'Ndrangheta Frode fiscale in Lombardia, tra gli indagati due italiani residenti in Ticino

SwissTXT / pab

30.1.2020

Immagine d'illustrazione
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Carabinieri

L’inchiesta Garpez, che oltre confine ha portato a una ventina di arresti, ha più di un legame con il Ticino.

Giovedì si è appreso, fa sapere la RSI, che tra gli indagati figurano anche i due azionisti di una società di Locarno. Società che, come quelle di Chiasso e Lugano citate nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Milano, opera nel settore delle telecomunicazioni. Entrambi sono cittadini italiani, ma risiedevano nel Cantone.

Ricordiamo che la maxi-inchiesta ha portato alla luce una frode fiscale da oltre 160 milioni di euro (34 dei quali sequestrati). Un fiume di denaro sottratto all’erario, dietro il quale – secondo gli inquirenti – ci sarebbe stata la mano della ‘ndrangheta, del potente, storico clan lombardo dei Morabito-Bruzzaniti-Palamara.

Aziende ticinesi direttamente coinvolte nel raggiro?

Impossibile, sottolinea ancora la RSI, sapere se le tre aziende ticinesi fossero direttamente coinvolte nel raggiro. La SA locarnese è stata passata al setaccio, su rogatoria, dalla procura federale. L’amministratore unico si dice sorpreso: «Il mio cliente è assolutamente estraneo a qualsiasi, eventuale reato. Lo dimostra il fatto che, a differenza dei due azionisti, non sia sotto inchiesta», precisa il suo legale.

 Stessa risposta da parte dei vertici della società di Chiasso, dove addirittura – assicurano – non è stato compiuto alcun tipo di atto istruttorio.

Intanto dall’elenco degli indagati spunta pure il 73enne italiano che, nel marzo del 1996, fu condannato a due anni e mezzo di carcere per la truffa ordita dall’allora vicedirettore dell’UBS di Lugano. 

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