Pandemia Merlani: «La tendenza al rialzo continua, dobbiamo cambiare abitudini»

pab

29.10.2020

Il medico cantonale Giorgio Merlani
Il medico cantonale Giorgio Merlani
Ti-Press / archivio

Le autorità ticinesi hanno fatto il punto della situazione sulla pandemia di COVID-19. Merlani: «Nulla indica un cambio di tendenza nei contagi. Dobbiamo modificare le abitudini. Consiglio agli anziani di stare a casa». De Rosa: «Ci siamo preparati, ma tutti devono fare la loro parte».

A prendere la parola in apertura è stato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), che ha spiegato alcuni dei passi più importanti fatti dalle autorità nel prepararsi alla seconda ondata.

«In questi momenti si vive con sentimenti di incertezza e di angoscia», ha iniziato De Rosa. «Sono certamente molto preoccupato anche io. Ma è una preoccupazione sana, che spero vivano anche i cittadini. È quella preoccupazione che ci permette di stare vigili, che mi fa riflettere e agire pensando al prossimo, allo spirito di comunità, a fare tutto il possibile nell’interesse del bene comune», ha proseguito.

«Il periodo esige che tutti facciano la propria parte e questo anche a tutela dei gruppi a rischio. In questo agire insieme al fronte ci sono tutti gli operatori socio-sanitari che curano da vicino i malati», ha affermato.

De Rosa: «52 respiratori in più»

«A fronte dell’evoluzione dei contagi, il Governo ha deciso di adattare il dispositivo ospedaliero cantonale per potenziare la capacità di accoglienza», ha continuato il capo del DSS. «L’assetto dopo la prima fase era tornato in stato di prontezza, fattore oggi determinate sul quale possiamo contare».

«Durante la prima fase si è trattato di potenziare le strutture durante la crisi, con respiratori che arrivavano col contagocce. Abbiamo dovuto anche usare dei respiratori delle sale operatorie», ha proseguito De Rosa.

«Abbiamo imparato che il collo di bottiglia erano le cure intense. Infatti i letti acuti e post acuti son stati aumentati fino a circa 800, con una massima occupazione di 340. Ci siamo quindi concentrati nel potenziare le cure intense, con un rafforzamento continuo: 52 respiratori Hamilton in più».

Nuove assunzioni all'EOC

Durante la prima ondata sono stati fatti in totale 100 contratti per personale avventizio, 75 per impiegati in fase acuta e 17 assunti con contratti fissi. Oggi per la seconda ondata i contratti sono 40. L'EOC ha di nuovo attivato il concorso per il personale avventizio, ha dichiarato De Rosa.

«Sono 30 gli infermieri in formazione specifica all’EOC per sostenere gli infermieri specialisti in cure intense. Ma le risorse non sono infinite. E per formare il personale ci vogliono anni», ha affermato De Rosa, ricordando che a livello nazionale è già stato osservato che «anche se si raddoppiassero le capacità, si guadagnerebbe solo poco tempo in più», perché la diffusione del virus è più veloce dell’allestimento dei posti letto.

Collaborazione di tutti fondamentale

«In altri cantoni la situazione è più tesa che da noi. Le autorità hanno, per esempio, deciso di requisire personale e materiale nelle strutture medicalizzate private», ha proseguito il capo del DSS.

«Come autorità noi non possiamo escludere nulla, ma l’esperienza della prima ondata ci ha insegnato l’importanza della collaborazione e della disponibilità di tutti gli attori. Per questo ringrazio tutti per quanto fatto e per quello che si è pronti a fare per il bene di questo cantone».

In conclusione del suo intervento il consigliere di Stato si è poi direttamente rivolto al pubblico: «Care cittadine e cari cittadini, vi ringrazio per la collaborazione, la comprensione, per la pazienza e soprattutto per dare ciascuno il proprio contributo. Con fiducia, unità e solidarietà potremo superare anche questa nuova sfida».

