'Ndrangheta in Ticino Il fratello del 60enne di Grancia accusato di traffico d'armi 

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21.7.2020 - 17:22

IMMAGINE D'ILLUSTRAZIONE
IMMAGINE D'ILLUSTRAZIONE
Keystone / archivio

Dalle carte italiane dell’inchiesta emergono nuovi dettagli sul 60enne di Grancia e sul fratello 53enne di Muri, nel canton Argovia, indagati per associazione mafiosa e intercettati dalla polizia martedì mattina nell'imponente operazione anti mafia tra Svizzera e Italia.

«Con questa storia non c'entriamo nulla». È con queste parole che i parenti del ticinese di 60 anni, il dipendente di un comune del Luganese che è stato prelevato martedì mattina all’alba dalla sua abitazione di Grancia nel contesto di una vasta operazione anti 'ndrangheta, hanno commentato il fermo.

Non la pensano così ovviamente gli inquirenti. «Coadiuvando il fratello - si legge nelle carte dell'inchiesta - si è posto «a disposizione dell’organizzazione e rendendosi disponibile alle esigenze dell’organizzazione tra cui apparire intestatario fittizio di beni e attività riconducibili al sodalizio».

Prestanome di beni immobili?

Al 60enne del Luganese – sentito come indagato, ma non arrestato – viene contestato di essere il prestanome di beni immobili e di aiutare aver aiutato il fratello in traffici d'armi.

Al fratello 53enne, che è stato arrestato a Muri in Argovia, si legge nelle carte italiane dell'inchiesta, «si occupava dell’approvvigionamento di armi per conto del gruppo, in particolare importandole dall’estero e segnatamente dalla Svizzera; in generale, si occupava, per conto del sodalizio, degli interessi economici dell’organizzazione in Svizzera, ricevendo il denaro provento delle attività illecite».

Secondo la RSI, poi, il 53enne rendeva conto delle attività imprenditoriali su suolo elvetico a una persona, alla quale, all'occorrenza, trasferiva i relativi proventi. 

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