TurismoIl pienone estivo non basta a compensare le perdite di primavera
SwissTxt / pab
11.8.2020 - 12:42
Il settore alberghiero ticinese prevede un calo di un quarto del fatturato per l'insieme del 2020. È cambiata la tipologia dei turisti: più giovani e più romandi.
Malgrado il pienone di luglio, con prezzi della stanze addirittura in aumento, «non siamo riusciti a recuperare in estate quanto perso tra marzo e maggio», ha confidato martedì il presidente della sezione ticinese di Hotelleriesuisse, Lorenzo Pianezzi, all'agenzia di stampa AWP.
Il settore alberghiero cantonale, che rappresenta circa il 10% del PIL e 22'000 posti di lavoro, prevede per l'insieme del 2020 un calo del fatturato di almeno un quarto rispetto all'anno passato.
La frequentazione dovrebbe scendere del 20% rispetto alla media, che si situa fra i 2,3 e i 2,4 milioni di pernottamenti.
Crollo storico nel primo semestre
Il primo semestre aveva fatto segnare un crollo storico del turismo ticinese: un -54% calcolato dall'Ufficio federale di statistica.
Le restrizioni imposte dalla pandemia di coronavirus hanno rovinato la Pasqua prima e cambiato la tipologia degli ospiti poi, visto che molti svizzeri hanno optato per le ferie estive in patria.
Questo ha contribuito al pienone di luglio, anche negli alberghi di più alto livello, con conseguente aumento del prezzo medio delle stanze, che ha fatto parlare la stampa nelle scorse settimane.
Più giovani e più romandi
I confederati rappresentano abitualmente il 70% della clientela nel Locarnese e Bellinzonese e un po' più del 40% nel Sottoceneri, dati saliti quest'anno rispettivamente al 90 e all'80%.
Anche se di cifre non ce ne sono, balzava all'occhio l'aumento dei romandi: «Non abbiamo mai sentito parlare tanto francese come quest'anno», afferma Pianezzi. Si è assistito inoltre a «un cambiamento generazionale», con più giovani a sud delle Alpi.
Grande incertezza per il futuro
Con la riapertura delle scuole, in una decina di cantoni si è già tornati sui banchi lunedì, il tasso di occupazione delle stanze torna a calare e i prossimi mesi sono caratterizzati dall'incertezza: in passato si compensava con tedeschi, italiani, statunitensi e arabi, ma questi ultimi sono assenti e quest'anno «c'è qualche germanico ma pochissimi italiani».
Segnali contrastanti arrivano inoltre dalla clientela elvetica più in là con gli anni, che di solito scende a sud in settembre e ottobre: «C'è chi vuole cambiare aria e chi invece per un anno sceglie di restare a casa», spiega Pianezzi nell'intervista.
Inoltre, sempre più spesso le riservazioni sono fatte all'ultimo minuto.