Musica Esce «Stranger», il nuovo album del rocker ticinese Andrea Bignasca

sifo, ats

4.10.2024 - 10:00

Il rocker ticinese Andrea Bignasca.
Il rocker ticinese Andrea Bignasca.
Keystone

Venerdì prossimo esce «Stranger», il quarto album del musicista ticinese Andrea Bignasca. Un disco che arriva a distanza di tre anni, nel corso dei quali Bignasca è diventato padre e ha detto addio ai suoi capelli lunghi. Keystone-ATS lo ha intervistato.

Keystone-SDA, sifo, ats

È ormai da più di una decina d'anni che Andrea Bignasca ha scelto di proseguire la carriera di musicista professionista. A spingerlo, in questa avventura, di certo non facile, è sempre la «fame» di musica, afferma in un'intervista via Zoom a Keystone-ATS.

Amore, il fil rouge

Dopo la nascita della figlia Cecilia, che ha compiuto due anni a fine agosto, Bignasca, il quale da ormai quattro anni vive a Lisbona, si è concesso una pausa dalla musica: «un po' forzata ma presa volentieri», spiega.

Fra «il diventare papà e il creare canzoni il parallelismo è subito fatto perciò è un po' il filo rosso dell'album», precisa. Fil rouge rappresentato dall'amore per la figlia, per sé stessi e per il proprio lavoro, spiega. L'esperienza dell'essere padre emerge in molte delle canzoni nel disco, a partire da quella che dà il titolo all'album «Stranger».

«È una canzone elegante che rappresenta bene l'album», dice. «Di sicuro sarà una delle mie preferite da suonare dal vivo», afferma, «penso che in questa canzone abbiamo trovato un nuovo momento di intensità massima dopo 'Trouble'» tratto dal primo album «Gone», che l'anno prossimo compirà 10 anni.

«Essenzialmente siamo tutti 'stranger' (estranei, ndr.): mia figlia che non conoscevo, me stesso in una situazione sconosciuta come quella di essere papà e la stessa cosa vale per la mia compagna, nonché per queste canzoni che sono nuove. La cosa che accomuna tutto è l'amore». Ma il titolo «Stranger» cela anche un'ambiguità, aggiunge, oltre a «straniero» può significare anche «più strano».

«Il tempo che dedico alla musica è cambiato, ovviamente», dice. «Se in passato potevo permettermi di aspettare le canzoni, ora devo andare un po' più a cercarle», spiega, evocando l'immagine di un pescatore che pesca canzoni e non può più permettersi un sonnellino.

Fame e coraggio

«Ho cercato di ricordarmi la fame che avevo all'inizio e il coraggio che ci è voluto per buttarsi in una carriera che non è per forza facilmente accettata in società», dice. «Adesso sono un po' più disilluso». «È uno dei temi che ho cercato di affrontare nell'album», spiega.

«Le domande che mi sono posto in questo album hanno tutte a che fare con questo. Se prima la musica era la cosa per cui mi svegliavo la mattina ora ha assunto un altro significato perché c'è una bocca in più da sfamare». Da una passione, diventata lavoro, ad una necessità.

«Una delle risposte, è dare un esempio di padre a mia figlia di una persona che fa quello che ama, con passione e rispetto», afferma. C'è però anche il rovescio della medaglia: questo stesso lavoro, quando Bignasca è in tour lo porta lontano dalla figlia. Ma alcune regole, come stare via massimo due settimane di fila, gli permettono di non assentarsi troppo a lungo.

Più arrangiamenti

Undici canzoni in totale, della durata media di 4 minuti, fra cui ne spicca una anche in italiano: «Tutto tuo», dedicata proprio alla figlia, in cui si sente anche un violoncello. «In questa canzone parlo della fame che mi ha portato a decidere di vivere di musica e delle paure e gioie iniziali che sono molto simili a quelle di essere papà», dice. «Era da parecchio che volevo fare una canzone in italiano», afferma.

«Stranger» ha un suono meno grezzo e graffiante degli album precedenti, più arrangiamenti, più ritornelli strumentali, come nel brano di apertura «A song». «Mi piaceva l'idea di allontanarmi un po' da quello che una band in una stanza suona naturalmente. Con un occhiolino strizzato agli anni '80 per quanto riguarda tastiere e batterie. Più maturo forse, volevo segnalare anche a livello di suoni un cambiamento», spiega.

Non è cambiato invece il modo di concepire l'album come un insieme: «Le canzoni da me arrivano sempre a grappolo». «Come sempre prima scrivo la musica poi le parole», afferma Bignasca. Il disco è stato registrato a Seregno, nel nord Italia, nel Magnitude Studio di Matteo Magni, suo tecnico del suono nei concerti, con cui aveva già collaborato al penultimo album «Keep me from drowning».

Tour con la band

Chiediamo a Bignasca come si prepara per l'imminente tour con la band. «Adesso sto riscoprendo le canzoni», spiega, «ogni giorno mi alleno». «Nel mio caso all'alba dei 37 anni si tratta di mangiare un po' più sano ed essere in forma». Dei suoi capelli lunghi, per molto suo segno contraddistintivo, dice: «Non mi mancano, a parte durante gli assoli».

Il tour inizierà a Viechtach, in Germania, il 26 ottobre. «È un po' una data zero in un luogo che mi sta a cuore, sarà la quarta volta che suono lì, di cui una con mio papà». Si tratta di una chiesa sconsacrata che ad un certo punto ha funto da ospedale.

Il 2 novembre Bignasca sarà al Foce di Lugano per il lancio del disco e l'indomani al Moods di Zurigo. Seguiranno una tappa in Olanda e diversi concerti nella Svizzera tedesca. In passato l'artista ticinese ha suonato anche in Romandia, come al Montreux Jazz Festival.