Iniziativa popolare «200 franchi bastano»? Marchand: «Sarebbe impossibile produrre un TG in Ticino»

ats

6.8.2023 - 09:43

Il direttore generale della SSR Gilles Marchand (nella foto d'archivio) contro l'iniziativa «200 franchi bastano»: il budget sarebbe dimezzato.
Il direttore generale della SSR Gilles Marchand (nella foto d'archivio) contro l'iniziativa «200 franchi bastano»: il budget sarebbe dimezzato.
KEYSTONE/URS FLUEELER

L'iniziativa popolare «200 franchi bastano» è un attacco alla Svizzera: sarebbe impossibile produrre un buon telegiornale in Ticino se venisse ridotto il canone radiotelevisivo. Lo sostiene Gilles Marchand, direttore generale di SRG SSR.

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«L'iniziativa è radicale», sostiene il 61enne in un'intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick. «Con 700 milioni di franchi all'anno dovremmo tagliare l'attività della metà, ci troveremmo di fronte a una situazione completamente nuova»

«L'iniziativa è un attacco alla Svizzera e alla sua diversità», argomenta il manager vodese. «Perché siamo parte dell'identità elvetica». A suo avviso la proposta di modifica costituzionale «è pericolosa non solo per la SSR, ma per l'intera piazza mediatica del paese».

Marchand è comunque convinto di poter lottare contro l'idea di un canone a 200 franchi (invece degli attuali 335 franchi) spiegando quello che fa l'ente radiotelevisivo. «Perché sentiamo che la popolazione ci sostiene, che apprezza moltissimo la coesione del paese che noi rappresentiamo. Guardate cosa facciamo ogni giorno per la solidarietà nazionale, nella cultura, nell'informazione, nello sport. Ecco perché la gente è dalla nostra parte. Siamo così piccoli in Svizzera, con quattro regioni linguistiche, non esiste un altro modello per fornire il servizio pubblico in queste quattro aree. Senza i nostri servizi, le porte sarebbero aperte a piattaforme e canali stranieri. La concorrenza non è in agguato all'interno, ma all'esterno. Vogliamo questo? Non credo».

Ma è necessaria l'espansione a tutto campo nell'online, andando ad attaccare i media privati? «Non siamo né il problema né la soluzione. I media privati stanno attraversando un momento difficile, questo mi è chiaro, io stesso sono stato un dirigente del settore, anche tra l'altro alla Ringier» (editore del SonntagsBlick).

«Ma noi come SRG SSR dobbiamo essere dove si trova il nostro pubblico. E gran parte di esso, soprattutto i giovani, si orienta online». E perché – chiede il giornalista – gestire oltre 160 canali sui media sociali? «Poiché i giovani utilizzano i nostri contenuti su queste reti», risponde l'interlocutore.

Marchand non vuole sentir parlare di proposte alternative

Dopo aver sostenuto che SRG SSR ha effettivamente effettuato risparmi fra il 2018 e il 2022, Marchand mostra di non voler nemmeno sentir parlare di proposte alternative ai 200 franchi. «Non credo che un controprogetto sia il mezzo più efficace nella lotta contro queste iniziative: è la prestazione ad essere centrale. E mi limito a dire: è impossibile fornire un buon Telegiornale per il Ticino con la metà dei soldi del canone».

«E lo sport? La fiction? Volete privare i ticinesi di tutto ciò?», prosegue il sociologo con laurea a Ginevra. «Ciò che costa molto non sono i talk show. Quello che è caro sono i diritti e la produzione. Abbiamo anche degli inviati speciali ticinesi in Ucraina, perché siamo convinti che lì ci sia bisogno di un corrispondente di lingua italiana. Vogliamo offrire ai ticinesi la stessa qualità degli svizzeri di lingua francese e tedesca. Questa è l'idée suisse».

«La cosa più importante è la nostra indipendenza»

Marchand – che secondo il rapporto sui quadri delle aziende legate alla Confederazione ha guadagnato 514'000 franchi nel 2022 – non si cura delle critiche che giungono a volte anche da sinistra. «La cosa più importante è la nostra indipendenza», afferma. «Siamo criticati da destra, a volte dai Verdi e da sinistra. Ma sono in contatto con tutti i colleghi di tutta Europa: il servizio pubblico è sotto pressione ovunque, non è un problema solo svizzero. La nostra attenzione è rivolta al pubblico».

L'intervista del SonntagsBlick non affronta peraltro il tema numero uno spesso sollevato da quegli esponenti politici e da quegli utenti che criticano la SRG SSR, vale a dire la presunta informazione sbilanciata e non sufficientemente neutrale che offrirebbe l'ente sui suoi canali radiotelevisivi.