L'intervistaDieci municipali dimessi in 6 anni a San Vittore, «vi spiego il perché»
Swisstxt / Red
28.7.2022
San Vittore, in Mesolcina, cerca una o un nuovo municipale per la decima volta in sei anni. La RSI ha intervistato la sindaca Nicoletta Noi-Togni per capire come si è creata una simile situazione.
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28.07.2022, 08:49
28.07.2022, 08:50
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«Chi si meraviglia non conosce la società di oggi. La gente è troppo attaccata al passato, non è più la vita di 50, di venti e neppure di dieci anni fa. Il mondo è cambiato», afferma Nicoletta Noi-Togni ai microfoni della RSI.
Signora sindaca, lo scorso anno un municipale aveva rassegnato le dimissioni in aperta polemica con l'operato dell'esecutivo. Ma gli altri otto perché hanno rassegnato le dimissioni?
«Due perché hanno cambiato domicilio, due per motivi di lavoro, perché veramente non potevano prendersi la responsabilità di non dedicarsi di più alla loro professione. Due perché non hanno resistito alla pressione dall'esterno. E due perché non si sono più candidati».
Non sarebbe stato meglio scegliere con più oculatezza chi chiamare a ricoprire la carica?
«Io non ho nessun diritto di chiedere le credenziali a una persona, un cittadino o cittadina che vuole entrare in Municipio e non ho neanche nessun diritto di legarlo alla sedia. Siamo in uno stato di milizia, oggi ci sono altre contingenze. La gente, diciamolo pure, fa fatica a mettersi a disposizione, in più ci sono anche le critiche dall'esterno e ti tirano fango in ogni assemblea. A un certo momento dici: "Ma cosa sono qui a fare?».
Il lavoro in seno all'Esecutivo è molto, la retribuzione, assai esigua. Possiamo fare chiarezza?
«I miei municipali ricevono 3'300 franchi all'anno di onorario. Io ricevo di più, 7'200. Possiamo umanamente chiedere oggi questo a un municipale?».
Dunque che fare? Sappiamo che lei era molto contraria alle fusioni Comunali. Dopo sei anni alla guida dell'Esecutivo di San Vittore è della stessa opinione?
«C'è il grande problema di un Comune piccolo, che ha tutti i compiti come un Comune grande. Però non ha l'apparato amministrativo che ci vuole oggi. Come può lavorare con quei criteri di qualità che si vogliono oggi? Quindi non resta altro che l'aggregazione, secondo me».