo ingresso a Blenheim Palace di ritenere «impossibile qualunque soluzione sul campo di battaglia» in Ucraina; e dunque qualunque soluzione diversa da un negoziato col Cremlino.

«Vladimir Putin – la replica di Zelensky – ha finora fallito nel tentativo di dividere» l'Europa e l'Occidente sul sostegno a Kiev e non va incoraggiato su questa strada. Nelle sue parole, del resto, Mosca non ha ottenuto «successi significativi» nella sua «aggressione», pur sacrificando «decine di migliaia» di militari, grazie «al coraggio dei guerrieri ucraini» e al sostegno assicurato a Kiev delle nazioni partner. Ma non per questo dà segni di «de-escalation», ragion per cui bisogna «continuare a essere coraggiosi» e garantire all'Ucraina «una difesa aerea sempre più forte».

Starmer condivide a pieno le parole di Zelensky

Una lettura che, toni polemici a parte, Starmer ha mostrato di condividere in pieno a fine summit, in continuità su questo tema con i precedenti governi Tory.

In un contesto tuttavia segnato non solo dalla novità del suo ruolo d'inquilino entrante di Downing Street, ma anche di anfitrione entusiasta di un consesso che mira a ridare ossigeno alla cooperazione inter-europea.

Consesso salutato anche da un ricevimento offerto da re Carlo III e allargato di fatto a tutti i Paesi dell'Europa (Caucaso ex sovietico compreso) con la sola esclusione di Russia e Bielorussia e l'assenza della Turchia dovuta alla decisione di Recep Tayyip Erdogan di snobbare l'evento.

Non solo Ucraina in agenda

Evento dedicato, Ucraina a parte, a questioni come l'energia, la connettività, «la difesa delle democrazie dalle ingerenze esterne».

Ma soprattutto al dossier migranti al fianco di Starmer, che nella conferenza stampa finale ha indicato proprio questa sfida come uno dei fronti privilegiati di un «rinnovato legame di amicizia e di fiducia in Europa», evocando nuove intese in particolare con la Francia e più in generale una cooperazione multilaterale – auspicata pure da Giorgia Meloni in un faccia a faccia confermato come cordiale da sir Keir – che sia fondata su strumenti «efficaci» e scambi d'intelligence, non su «espedienti» retorici come il defunto piano Ruanda.

Mentre a conferma di una pagina del dopo Brexit che può iniziare a chiudersi, pur senza ritorni indietro, non sono mancate le felicitazioni a von der Leyen: interlocutrice confermata, ha scritto Starmer, con cui «lavorare a stretto contatto» per dare una qualche concretezza all'auspicato «reset delle relazioni» Londra-Bruxelles.