Merlani: «Su 5 decessi, 3 in case per anziani»

La parola è passata al medico cantonale Giorgio Merlani che, dal canto suo, ha fatto il punto della situazione sul profilo sanitario. «Nelle ultime 24 ore sono stati registrati, in Ticino, cinque decessi legati al Covid-19, tre dei quali si sono verificati in case per anziani».

Mostrando l’andamento della curva epidemiologica, ha poi spiegato che il raddoppio dei casi è in atto da quattro settimane. «Nelle prossime settimane i casi non potranno più raddoppiare, non perché non sarà accaduto, ma semplicemente perché non ci saranno abbastanza test. Di conseguenza non saremo nemmeno più in grado di seguire la curva dei contagi», ha ammonito Merlani.

Merlani: «Non ci sono segni che la curva stia cambiando»

«In Ticino, il rapporto tra casi positivi e ricoveri è minore rispetto alla prima ondata, ma l’evoluzione della curva dei contagi lascia presagire che anche le ospedalizzazioni aumenteranno».

Il numero delle ospedalizzazioni è in forte crescita, «non c’è motivo per pensare che questa tendenza possa cambiare. Ci vogliono misure come quelle messe in atto dal Consiglio federale, ma affinché si rivelino efficaci ci vuole tempo», ha dichiarato il medico cantonale.

Il numero di tamponi effettuati in Ticino in un giorno ha raggiunto i 1'200. La percentuale di positivi ha superato il 30% durante il week end, «mentre ora ci attestiamo attorno al 25-28%», ha sottolineato Merlani.

Merlani: «Dobbiamo cambiare abitudini»

«È chiaro che negli ultimi quattro giorni il numero dei nuovi casi e delle nuove ospedalizzazioni è in forte crescita. L’unica possibilità che abbiamo d’intervenire su questa tendenza è quella di rispettare le decisioni prese dal Consiglio federale e tutte le misure di distanziamento che conosciamo. Dobbiamo cambiare le abitudini, incontrare meno persone», ha spiegato Merlani.

«L’unica differenza da marzo è che abbiamo dei dati molto più precisi e quindi vediamo la situazione molto più da vicino. Non c’è nessun elemento che indica che il virus e che la sua aggressività siano cambiati e che indica che riusciremmo a controllarlo con misure diverse da quelle che abbiamo preso finora», ha concluso Merlani.

Bianchi: «La seconda ondata arrivata prima del previsto»

Paolo Bianchi, direttore della Divisione salute pubblica, ha preso la parola spiegando che, visto l’aumento del numero di ricoveri di pazienti Covid negli ospedali ticinesi, la capacità di accoglienza è già stata aumentata: «Attualmente il dispositivo può contare su 430 letti, ma vi sono possibilità di ampliamento ulteriore, che valuteremo nelle prossime settimane».

Bianchi ha poi ricordato che durante la prima ondata si era raggiunto un massimo di 340 ospedalizzazioni, pur avendo predisposto una capacità massima di 800 posti letto.

«La difficoltà è garantire la gestione ordinaria contemporaneamente a quella dei pazienti covid. La seconda ondata è arrivata prima di quanto pensavamo, ma non è concomitante, per ora, con quella influenzale. Tuttavia, bisognerà tenerne conto», ha aggiunto.

Lepori: «Osserviamo una tendenza diversa»

Dal canto suo Mattia Lepori, vice capo Area medica EOC, ha fatto un punto della situazione più preciso sulle ospedalizzazioni: «Siamo quasi alla fine del primo mese di seconda ondata, di cui fissiamo indicativamente l’inizio al 1° ottobre. Il numero delle ospedalizzazioni è più basso rispetto alla prima ondata, così come i ricoveri nelle terapie intensive».

«Possiamo solo osservare questa tendenza, in altri cantoni sembra non essere così e non sappiamo se tra dieci giorni sarà il 10-15% dei pazienti ad aver bisogno della terapia intensiva». 

Lepori: «Il paziente più giovane ha tra i 20 e i 40 anni»

Per quanto riguarda il profilo dei pazienti, «possiamo dire che è identico a quello della prima ondata. Attualmente la media dell’età dei ricoverati alla Carità di Locarno è di 70-71 anni. In terapia intensiva questa mattina c’erano solo 5 pazienti: il più giovane è nella fascia tra i 20-40, il più anziano ha oltre 85 anni» ha precisato Lepori.

