Lugano Ex Macello sotto sequestro dopo la denuncia dei Verdi

SwissTXT / pab

1.6.2021

Nella foto il cantiere posto sotto sequestro per ordine del  Ministero Pubblico a seguito della denuncia dei Verdi
Nella foto il cantiere posto sotto sequestro per ordine del Ministero Pubblico a seguito della denuncia dei Verdi
Ti-Press

L'area dell'ex Macello di Lugano, dove sabato notte è stato demolito parte dell'edificio, è stata messa sotto sequestro dal Ministero pubblico. Le transenne sbarrano l'accesso alla zona dove sono accumulate le macerie dell'ormai ex centro sociale parzialmente distrutto dalle ruspe dopo lo sgombero.

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1.6.2021

In mattinata, il Ministero pubblico ha confermato in una nota di aver «avviato una serie di verifiche, aprendo un procedimento penale». Le ipotesi di reato, «al momento contro ignoti, sono quelle di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell'arte edilizia e infrazione alla Legge federale sulla protezione dell'ambiente», si legge nel testo, dove viene anche spiegato che «parallelamente, sono stati predisposti gli approfondimenti per decidere se estendere il procedimento penale al reato di abuso di autorità». Il sequestro è avvenuto per «esigenze istruttorie».

Nel corso della notte, rende noto sempre il Ministero pubblico, «alcune decine di persone si sono introdotte nel sedime superando le transenne e rompendo i sigilli. Due di queste sono state in seguito identificate dalla polizia cantonale e arrestate. La loro posizione è attualmente al vaglio. Sono in corso verifiche anche su altre persone identificate».

L'inchiesta è coordinata dal procuratore generale Andrea Pagani e dal procuratore pubblico capo Arturo Garzoni.

La denuncia dei Verdi

La misura arriva all'indomani della denuncia penale presentata lunedì dai Verdi di Lugano. Il partito ambientalista contesta al Municipio l'avvenuta demolizione senza la necessaria licenza edilizia e senza la perizia che attesti l'assenza di materiali pericolosi, quali l'amianto (dal momento che lo stabile è antecedente al 1990).

Nella loro querela contro ignoti (da identificarsi, però, nel Municipio di Lugano) i Verdi hanno ipotizzato una serie di reati, tra cui la violazione delle regole dell’arte edilizia, l'esposizione a pericolo della vita altrui, il delitto contro la legge sulla protezione dell’ambiente, e hanno chiesto il sequestro dei detriti per la conservazione delle eventuali prove.

Lunedì anche la SUVA è intervenuta sul luogo, precisando però che non ci sono pericoli per chi vive o passa nei pressi dell'ex Macello. Da parte sua, il Municipio ha già fatto sapere che la licenza edilizia sarà chiesta in sanatoria.

Nuove proteste e sede alternativa

Sempre lunedì sera, i molinari sono tornati a riunirsi, questa volta in piazza Manzoni, per poi dirigersi verso la casa del sindaco, Marco Borradori, in segno di protesta, e infine tornare verso l'ex Macello. Una nuova manifestazione è prevista per sabato.

Intanto, sta raccogliendo sempre più sostenitori una petizione lanciata in favore dell'autogestione luganese: le firme sono già oltre 3'770.

Nei giorni scorsi, il sindaco aveva fatto riferimento a una possibile sede alternativa sul Piano della Stampa, senza però fornire ulteriori dettagli. Sede che secondo le anticipazioni di oggi dei quotidiani laRegione e il Corriere del Ticino sarebbe da identificarsi nell'ex depuratore di Cadro, che non è più in funzione dal 2017.

Ma intanto, la possibilità di dialogo tra gli autogestiti e le autorità municipali sembra farsi sempre più lontana.