Centro asilanti La Croce Rossa sul giovane suicida a Cadro: «Non è stato lasciato solo»

SwissTXT / red

20.7.2023 - 12:27

Il centro asilanti di Cadro
Il centro asilanti di Cadro
archivio Ti-Press

La Sezione del Sottoceneri parla di «strumentalizzazioni» nel caso dell'asilante afghano che si è tolto la vita: «Il ragazzo è stato preso a carico con professionalità».

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Il giovane afghano che si è tolto la vita il 11 luglio al Centro asilanti di Cadro «non è stato affatto lasciato solo, senza alcun sostegno, isolato». A dirlo, in un comunicato stampa, è la Sezione del Sottoceneri della Croce Rossa Svizzera (CRSS) che si dice obbligata a prendere posizione dopo quelli che definisce i «continui attacchi da parte di alcune persone».

Attacchi che «fomentano dinamiche disfunzionali all'interno dei centri. Le persone, assai vulnerabili, che quotidianamente vengono prese a carico dal personale della Croce Rossa rischiano di perdere la fiducia di fronte ad una narrazione contraria ai fatti e spesso interessata».

Quanto al non aver reso pubblico il caso, la CRSS afferma di non averlo fatto per «evitare il rischio emulazione».

Dito puntato contro l'avvocata che ha sollevato il caso

La CRSS punta il dito contro l'avvocata che ha sollevato il caso (la storia è stata resa nota dall'avvocata Immacolata Iglio Rezzonico), «la quale - si legge - continua a interagire in modo assai opaco con i richiedenti l'asilo ospiti dei centri».

Sul caso specifico del giovane suicida la Croce Rossa sostiene di aver «preso a carico il ragazzo rapidamente, con empatia e professionalità cercando di sostenerlo in ogni modo, con l’attivazione di una rete medica, di una rete sociale e di una rete psicologica».

La sua grande difficoltà ad aderire a tutte le forme di aiuto messe in campo, continua la presa di posizione, «non ha fatto mai desistere CRSS né con lui né, peraltro, con nessun ospite dei centri che abbia manifestato disagio».

La CRSS ribadisce infine che non tornerà sul caso specifico, perché «trova l’accanimento attuale non rispettoso della sua memoria e neppure della famiglia, provata da un lutto amplificato dall'eco mediatica e da qualche strumetalizzazione di troppo».