«In media, in Ticino circa il 3,5% delle persone che effettuano un test viene poi ospedalizzato. È una cifra più bassa rispetto a marzo e aprile, quando il 27% dei diagnosticati veniva ospedalizzato, ma perché - ha aggiunto Lepori - durante la prima ondata si effettuavano molti meno test. La cifra è costante negli ultimi 10 giorni, ma potrebbe variare nei prossimi giorni, anche in funzione della disponibilità dei test».

Merlani: «Consiglio agli anziani di stare a casa»

A una specifica domanda dei giornalisti il medico cantonale ha risposto in modo affermativo: «Ho raccomandato ai miei genitori di rimanere in casa il più possibile. È una raccomandazione che mi sento di ribadire. Per due aspetti: i numeri dei contagi sono molto alti e poi ci sono persone che finiscono in ospedale con forme molto gravi».

«Il 95% delle persone sviluppa sintomi blandi - ha spiegato Merlani - ma si fanno moltissime diagnosi in tutto il Paese. In termini assoluti le cifre crescono». Il medico cantonale ha poi fatto una proporzione: «Se un ticinese su quattro si ammalasse, i ricoveri sarebbero 5’000. Nessun sistema sanitario può sopportare una tale pressione» ha ribadito Merlani.

Lepori a questo proposito ha ricordato come «tutto dipenderà dalla diffusione del virus, e questa è in mano nostra».

Camponovo: «Preoccupa il non sapere quando finirà»

Il direttore della Clinica Luganese Moncucco, Christian Camponovo, dopo aver spiegato che anche la struttura sottocenerina si è riorganizzata negli ultimi mesi per prendere a carico i pazienti COVID-19, ha aggiunto: «In Ticino il numero delle persone che viene ospedalizzato rispetto alle diagnosi fatte è un po’ più altro rispetto alla Svizzera, ma è perché abbiamo una popolazione più anziana».

La preoccupazione non è legata a quello che succede oggi, ma soprattutto alla crescita che potrebbe continuare nei prossimi giorni, ha concluso Camponovo, ricordando come attualmente non è possibile stabilire quanto tempo durerà l'emergenza sanitaria della seconda ondata.

È stato comunque ipotizzato, sia da Merlani che da Camponovo, che la stagionalità giochi un ruolo abbastanza importante, visto il calo dei casi in estate e invece l'impennata all'inizio dell'autunno. 

Lepori: «Sappiamo di più, ma non è più facile che a marzo»

Parlando delle misure di contenimento, Lepori ha poi aggiunto: «Fossi un medico che vive isolato dalla società potrei dire tranquillamente: “Chiudetevi in casa tutti quanti come abbiamo fatto questa primavera” e starei molto più tranquillo. Chiudiamo tutto e rifacciamo tutto quello che abbiamo fatto durante la prima ondata».

«Dal punto di vista sanitario saremmo più tranquilli. Ma la sanità si inserisce in un contesto di società globale, che ha una serie di bisogni. Ogni misura ha i suoi benefici e le sue conseguenze».

«Quando si dice “abbiamo imparato tanto durante il mese di marzo" non significa che questa volta sia più facile. Non è così, perché abbiamo imparato anche cose che non andrebbero rifatte; molto utili nella fase acuta, ma se riuscissimo a non rifarle sarebbe meglio per tutto il resto della cittadinanza», ha concluso Lepori.

Le cifre di giovedì in Ticino

Il bilancio dei morti intanto si fa sempre più pesante in Ticino. Nelle ultime 24 ore cinque persone sono decedute a causa del COVID-19. Quasi 30 nuovi pazienti negli ospedali.

Crescono anche i contagi in Ticino: sono 380 quelli registrati nelle ultime 24 ore, contro i 308 di ieri. A questi si aggiungono i 5 nuovi decessi, che portano il totale delle vittime a 361.

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