ReligioneDisagi nella Diocesi di Lugano? Due lettere, una anonima. L'amministratore apostolico Alain de Raemy risponde
pab
19.2.2024
La settimana scorsa una cinquantina di preti hanno denunciato, con una dura presa di posizione, una spaccatura all'interno del clero ticinese. Lo avrebbero fatto, stando al giornale la Regione, tramite una lettera. Secondo il portale catt.ch ci sarebbe anche una seconda missiva, anonima. L’Amministratore apostolico della diocesi di Lugano, monsignor de Raemy, s'è espresso così alla RSI: «A me serve sempre sapere dove c’è un disagio».
pab
19.02.2024, 18:30
20.02.2024, 11:51
pab
Ha fatto discutere in Ticino la presa di posizione di una cinquantina di preti inviata al nunzio apostolico in Svizzera, e resa pubblica dai giornali locali, in particolare da la Regione.
Nella missiva - di cui molti preti, stando al portale cattolico catt.ch, però non saprebbero nulla - con toni inconsuetamente aspri si denuncia una spaccatura nella diocesi, la mancanza di fiducia nella Curia e il mancato ascolto, tra l’altro, da parte di Alain de Raemy, l’attuale Amministratore apostolico.
Stando a chi la lettera l'ha firmata questi problemi erano già esistenti durante l’episcopato di monsignor Valerio Lazzeri, che non sarebbero però stati risolti con l’arrivo di monsignor de Raemy, perché le persone che paralizzerebbero la Diocesi, alimentando il malcontento, sarebbero ancora in funzione.
Una seconda lettera, questa volta anonima
Sempre in questo contesto, piuttosto complesso e oscuro visto da fuori, secondo catt.ch, vi sarebbe anche una seconda lettera, questa volta anonima, che sarebbe stata recapitata nei giorni scorsi a un numero imprecisato di preti ticinesi.
La missiva, senza mittente e con uno scarabocchio come firma, propone una consultazione per la nomina del vescovo di Lugano, con allegato un formulario con lo spazio per tre nomi da inviare in Nunziatura a Berna.
Il giornale online cattolico specifica che però questi invii non provengono «in nessun modo dalla Nunziatura della Santa Sede a Berna ma sono un’iniziativa anonima e privata». Nella missiva si fa presente che è una «comunicazione che non segue i canali ufficiali della Curia».
Quale sembra essere il nocciolo della questione?
Quelle contenute nella lettera formata da una cinquantina di preti sono accuse pesanti.
Si parla di carrierismo, di persone che formano l’entourage dell’Amministratore apostolico ad interim - le stesse che operavano già al fianco di monsignor Lazzeri - interessate a perseguire i loro interessi, il potere, l’egoismo.
La lettera inviata alla Congregazione dei vescovi contiene le parole «terrore» e «corruzione» . Chi l'ha firmata dice addirittura di sentirsi abbandonato e di non essere ascoltato.
La risposta dell'Amministratore apostolico de Raemy
La RSI ha intervistato monsignor de Raemy, che così s'è espresso: «Mi dispiace se qualcuno lo percepisca così, davvero. Ma penso che la Curia sia un luogo aperto», precisando di aver dato «anche i miei recapiti personali, dall’inizio».
Ognuno «può rivolgersi direttamente a me» e «questo lo ribadisco, perché ognuno lo faccia davvero». L’Amministratore apostolico, che sottolinea di non aver ricevuto nessuna missiva, ha aggiunto di essere rientrato da un ritiro del clero e di aver constatato «un ambiente bellissimo, una confraternita».
Di conseguenza non percepisce il clima denunciato. Ma «se qualcuno sta male, io sono davvero qui per lui... A me serve sempre sapere dove c’è un disagio».
Il vescovo ha pure ricordato che da soli quattro mesi ha ricevuto dal Nunzio l’informazione di avere un mandato a tempo indeterminato, mentre prima la sua presenza a Lugano pareva che sarebbe stata di breve durata.
Ecco perché cambiamenti e decisioni sono ora allo studio, in una riflessione condivisa con i collaboratori.
Resta da sapere se tra di loro ci siano quelli che vengono accusati di egoismo e carrierismo.
Gli anni economicamente difficili della Curia di Lugano
Giova ricordare che la Diocesi di Lugano naviga in un mare burrascoso da alcuni anni. Non solo per gli scandali sessuali che l'hanno profondamente scossa, ma anche per la situazione finanziaria disastrosa, senza dimenticare le dimissioni di monsignor Lazzeri dell'ottobre del 2020.
Per quel che riguarda l'aspetto economico la Diocesi, è bene ricordare, ha chiuso i conti 2022 in rosso, con un deficit di ben 837’000 franchi, così come aveva fatto nel 2021, con un ammanco di 31.000 franchi e già nel 2020 con addirittura una perdita di quasi 905’000.
La crisi finanziaria aveva già portato alla chiusura repentina e a sorpresa del Giornale del Popolo nel 2018. In 30 persero subito il lavoro. Non fu allestito un piano sociale. La pubblicazione aveva una tiratura di 10.000 copie e contava circa 35.000 lettori.