Buco da 24 milioni di euro Alla sbarra gli ex vertici dell'istituto finanziario M&A

SwissTXT / red

7.4.2022

Immagine illustrativa/foto d'archivio.
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Ti-Press

All'Assise criminali di Lugano sono comparsi mercoledì gli ex vertici dell'istituto finanziario M&A, che devono rispondere di una falla di 24 milioni di euro compiuto con investimenti nel settore immobiliare ai danni di oltre una ventina di clienti. I due imputati, entrambi rei confessi, rischiano una pena superiore ai 5 anni.

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Come riportato dalla RSI, il popolo svizzero approvò l’11 marzo del 2012 l’iniziativa Weber, che chiedeva di limitare la costruzione di case secondarie. Per molti una grande vittoria, mentre per chi investiva nel settore un duro colpo. È stato allora che la M&A di Lugano ha iniziato ad avere problemi.

La società finanziava i suoi progetti emettendo obbligazioni. In seguito con la vendita delle proprietà edificate, rimborsava investitori e prestiti ipotecari. Ma il sistema si è inceppato: la tesoreria necessaria ha cominciato a venire meno.

«O saltavo, o andavo avanti», ha spiegato l’ex amministratore della M&A, comparso alla sbarra assieme a un dipendente. E anziché fermarsi, lui ha continuato a emettere nuove obbligazioni con cui ha tentato invano di tamponare le falle, utilizzando il denaro sia per coprire le spese societarie, sia per saldare i debiti obbligazionari.

Un buco di 24 milioni di euro

Un sistema che tra il 2014 e il 2019 è arrivato a generare una voragine di circa 24 milioni di euro. Oltre una ventina i clienti (svizzeri e italiani) sono rimasti senza soldi. Anche se – ha ricordato il 68enne italiano, difeso da Elio Brunetti – nel calcolo del danno occorrerà tenere conto del valore degli immobili realizzati.

«Perché malversare anziché arrendersi?» gli ha chiesto più volte la presidente della Corte, Francesca Verda Chiocchetti. «Tirai troppo la corda» – ha ammesso l’amministratore.

L’uomo, in carcere dal settembre del 2020, è sostanzialmente reo confesso, così come il suo ex consulente interno, tornato da tempo a piede libero. «La vita mi ha dato molto, ora ho perso tutto – ha dichiarato mercoledì mattina l’imputato principale – Oggi mi sento un uomo distrutto, fallito. So di avere commesso un errore spaventoso, e sto cercando di fare autocritica».

Il 68enne deve rispondere anche di una truffa Covid da 91mila franchi, compiuta nell’aprile del 2020, di riciclaggio (per il «candeggio» di fondi legati al cosiddetto «caso Adria») e delle pesanti minacce rivolte alla ex moglie. Il processo riprende questo giovedì.