Al Tribunale penale federale viene giudicata la 29enne che nel novembre del 2020 aveva accoltellato due donne in nome (a suo dire) dello Stato Islamico.
SwissTXT
29.08.2022, 08:18
29.08.2022, 08:55
Swisstxt / pab
La donna che un martedì pomeriggio della fine di novembre del 2020 aveva accoltellato due donne alla Manor di Lugano compare davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona per rispondere di ripetuto tentato assassinio, violazione della legge federale che vieta i gruppi «Al-Qaida» e «Stato Islamico» e, a margine, pure di esercizio illecito della prostituzione.
La ragazza non conosceva le due donne che ha aggredito. Una di loro era stata ferita in modo serio alla gola, la seconda era invece riuscita a difendersi, riportando alcune escoriazioni.
Donna già nota alle autorità federali
La 29enne durante l'aggressione aveva affermato di compiere il gesto in nome dell'ISIS e a sostegno della matrice terroristica l'accusa porta una serie di messaggi che l'imputata ha scambiato, su Facebook, con un uomo, e nei quali inneggia allo Stato Islamico, e dichiara di voler servire la causa jihadista.
La donna, inoltre, era nota alle autorità federali per essere stata fermata anni prima in Turchia, a sua detta voleva raggiungere in Siria un combattente conosciuto su internet. All'epoca però non ci fu nessun procedimento penale per mancanza di elementi di prova concreti.
Si tratta di terrorismo?
Il dibattimento ruoterà attorno a una domanda centrale (e non nuova in questo genere di procedimenti penali): quando si tratta di terrorismo e quando invece è pura follia?
Per la procura federale non c'è dubbio: si tratta di terrorismo e questo nonostante i problemi psichici dell'imputata. Anzi, per la procura federale è noto che questo genere di propaganda faccia presa più facilmente su chi è fragile.
Si tratta di problemi psichiatrici?
Secondo i legali della difesa Daniele Iuliucci e Simone Creazzo la loro cliente ha agito spinta unicamente dai problemi psichiatrici di cui soffre e proprio a causa di questi problemi, confermati anche da diverse perizie psichiatriche, le sue stesse dichiarazioni non sono attendibili.
Secondo la difesa dunque il fatto che lei si dichiari vicina allo Stato Islamico e che dica di aver agito in suo nome non è sufficiente per considerarla una terrorista.
Sempre secondo la difesa non sono abbastanza solide neppure le prove raccolte dall'accusa per dimostrare che la donna si fosse effettivamente radicalizzata.
Il processo durerà almeno tre giorni; in aula verranno sentiti anche i periti psichiatrici.