Ucraina Zelensky insiste sui caccia, l'Europa ora apre

SDA

9.2.2023 - 21:52

A Bruxelles esiste una 'bolla'. Si usa nel gergo degli addetti ai lavori per riferirsi a chi vive e si nutre di Unione Europea, dentro e fuori dai palazzi del potere. Ecco, giovedì sulla capitale belga si è abbattuto un ciclone, il ciclone Zelensky, e la bolla ricorderà a lungo questa giornata.

La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Concilio europeo Charles Michel.
La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Concilio europeo Charles Michel.
IMAGO/Belga/NICOLAS MAETERLINCK

Keystone-SDA

Il presidente ucraino, infatti, ha fatto il giro delle istituzioni Ue e ai 27 leader riuniti al Consiglio ha detto che deve tornare a casa con dei «risultati».

Perché le belle parole vanno bene, ma fino a un certo punto. Le armi sono in cima alla lista. «Ho registrato la disponibilità a fornirci i mezzi che ci servono, compresi i caccia», ha dichiarato Zelensky, precisando però di non voler rivelare troppi dettagli «pubblicamente».

È una trama molto elaborata quella di Zelensky, costruita tra Londra Parigi e Bruxelles negli ultimi giorni. Il leader ucraino ha definito l'incontro con Emmanuel Macron e Olaf Scholz «positivo e potente» e dovrebbe portare al «rafforzamento delle forniture militari».

Stessa storia per la tappa in Gran Bretagna, che avrebbe dato i frutti sperati (peraltro i caccia richiesti, i Tornado e i Typhoon, devono ricevere l'ok dell'Italia per la riesportazione) benché Londra sottolinei che una decisione in merito non sia ancora stata presa.

«Essenziale più sostegno militare da tutti i partner»

La questione militare è stata affrontata anche nella nota emessa in tandem con il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. «È essenziale – si legge – che l'Ue e tutti i partner intensifichino il sostegno militare, soprattutto ora che i rischi di una nuova offensiva russa sono in aumento». Non solo. Il tutto deve avvenire «rapidamente».

Insomma, i segnali di un'accelerazione ci sono. La maratona di bilaterali (di gruppo) a cui Zelensky e il suo staff si sono sottoposti dopo l'intervento al Consiglio – il primo in presenza da quando è scoppiata la guerra – erano apertamente dedicati alle armi.

Non esclusivamente, ovvio. Sul tavolo Zelensky ha portato altri dossier, come la formula di pace e il processo di adesione all'Ue. Ma non ci sono dubbi quale sia l'obiettivo primario di Kiev in questo momento.

Standing ovation per Zelensky al Parlamento Europeo

Al Parlamento Europeo il presidente ucraino ha d'altronde incassato un vero e proprio tripudio. Applausi e standing ovation nell'emiciclo, dipendenti e funzionari accalcati sui ballatoi pur di vederlo dal vivo.

«Gloria all'Ucraina», ha esordito come d'abitudine affrontando gli eurodeputati. E una porzione dell'aula gli ha risposto a tono, come si fa in patria: «Gloria agli eroi!». Zelensky ha abbassato il capo e poi ha ricacciato a fatica le lacrime.

«Sono qui per ringraziare i cittadini europei per il loro aiuto e sostegno, perché la nostra è una battaglia comune e sì, ci sono i politici, ma poi ci siamo noi, ognuno di noi». E giù il battimani.

«L'Ucraina è Europa e il futuro della vostra nazione è nell'Unione Europea», ha decretato la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola, omaggiata da Zelensky con la prima tappa della giornata perché, a suo tempo, fu la prima tra i vertici Ue a recarsi a Kiev.

Ingresso nell'UE, pareri discordanti

Il tema dell'adesione resta però spinoso. Perché non tutti gli Stati membri sono aperti all'idea di un percorso preferenziale per l'Ucraina, al di là delle lodi sperticate di Michel e Ursula von der Leyen «sui progressi impressionanti» fatti da Kiev sui compiti a casa chiesti dalla Commissione.

«Quando dico che abbiamo bisogno di aprire i negoziati quest'anno, intendo il 2023: forse chiediamo troppo ma ci serve per motivare i nostri soldati», ha ribadito Zelensky in modo molto netto al fianco di Michel e von der Leyen. «Farò il possibile per raggiungere l'unanimità al Consiglio», ha promesso Michel in risposta. Ma, appunto, il boccino è nelle mani dei Paesi.

Yermak: «Dettagli sulle forniture a breve»

Come, del resto, lo è per le armi. «Noi come Ue faremo di più, sugli aiuti, sulle sanzioni, sul sostegno finanziario ma la messa a disposizione di capacità militare resta a capo degli Stati membri», ha ricordato la presidente della Commissione.

Kiev sul punto è però galvanizzata. «La questione della fornitura di armi a lungo raggio e jet è stata risolta, dettagli a breve», ha assicurato Andrey Yermak, capo dell'ufficio presidenziale ucraino, nella delegazione di Zelensky.

Parole non diverse le ha usate il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, anche lui a Bruxelles: «I tank i missili e i caccia arriveranno». La palla ora probabilmente passa al gruppo di Ramstein a guida Usa, che si riunirà al quartier generale della Nato la settimana prossima.